di Marco Zonetti 🖋️
Come sottolinea sagacemente il sito Bloggorai, l’articolo di Marco Mele pubblicato ieri – sabato 6 agosto 2022 – sul Quotidiano del Sud era assente dalla rassegna stampa diffusa giornalmente a Viale Mazzini, forse perché le cifre in esso veicolate, tratte dalle elaborazioni dello Studio Frasi sui dati Auditel, sono per l’appunto “impietose” per la Tv di Stato.
Dopo il mezzo disastro dei dati dell’AgCom sui quali si è espresso con una certa preoccupazione il Consigliere di Amministrazione in quota Dipendenti Riccardo Laganà, quelli dello Studio Frasi pubblicato dal Quotidiano del Sud introdotti dall’icastico titolo PerdeRai, risultano ancor più inquietanti. Nel periodo compreso fra gennaio e luglio 2022, “gli ascolti televisivi totali nel giorno medio scendono dai 10,4 milioni dei primi sette mesi del 2021 a 9,1 milioni, complice sicuramente l’allentamento delle restrizioni per il Covid”. Ma l’elemento più sconvolgente è che, “nel giorno medio, la Rai perde 521mila ascolti sul periodo precedente , di cui 428mila sui suoi canali generalisti e 142 sui canali digitali. Mediaset perde solo 130mila ascolti, con un meno 180mila per le sue tv generaliste e una crescita di 50mila per i suoi canali digitali”.
Sempre per quanto riguarda lo share, “la quota sui televisori accesi in ascolto, quelle della Rai nel giorno medio sono tutte in discesa (-0,75% il totale Rai) rispetto al 2021, quelle di Mediaset sono tutte in crescita (+3,32% il totale Mediaset)”.
Se poi ci riferiamo alla sola prima serata televisiva, la più preziosa per gli investimenti pubblicitari, vediamo che la Rai perde il 16.55% rispetto al periodo gennaio-luglio 2021, “pari a oltre un milione e mezzo di audience, con i canali generalisti che perdono un milione e 190mila ascolti (il 23,7% in meno) e i canali digitali Rai 359mila. Mediaset, in prima serata, perde solo 373mila ascolti, dovuti al calo di 453mila delle sue tv generaliste compensato dalla crescita di 80mila dei suoi canali digitali”. E nessuno sottolinea che i dati di febbraio sono “dopati” dagli ascolti monstre del Festival di Sanremo, altrimenti la situazione sarebbe ancor più catastrofica per la Tv di Stato.
La disamina continua con il confronto tra i canali digitali di Rai e Mediaset: quelli della Tv di Stato calano del 23.71% rispetto all’anno scorso, quelli della Tv commerciale guadagnano invece il 4.04%, malgrado il calo degli ascolti televisivi totali, “e quindi guadagnano il 22% di share mentre i digitali Rai perdono il 10,3% della quota di ascolto rispetto ai primi sette mesi del 2021”.
Benché resti leader negli ascolti, in prima serata la Rai vede ridurre il proprio vantaggio rispetto a Mediaset, con i canali generalisti pubblici che calano a 6,6 milioni di ascolti rispetto ai 5,3 milioni del concorrente privato. “Un anno prima, secondo i dati di Studio Frasi, la Rai era a 7,8 milioni contro i 5,8 del maggior concorrente privato. Nel giorno medio, soprattutto, il distacco è del tutto esiguo: le tre reti generaliste della Rai hanno 2,6 milioni di ascolti contro i 2,2 di Mediaset. Di più: tutti i canali Rai hanno 3.2 milioni di ascolti nel giorno medio contro i 3,1 milioni di Mediaset: l’aggancio è quasi cosa fatta, grazie alle differenti performance dei rispettivi canali digitali”.
Insomma, come sottolinea Marco Mele, non esattamente uno scenario incoraggiante per Viale Mazzini, prossimo a essere investito dal nuovo assetto politico-istituzionale che uscirà dalle urne il 25 settembre, al quale si aggiungerà l’uscita del canone dalla bolletta. E la battuta di Francesco Siliato, analista del mercato televisivo e partner dello Studio Frasi secondo cui “questa Rai non solo non riesce a conquistare nuovi pubblici ma neanche a tenere i propri” dipinge con colori piuttosto foschi il futuro ritratto della Tv di Stato.