Conte indagato. Anzaldi: “Caso non chiuso, ma aggravato”

conte anzaldi
Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte

L’intervento della Ministra dell’Interno Giuliana Lamorgese al question time alla Camera dei Deputati, riguardo al presunto uso improprio della scorta da parte di Giuseppe Conte, non ha chiuso il caso, bensì lo ha aggravato. Questa la posizione del Deputato Michele Anzaldi (Iv), Segretario della Commissione di Vigilanza Rai, in un’intervista al Riformista.it.

Giuseppe Conte indagato: il giallo della “relazione di servizio”

Secondo l’On. Anzaldi, la Ministra ha fatto chiarezza, confermando che il “ruolo degli uomini della scorta di Conte è stato esclusivamente quello di impedire al giornalista delle Iene di fare il suo lavoro, ovvero di intervistare la compagna del premier, un’imprenditrice proprietaria di uno dei più lussuosi alberghi romani finito spesso all’onore delle cronache“. Ma soprattutto, a parere di Michele Anzaldi, la Ministra “ha smentito che esista alcuna ‘relazione di servizio’ sul caso, ma solo un ‘appunto informativo predisposto a seguito della pubblicazione di alcuni articoli di stampa’. In pratica, quindi, non c’è alcuna relazione ufficiale presentata dagli agenti, ma solo gli elementi per un comunicato stampa”.

Spazzando via di conseguenza una ricostruzione lacunosa e tendenziosa fondata sulla presunta “relazione”. E prefigurando così la diffusione di “un falso”, di “una falsa notizia“. Insomma, “uno scenario grave, se sono coinvolti uomini delle istituzioni”.

Il ruolo delle agenzie di stampa

Michele Anzaldi accenna a un articolo di Dagospia, secondo il quale fu Rocco Casalino – portavoce del premier Conte – a far uscire la notizia di cui sopra. Un “tentativo di depistaggio”, secondo il Deputato renziano, del quale “sono cadute vittima proprio le agenzie di stampa e a seguire tutte le testate di informazione“. Il che apre scenari inquietanti sulle fonti d’informazione primaria, ovvero le agenzie.

Agenzie che, come ricorda Michele Anzaldi, sono sovvenzionate in primo luogo dalla Presidenza del Consiglio. Precisando quindi che “per evitare rischi distorsivi che portino le agenzie a subire pressioni dalla presidenza del Consiglio o da membri del Governo o che magari ne venga minata l’indipendenza […] sarebbe più opportuno che le convenzioni fossero decise e siglate dal Parlamento“.

Le convenzioni con le agenzie siano siglate dal Parlamento

Questo perché le due Camere rappresentano “tutti gli italiani e non solo una parte, in modo trasparente e senza il rischio che il presidente del Consiglio di turno, o magari qualche suo solerte collaboratore, usi il suo potere per influenzare l’informazione primaria. Così come le sentenze della Corte Costituzionale prevedono che il Governo stia lontano dalla Rai, lo stesso dovrebbe valere per l’informazione primaria”.

Parole, quelle di Michele Anzaldi, che fanno riflettere e che inducono a porsi nuovi interrogativi da parte degli organi d’informazione al momento della ricezione dei comunicati delle agenzie relativamente al Governo. Da chiunque esso sia presieduto.