Alta tensione in Rai: scioperi, caso Mietta e “guerra” tra Tg

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Selvaggia Lucarelli e Mietta

di Marco Zonetti

Alta tensione alla Rai, scossa ieri a Milano da uno sciopero del personale non giornalistico e delle direzioni del Centro di produzione, con un folto numero di lavoratori radunatisi di fronte alla sede di Corso Sempione, affiancati dai sindacati Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom e da una delegazione di colleghi torinesi.

Un bis della manifestazione romana del settembre scorso che paralizzò per mezza giornata le trasmissioni televisive del Day Time del Servizio Pubblico, e che testimonia il malcontento che serpeggia dietro le quinte della Tv di Stato, ove i lavoratori qualificati interni vengono spesso “snobbati” per favorire appalti e società di produzione esterne con costi aggiuntivi per l’azienda (e per i contribuenti).

A proposito di produzioni esterne, nel frattempo non si placa la polemica scoppiata lo scorso sabato sera in diretta a Ballando con le Stelle (prodotto da Ballandi), quando la giurata Selvaggia Lucarelli ha portato alla luce il caso della concorrente Mietta, risultata positiva al Covid-19. La giornalista ha chiesto alla cantante se era vaccinata, e a una risposta troppo vaga da parte dell’interessata che lasciava intendere la non inoculazione, è partita la valanga. Nella giornata di domenica, mentre infuriava un acceso dibattito sui social network, Mietta ha infine ammesso di non essere vaccinata per problemi di salute, riservandosi la decisione di adire le vie legali contro chi l’aveva messa alla gogna, mentre il Codacons chiedeva la testa della Lucarelli. Nelle ore successive, sono poi intervenuti altri personaggi a prendere le parti dell’una o dell’altra, fra cui Vittorio Sgarbi che ha difeso Mietta e Roberto Burioni che invece ha domandato pubblicamente quali siano i problemi di salute che le hanno impedito di vaccinarsi.

E alla Rai cosa ne pensano? Ai piani alti di Viale Mazzini si punta il dito su Milly Carlucci, che qualcuno accusa di non guardare in faccia niente e nessuno per gli ascolti, ma soprattutto sulla Rai1 diretta da Stefano Coletta, rea di aver dato un segnale devastante in un momento delicato della pandemia da uno dei programmi più seguiti del sabato sera. Non esattamente il miglior viatico (dopo i vari flop, tra cui quello più cocente del programma di Alessandro Cattelan) per il futuro genere intrattenimento, oltre che un grave esempio di disservizio pubblico che potrebbe pesare fortemente nelle prossime scelte dell’Ad Carlo Fuortes sulle direzioni.

In questo clima sfrigolante di tensioni, entrano in un’assurda contesa anche i notiziari delle tre reti principali. Ieri il Tg3 di Mario Orfeo, nell’edizione delle 19.00, ha dato lo scoop del pranzo fra Enrico Letta e Giuseppe Conte, che apre ghiotti scenari di alleanze future non soltanto per l’elezione al Quirinale ma per le politiche del (forse) 2023. Uno scoop immediatamente rilanciato dalle agenzie di stampa e dai siti online. Peccato che, un’ora più tardi, al Tg1 diretto da Giuseppe Carboni in quota M5s, del pranzo non vi fosse traccia, e neppure nell’edizione delle 20.30 del Tg2 di Gennaro Sangiuliano, malgrado quelle immagini – che oggi campeggiano su tutti i quotidiani – le avessero in casa.

Misteri della nuova Rai, dove si guarda tutto meno che la Rai.