di Marco Zonetti 🖋️
Fa discutere l’opinione pubblica quanto avvenuto nella puntata di DiMartedì di martedì 1 marzo 2022, nella quale il Direttore dell’Espresso Marco Damilano ha mosso gravi accuse all’ex Presidente della Rai Marcello Foa, nominato in quota Lega dal Governo giallo-verde nel 2018, ma apprezzato anche dal M5s, come dimostrano le dichiarazioni esultanti dell’epoca da parte di Alessandro Di Battista, anch’egli ospite di Giovanni Floris ieri sera. “Mi sembra un sogno” scriveva Dibba a quei tempi. “Foa è un uomo con la schiena dritta, un giornalista mai servo che si è battuto con coraggio contro le fake news“.
Tornando alla puntata di ieri di diMartedì, Damilano ha rinfacciato a Foa di essere vicino a testate filoputiniane quali Sputnik News e Russia Today, e ha tirato in ballo anche Di Battista, dicendo che il “partito di Putin ha avuto per anni la maggioranza in questa legislatura e infatti aveva nominato Marcello Foa Presidente della Rai proprio perché aveva quel curriculum“.
Accuse definite “vergognose” da Foa, che però ci hanno fatto tornare in mente le lotte che il Segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi ha fatto per anni – inascoltato – contro l’allora Presidente della Tv Pubblica. VigilanzaTv lo ha intervistato in esclusiva.
Onorevole Anzaldi, la rete e i social rilanciano il duro attacco del direttore dell’Espresso, Marco Damilano, contro il filo-putiniano Marcello Foa a DiMartedì. Lei che si è sempre battuto contro la sua nomina che ne pensa?
“Attaccare Foa oggi che non ha più incarico e non è più presidente della Rai è fin troppo facile, ma sembra quasi una presa in giro: dove era tutta questa indignazione quando per tre anni chiedevo, spesso con una battaglia solitaria, di annullare la sua nomina illegittima al vertice del servizio pubblico? Per tre anni ho depositato richieste di accesso agli atti, inviato lettere ai presidenti delle Camere, posto la questione Foa in tutte le sedute della commissione di Vigilanza, ma ho trovato poco o nessun sostegno da opinionisti, commentatori e colleghi parlamentari. E Foa è rimasto indisturbato per tre anni alla presidenza di Viale Mazzini, pur essendo noti a tutti, ad esempio, i suoi insulti su twitter contro il Capo dello Stato Mattarella o la sua diffusione di fake news e complottismi vari. Addirittura a fine mandato ha avuto anche una pagina di intervista su Repubblica dove, non a caso, indicò solo il sottoscritto come sua bestia nera della politica. Non dimentichiamo che Foa è stato nominato dal governo gialloverde Conte 1 ma è stato confermato anche dal governo giallorosso Conte 2”.
Chi lo attacca oggi, quindi, rischia di peccare di ipocrisia?
“Ho visto il video di DiMartedì e sono rimasto stupefatto dal trattamento riservato a Foa: ora si scopre che Floris, Damilano e altri rinfacciano a Foa i suoi rapporti con la Russia, ma dove erano quando il filorusso Foa presiedeva la tv pubblica? Perché allora conduttori e opinionisti non hanno sostenuto la mia battaglia per avere l’accesso agli atti sulle schede della votazione di Foa in Vigilanza, viziata da presunte schede segnate? Addirittura quando la commissione a maggioranza votò per visionare le schede, il presidente della commissione Barachini non diede mai seguito a quella richiesta ufficiale, con un imbarazzante rimpallo pilatesco con i presidenti Casellati e Fico. E che Foa fosse inadeguato a presiedere la tv pubblica non lo sosteneva solo il sottoscritto”.
A cosa si riferisce?
“Basti pensare alle pesanti rivelazioni contenute nel libro di Claudio Gatti I demoni di Salvini, che dedica a Foa e ai suoi rapporti con il mondo filorusso e l’estrema destra neonazista un intero capitolo. Eppure oggi Foa ce lo ritroviamo addirittura come opinionista in qualche trasmissione del servizio pubblico, come Tg2 Post. Vorrei ricordare che nei suoi tre anni alla Rai mi sono sempre rifiutato di partecipare alle riunioni della commissione di Vigilanza che vedevano Foa come ospite in audizione: quando arrivava, mi alzavo e me ne andavo. D’altronde non è un caso se il presidente Mattarella non lo abbia mai ricevuto al Quirinale, caso senza precedenti. Ma la politica, in quei tre anni, non ha mai voluto cogliere un segnale così eloquente”.