Isa Stoppi: la donna più bella del mondo
Fra le numerose forme espressive della bellezza nell’arte c’è la fotografia. L’ultima ad essere stata creata se solo si considera che Caravaggio l’ha precorsa. E niente più dell’arte fotografica ha esaltato e reso immortale la bellezza umana secondo i moderni canoni. Isa Stoppi, deceduta oggi 16 novembre 2020 a Milano, ne è stata un classico esempio. La sua bellezza era oggettiva, indiscutibile. Per il grande Richard Avedon (1923-2004) era la “donna più bella del mondo con due laghi al posto degli occhi”. Quegli occhi, stando alle testimonianze di chi ebbe il piacere e la fortuna di incontrarla, erano espressione di intelligenza, oltre che di un colore unico. Su un corpo all’altezza degli occhi, che tuttavia non rendeva la Stoppi un canone estetico. Lo era più per la perfezione dei lineamenti del viso. Eppure Isa Stoppi è stata – tra gli anni sessanta e settanta del secolo scorso – una delle poche modelle più richieste e famose nel mondo e nella storia della moda. E negli annali di Vogue che le dedicò la prima copertina in Italia.
Breve carriera, immagini straordinarie
Solo pochi anni di carriera: Isa Stoppi preferì a soli 26 anni smettere di posare per collaborare alla redazione proprio di quella rivista che, in un certo senso, aveva collaborato a inaugurare. Ma l’aver avuto un pigmalione come Giampaolo Barbieri (sua la foto con un boa, questa volta vero, non di struzzo), una consacrazione della fashion editor Diana Vreeland, a fronte di un endorsement (quello di Avedon) che fece il giro del mondo, l’avevano già resa un’icona dei tempi d’oro della moda nel mondo. Anche noi vogliamo renderle omaggio, a breve distanza dalla scomparsa. E ricordarla con Isa Stoppi – The Book che narra per immagini di straordinaria bellezza la sua breve ma intensa carriera, e la storia della moda di quegli anni tra un volo e l’altro, tra Milano, Parigi e New York. Giusto poco prima che, negli anni ottanta, lo stile made in Italy conquistasse il resto del mondo grazie a Giorgio Armani, Granfranco Ferrè, Valentino Garavani e Gianni Versace. Ed è proprio grazie a quest’ultimo che anche la professione di modella cambiò per sempre.
Dalle top model alle supermodel
È grazie al cinema, e ad alcune sue icone di bellezza cui Gianni Versace volle rendere omaggio in passerella, che nacque l’altra “trinità”: quella delle supermodels Linda Evangelista (in omaggio a Sophia Lauren), Christy Turlington (in ricordo della bellezza di Audrey Hepburn), e Naomi Campbell (per tributo a Josephine Baker). Ma è giusto annoverarvi in principio anche Claudia Schiffer, la “sosia” di Brigitte Bardot, e Cindy Crawford, la più sexy, perfetta per evocare la bellezza di Rachel Welch. La nuova categoria si dimostrò esemplare per come seppe cavalcare, con una buona dose di fortuna, ma anche con grande intelligenza e impegno, l’onda in nome di business e filantropia. Dimostrando una spiccata attitudine per il self-branding. E se una volta dai fasti della moda si finiva protagoniste del jet-set internazionale per restarvi al fianco di ricchi industriali (come nel caso della Stoppi), ai nostri tempi per qualcuna di loro si sono spalancate addirittura le porte del cinema, della musica, dell’Eliseo.
Antonio Facchin