Covid-19, le opere d’arte diventano mascherine per aiutare i musei

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Una mascherina a tema Vincent Van Gogh e la sua Notte stellata

Dalla National Gallery di Londra al Rijksmuseum di Amsterdam fino al Metropolitan di New York: l’Arte diventa mascherina per proteggerci dalla pandemia (e aiutare i bilanci in crisi dei musei)

Dalle pareti dei musei di tutto il mondo alle quali campeggiano nel loro splendore, sono numerosi gli artisti finiti con le loro opere sulle nostre mascherine da pandemia. Botticelli con la sua Venere, Kandinskij, Klimt, Van GoghMonetPicassoRembrandtRenoir. Addirittura Raffaello con la barba del suo Autoritratto. E potevano mancare sulle mascherine dopo esser finiti, loro malgrado, anche sugli ombrelli? Alludiamo ai due angioletti che, in origine, osservano la Madonna Sistina svettante sopra di loro. Tuttavia bisogna riconoscere che il più “in linea” con gli attuali umori collettivi è di certo Munch col suo celebre Urlo.

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E questi solo per citare gli artisti più noti. Perché si sono mobilitati anche tanti artisti contemporanei grazie alle gallerie d’arte. E le mascherine fregiate dai capolavori pittorici forse non saranno l’ideale per chi viaggia in aereo (dov’è d’obbligo la mascherina “chirurgica”) ma sono le più belle in commercio. E sono anche “ecologiche” (perché riutilizzabili dopo il lavaggio) e utili ad aiutare i bilanci in crisi dei musei. Che, dopo i vari lockdown in tutto il mondo, hanno riaperto i battenti con ingressi “ridotti”, in linea con le norme anti-covid (che stabiliscono prima di tutto l’acquisto, esclusivamente online, dei biglietti).

Le mascherine “in forma d’arte” sono infatti il nuovo fenomeno di marketing da bookshop: quel luogo che, generalmente alla fine del nostro viaggio nell’Arte fra le sale di un museo, ci accoglie e riporta, dolcemente, a contatto con la realtà; con la modernità dei gadget, anche se la mascherina è ben altro che un gadget. È un “salutare” dispositivo di sicurezza.

I bilanci dei musei in rosso

Quanto ai bilanci in crisi, l’Inghilterra è fra le prime nazioni europee ad aver reso noto il brusco calo nelle statistiche dei visitatori nei musei. Per il Dipartimento della Cultura del governo inglese gli ingressi sono scesi a un 20-25% rispetto al passato, sulla base dei dati post-lockdown della National Gallery e delle 4 Tate Galleries (Tate Modern, Tate Britain, Tate Liverpool e Tate St. Ives).

Ma anche dei principali musei di città come Liverpool, Bristol, Greenwich, e delle varie sedi dell’Imperial War Museum. E di queste strutture alcune sale restano tuttora addirittura inaccessibili perché non consentono l’applicazione delle norme sul distanziamento a causa delle loro dimensioni.

Tutti i musei alla riapertura sono comunque dovuti ricorrere a itinerari stabiliti, da rispettare rigorosamente durante le visite delle mostre in corso, modificando talora quelli preesistenti. Gli orari d’ingresso invece sono ancora suscettibili di variazione, data la situazione contingente. Fattore certo è invece che è ben altra cosa acquistare le mascherine artistiche dopo una visita a una mostra, immersi nel calore e nel profumo dei libri di un bookshop, che ordinarle online.

Antonio Facchin

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