Ascolti Tv, i patetici tarallucci e vino di Costanzo-Maggioni-Coletta

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L’esordio del nuovo ciclo di Sette Storie, condotto da Monica Maggioni in seconda serata su Rai1, non ha brillato negli ascolti. E lo abbiamo discusso ampiamente. Lo stesso Michele Anzaldi, Segretario della Commissione di Vigilanza Rai, da noi intervistato ha sottolineato come l’intervista al premier Giuseppe Conte sia stata un flop. La nostra intervista è per giunta stata ripresa anche dal Tempo di Franco Bechis.

Il flop è stato rimarcato da Maurizio Costanzo in un’intervista su Libero, nel quale il conduttore di S’è fatta notte ha accusato la Maggioni di fargli perdere ascolti rispetto al traino del predecessore Che fuori tempo che fa. E sottolineando – come il Segretario Anzaldi – la caduta libera in un pozzo senza fondo da parte dell’audience non appena ha iniziato a parlare Conte.

Poche ore dopo tali dichiarazioni, si è fatto sentire il direttore di Rai1 Stefano Coletta con una nota piuttosto perentoria:

“Sono certo che Maurizio Costanzo, uomo intelligente, porgerà le sue scuse a Monica Maggioni per quanto dichiarato oggi su Libero. Non corrisponde al vero che il programma Sette storie abbia fallito negli ascolti e che abbia sforato nella durata. Anche in tv ogni critica è ammessa ma francamente trovo bizzarro che un conduttore o collaboratore della Rai muova critiche pubbliche a una collega della stessa azienda. Peraltro ritengo che il nuovo programma della Maggioni abbia alzato l’asticella qualitativa dei prodotti della rete attestandosi, al debutto, a un buon riscontro di pubblico. Grazie al coraggio di innovazione sia nei linguaggi che nei temi trattati”.

In contemporanea, come catapultati in un fantascientifico paradosso temporale alla Christopher Nolan nel quale il futuro convive con il passato, esce guarda caso la risposta di Maurizio Costanzo.

“Purtroppo ho un brutto vizio di difendere anche oltre misura il mio lavoro. Vorrei chiarirmi con Monica Maggioni e se mi invita al suo programma ci andrò volentieri altrimenti la invito io quando vuole a S’è fatta notte. E comunque mi scuso se le mie parole possano essere apparse offensive”.

Tarallucci e vino, insomma. Velo pietoso sulla risibile simultaneità delle due note, che lascia supporre maree di telefonate inferocite e più o meno categoriche a, e da, Viale Mazzini per metterci una pezza. Ma cosa dire di Costanzo che si propone come ospite del programma che poche ore prima ha attaccato? Come commentare il desiderio smodato di essere perennemente in video, malgrado detenga le redini di programmi Rai (con ascolti bassi a loro volta, diciamolo) e Mediaset, e miriadi di collaborazioni sulla stampa?

E la stessa Maggioni, divenuta importante dirigente Rai però tornata prepotentemente di fronte alle telecamere. Seguendo l’esempio di Annalisa Bruchi (collaboratrice esterna nominata responsabile del Prix Italia, scatenando malcontento fra i giornalisti interni all’azienda) e contemporaneamente al timone del centesimo programma in seconda serata dal titolo esotico ma dagli ascolti esangui. E Franco Di Mare, ora direttore di Rai3 che comunque deve a tutti i costi condurre anche Frontiere, con risultati non eccelsi.

Una febbre da video che ha contagiato anche il terzo protagonista della baruffa chiozzotta di cui sopra, ovvero Stefano Coletta. Approdato alla direzione di Rai1 tra ritrosi rossori e schive timidezze, è ora assidua presenza negli studi televisivi, in prima fila ad applaudire conduttori e conduttrici, auto-immortalato via social su altalene e giostrine corredando i selfie con le frasi filosofiche degli aspiranti influencer post-adolescenziali. Tragici epigoni di Gloria Swanson in Viale del Tramonto, perennemente pronti per il primo piano. Che tristezza.

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