
Ammettiamolo con onestà intellettuale. Viste le condizioni nelle quali al momento versiamo, con possibilità ventilate di nuovi lockdown, con la curva dei contagi da covid-19 in esponenziale risalita, con le città chiuse alle 23.00, con un lungo e incerto inverno davanti a noi, è possibile immaginare il Festival di Sanremo 2021, previsto fra pochissimi mesi, così come lo conosciamo?
Con la parata di cantanti sul palcoscenico dell’Ariston; le autorità e i dirigenti Rai in prima fila; il pubblico assiepato nel teatro; la macchina organizzativa con miriadi di giornalisti, addetti ai lavori e fan in trasferta a Sanremo che riempiono alberghi, ristoranti, locali, pensioni, bed & breakfast; gli ospiti italiani; i super ospiti stranieri e così via? Siamo quasi a novembre e il 2 marzo (data d’inizio fissata) è dietro l’angolo.
Festival di Sanremo equivale ad assembramento
Qualora dovessimo, e ce lo auguriamo di cuore, tornare in breve tempo a una quasi normalità – con la curva dei contagi in discesa o finalmente azzerata – davvero la Rai potrebbe pensare a organizzare il consueto Festival di Sanremo come faraonico (ed elefantiaco) evento di massa? Sarebbe bello auspicarlo, ma la realtà contingente spinge gli osservatori razionali a ipotizzare ben altro. Gli addetti ai lavori sanno benissimo che Festival di Sanremo equivale ad assembramento, e che il distanziamento sociale in quei convulsi e frenetici giorni è un’utopia.
Possibili varianti nella struttura dell’evento
Senz’altro si troverà la maniera di realizzarlo comunque. Posticipandolo di qualche mese, a giugno oppure a luglio. Magari abbattendo le riserve di Amadeus e studiando la maniera di far esibire i cantanti senza il pubblico nel teatro, o nella migliore delle ipotesi pesantemente razionato. O addirittura si opterà per un evento “da casa” come il One World Together organizzato da Lady Gaga ad aprile 2020. Ma il Festival di Sanremo al quale siamo abituati è piuttosto difficile che riuscirà a vedere la luce. Ce lo auguriamo di cuore poiché significherebbe la fine di un incubo, ma lasciar intendere che a marzo tutto sarà tornato come prima mentre al momento le città chiudono alle 23.00 per il coprifuoco, insomma, sa di gran presa in giro.