Covid-19: Arte Contemporanea a rischio. Le proposte del presidente ANGAMC Stefanini

Covid-19: Arte contemporanea a rischio Mauro Stefanini presidente Angamc
Mauro Stefanini, presidente ANGAMC

Covid-19: L’industria dell’arte contemporanea in Italia è a un punto di non ritorno. Il 45% delle gallerie d’arte è sull’orlo di chiusura (e noi insistiamo a ignorare il buon esempio dei nostri partner europei). Le proposte di Mauro Stefanini, presidente dell’ANGAMC.

L’ANGAMC, Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, ha lanciato nei giorni scorsi un grave allarme: il 45% delle gallerie d’arte in Italia rischia di chiudere. E questo lo si apprende dalla voce del suo presidente Mauro Stefanini. In questi mesi infatti il 70% dei galleristi è ricorso alla cassa integrazione (con le ben note difficoltà); ma nessuna misura specifica è stata ancora adottata a sostegno di un settore che è di vitale importanza per la nostra industria culturale. Stefanini non ha esitato a sottolineare il silenzio del Governo; ma d’altra parte ha anche messo in evidenza il congelamento del mercato e la trasformazione dei principali appuntamenti fieristici in eventi online, con conseguente dematerializzazione dell’arte stessa e del suo mercato. E l’attuale oggettiva difficoltà nell’instaurare relazioni commerciali degne di questa definizione.

La situazione in Europa

La situazione descritta da Mauro Stefanini non è tuttavia dissimile da quella dei nostri partner europei. E trova conferma in un recente report di Art Basel sull’impatto che il Covid-19 ha avuto sul mercato dell’arte (The Impact of Covid-19 on the Gallery Sector disponibile su www.artbasel.com). Ma ben diversi sono gli interventi messi in atto dagli altri stati europei. Primo fra tutti il Neustart Kultur: un imponente programma di finanziamenti a beneficio di tutto il sistema culturale tedesco, senza esclusione dei media (ne abbiamo già trattato qui). E di quanto sia stato messo in cantiere in Inghilterra e, pur in minor misura, in Francia.

L’indotto dell’Arte

E se i galleristi italiani hanno avuto la possibilità di ricorrere alla cassa integrazione (che è comunque un palliativo), ciò non è stato possibile per quella vera e propria galassia di operatori che costituisce l’indotto dell’arte, e che va dai curatori, ai restauratori e corniciai. E in considerazione del fatto che le gallerie sono luoghi in cui si crea offerta culturale, la loro chiusura comporterebbe un danno irreparabile alla Cultura in toto. Perché le gallerie d’arte non sono solo luoghi deputati alla compra-vendita di opere di artisti spesso emergenti; sono anche fonte di quella preziosa competenza e collaborazione alla realizzazione delle grandi esposizioni, che si svolgono nei luoghi istituzionali, quelli frequentati dal grande pubblico. Senza poi considerare i danni irreparabili per i giovani artisti.

Ma quali sono i possibili rimedi a una situazione fattasi così critica? Già da tempo Mauro Stefanini chiede a gran voce l’allineamento delle aliquote IVA (che, lo ricordiamo, è acronimo di di Imposta sul Valore Aggiunto ed è la tassa sui nostri consumi, nessuno escluso): l’italiana è superiore a quella spagnola, inglese, francese e alla tedesca. Superata in percentuale solo dalle greca e danese, fra gli altri paesi europei. E ciò non giova.

L’Art Bonus

Stefanini propone anche l’estensione dell’Art Bonus: provvedimento già presente nel Decreto Rilancio che, sulla base delle Leggi 106/2014 e 175/2017 ha ampliato il range dei beneficiari senza tuttavia comprendervi le gallerie d’arte. L’Art Bonus consiste in un “vantaggio fiscale” del 65% su quanto donato da privati a sostegno del patrimonio culturale pubblico; quindi l’estensione di vantaggi fiscali anche a chi sostiene l’industria dell’arte figurativa fra le tante attività culturali italiane. Ma soprattutto a chi vende arte che, da sempre, è una forma d’investimento finanziario sicura, con ampi margini di rivalutazione. E infine tariffe agevolate per i galleristi che intendono partecipare alle fiere: una delle voci di spesa più ingenti tra quelle sostenute dalle gallerie.

Antonio Facchin

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