Giallo ieri sera, mercoledì 17 febbraio 2021, nella diretta di Rai2 dal Senato durante la discussione della fiducia al Governo Draghi. L’intervento del Senatore Luca Ciriani, Capogruppo di Fratelli d’Italia, è stato interrotto dalla pubblicità, scatenando le ire di Giorgia Meloni. “Prove di regime” si leggeva sul profilo Twitter della leader di FdI, “al Senato la televisione di Stato decide di mandare la pubblicità durante l’unica dichiarazione di voto in dissenso con il Governo Draghi“.
Avendo ben presente che Rai2 è diretta da Ludovico Di Meo in “quota Fratelli d’Italia”, il Segretario della Commissione di Vigilanza Michele Anzaldi (Iv) ha immediatamente replicato: “Meloni contesta alla Rai di aver mandato la pubblicità durante la dichiarazione di Fratelli d’Italia? Ha ragione ad attaccare ma non si tratta di prove di regime: è ordinaria sciatteria che va avanti da inizio legislatura. Anche perché Fdi in Rai è pienamente in maggioranza“.
Meloni contesta alla Rai di aver mandato la pubblicità durante la dichiarazione di Fratelli d’Italia? Ha ragione ad attaccare ma non si tratta di prove di regime: è ordinaria sciatteria che va avanti da inizio legislatura. Anche perché Fdi in Rai è pienamente in maggioranza. pic.twitter.com/xvXcGEMkRi
— Michele Anzaldi (@Michele_Anzaldi) February 17, 2021
Il giallo è poi stato ben presto risolto con una nota della Presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, che ha indirettamente dato ragione all’On. Anzaldi. “Abbiamo accertato la questione sollevata sulla diretta Rai. C’è stato un cambio di rete annunciato da Rai 3 a Rai2, che era stato preannunciato e non è stato perso nulla dell’intervento del senatore Ciriani. Quando c’è stato il cambio di rete è stato riportato il sottopancia due volte, con una aggiunta di un minuto del discorso per non far perdere il filo“.
Altro che prove di regime, insomma… semplici seppur maldestre logiche di mercato che, tuttavia, stridono con l’idea di servizio pubblico radiotelevisivo. Raggiunto da VigilanzaTv.it, l’On. Anzaldi ha commentato: “Se il servizio pubblico deve sottostare alla pubblicità anche in queste occasioni vitali per il paese e per giunta nel principale luogo delle istituzioni allora non si capisce la differenza con le tv commerciali. Basta pagare il canone Rai!“.