Budget Rai, Laganà: “Rischio paralisi. Troppa attenzione alle poltrone”

Rai Riccardo Laganà
Riccardo Laganà, Consigliere di Amministrazione Rai in quota Dipendenti

di Marco Zonetti

“Ho scelto di distinguere il voto sul budget rimanendo in un confine di giudizio quanto più possibile tecnico e mai politico o di area.” Così il consigliere di amministrazione Rai in quota Dipendenti, Riccardo Laganà, illustra in una nota la sua decisione di astenersi sul voto al budget 2023 stamani discusso in sede di consiglio di amministrazione. L’esito del voto in consiglio ha visto l’avallo del budget 2023 grazie a tre voti a favore (l’Ad Carlo Fuortes, la Presidente Marinella Soldi e la consigliera in quota Pd Francesca Bria), contro l’astensione di Laganà, il no di Alessandro Di Majo (M5s) e la non partecipazione di Igor De Biasio (Lega) e Simona Agnes (Forza Italia).

“I fatti di queste ore – prosegue il consigliere Laganà – rischiano di profilare un orizzonte di paralisi per l’Azienda tra correnti di partito, pretese, poltrone e veti incrociati. L’avvertimento è stato chiaro, non risolvibile con qualche eventuale nomina last-minute; speriamo che tutti abbiano chiaro che l’interesse supremo è Rai e non di certo qualsiasi strenue difesa dei soliti equilibri politici o posizione di potere“.

E ancora: “In tutto questo non sfugge la responsabilità dei partiti e dei governi ancora molto più interessati alle poltrone e al mercato dei direttori. Troppo impegnativo e forse elettoralmente impopolare sviluppare un pensiero, almeno a medio termine, sul ruolo del servizio pubblico. Lo si vede attraverso la mancata istituzione della commissione di Vigilanza e ritardi sul Contratto di servizio“.

Quindi Riccardo Laganà approfondisce: “I conti sono tutti altro che lusinghieri, ad un ipotetico pareggio di bilancio ancora da conseguire corrisponde un continuo aumento della Posizione Finanziaria Netta. Ci dicano là fuori come vogliono mettere in sicurezza la Rai, metterla in condizione di realizzare un grande piano industriale di rilancio in vista del rinnovo della concessione previsto per il 2027 tutelandone l’importante ruolo sociale di servizio pubblico e con quali risorse, visto che i 90 euro di canone non vanno tutti a Rai. Di questo si dovrebbero occupare e invece siamo costretti ad immaginare scenari e i soliti retroscena avvilenti per chi ogni giorno con dedizione e professionalità lavora in Rai e per gli utenti che meritano un’offerta netta e distintiva rispetto alle tv commerciale e Ott“.