Eletto nuovo CdA Rai tra polemiche, conflitti d’interesse e alleanze Lega-Fi contro Meloni

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Giampaolo Rossi

Dopo lungaggini e rinvii, si è proceduto infine a nominare i quattro consiglieri di amministrazione Rai in quota parlamentare che andranno a costituire il nuovo CdA dell’azienda, affiancando Presidente, Ad e il riconfermato consigliere Riccardo Laganà eletto dai dipendenti. Si tratta di Simona Agnes in quota Forza Italia, Francesca Bria in quota Pd, Igor De Biasio (al suo secondo mandato) in quota Lega, Alessandro Di Majo in quota M5s. Un voto, quello di ieri 14 luglio 2021, accompagnato da polemiche innescate in primis da Italia Viva, che – non coinvolta dall’asse Pd-M5s-Leu focalizzato sui nomi di Di Majo al Senato e di Bria alla Camera dei Deputati – ha preferito smarcarsi e dare libertà di voto o di lasciare scheda bianca, con i commenti infuocati di Michele Anzaldi, Segretario della Commissione di Vigilanza Rai, e Davide Faraone, Capogruppo dei Senatori di Iv.

Quindi le polemiche hanno investito anche gli stessi grillini, divisi tra la fazione “contiana” che ha indicato Di Majo vicino al duo Conte-Casalino, e che ha prevalso malgrado la bocciatura dei grillini in Commissione di Vigilanza (dove aveva ottenuto un misero voto soltanto); e l’altra pro Beppe Grillo che invece gli avrebbe preferito Antonio Palma. “Se il nuovo corso del Movimento inizia così, calpestando la volontà degli eletti, è un brutto inizio” ha commentato un senatore pentastellato. Per giunta, l’Adnkronos riporta che molti senatori del M5s in riunione, puntando il dito contro il “reggente” Vito Crimi e i capigruppo grillini di Senato e Camera Ettore Licheri e Davide Crippa, abbiano bollato Di Majo come “inadeguato”. Cominciamo bene, insomma.

Polemiche invece tutte sotterranee ma non meno ardenti quelle che hanno scosso il Centrodestra, con Lega e Forza Italia coalizzati contro la sempre più potente Giorgia Meloni e il suo Fratelli d’Italia primo partito nei sondaggi. Lo scopo precipuo era quello, infatti, di eliminare dai giochi l’influentissimo e profondo conoscitore dei meccanismi televisivi Giampaolo Rossi, che negli ultimi tre anni trascorsi in CdA ha inciso non poco nella gestione della Rai, tanto da essere definito “l’uomo che sussurrava all’Ad Fabrizio Salini“. Rossi, che ha pagato ovviamente anche la sua vicinanza all’ex Ad, è stato fatto fuori senza mezzi termini da un accordo tutto politico tra Carroccio e Forza Italia che gli hanno preferito Igor De Biasio e Simona Agnes, entrambi con conflitti d’interessi non da poco alle spalle.

De Biasio finì nel 2019-2020 all’attenzione del Segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi, che presentò un esposto su di lui, in quanto a rischio conflitto d’interessi per il suo doppio incarico come amministratore delegato di Arexpo (triplo se consideriamo anche quello nel CdA di RaiCom). Rischio confermato poi dall’Anac dopo l’esposto del Segretario Anzaldi, al punto che, per non violare la legge e incorrere nelle sanzioni dell’Autorità Anticorruzione, De Biasio è costretto a non partecipare alle discussioni in CdA che si occupano di questioni immobiliari milanesi, in particolar modo il progetto di trasferimento del polo produttivo Rai di Milano da Via Mecenate e da Corso Sempione all’area dell’ex Fiera di Portello, nel capoluogo lombardo.

Quanto a Simona Agnes, eletta con gli auspici di Gianni Letta che è anche Presidente di Giuria del premio Agnes, fummo noi di VigilanzaTv a sottolineare come il suddetto premio, intitolato al compianto padre di Simona e storico dirigente Rai Biagio, annoveri fra i giurati Aurelio Regina, partner importante della Egon Zehnder, la società svizzera incaricata di vagliare le candidature al Cda (quindi anche quella della stessa Agnes). Oltre all’imminente ritorno su Rai2 di Check-Up, storica trasmissione di medicina inventata dallo stesso Biagio Agnes, che chiuse i battenti nel lontano 2002 e la cui riproposizione avallata da Salini in questi anni era invece stata bocciata dai direttori generali della Rai Luigi Gubitosi, Antonio Campo dall’Orto e Mario Orfeo. Nonché finita nel mirino del consigliere di amministrazione Rai in quota Dipendenti Riccardo Laganà, che deplorava l’ennesimo ricorso a risorse esterne, e del segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi che auspicava un job posting.

Tornando però alla defenestrazione di Giampaolo Rossi dal CdA, senz’altro lo “sgarbo” alla Meloni da parte degli alleati di Centrodestra non sarà senza conseguenze. Fratelli d’Italia è per l’appunto primo partito nei sondaggi nonché unica forza politica all’opposizione (con Sinistra Italiana che però è al 2% nelle rilevazioni, quando invece FdI è dato al 20.8% in crescita), quindi difficilmente si accontenterà della sola Rai2. Specie quando il Pd, terzo partito nei sondaggi, esprime l’Ad Carlo Fuortes, il direttore di Rai1 Stefano Coletta, la consigliera di amministrazione Francesca Bria, il direttore del Tg3 Mario Orfeo, il direttore di RaiNews24 Andrea Vianello, il direttore di Rai Cinema Paolo Del Brocco, la direttrice di Rai Fiction Maria Pia Ammirati, la direttrice di Rai Cultura Silvia Calandrelli, il Dg Corporate Alberto Matassino, e il direttore risorse televisive artistiche Andrea Sassano. Uno strapotere, quello dem, che senz’altro andrà ridimensionato e che, nel riequilibrio delle forze, vedrà senz’altro Giorgia Meloni lottare con le unghie e con i denti per trovare nuovi spazi di rilievo a Viale Mazzini. E a quel punto dovrà guardarsi più dai suoi “alleati”, che dai suoi “nemici”.

Intanto, mentre Giorgia Meloni tira in ballo anche il Presidente Mattarella sull’esclusione di Rossi dal CdA, il Consigliere in quota dipendenti Riccardo Laganà commenta sconsolatamente su Twitter: “Tutti sanno cosa penso dei partiti in #Rai e di quanto l’attuale legge che ne determina la governance sia dannosa. L’assalto alle poltrone di questi giorni e il metodo utilizzato sono stati deprimenti, in tutto ciò l’estromissione di qualsivoglia minoranza è un grave precedente“. Il nuovo CdA parte sotto i migliori auspici, insomma.

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