Film e videogame scambiati per la realtà: i talk italiani non ci capiscono più nulla

Acciaieria Azovstal Mariupol Piazza Pulita fake
Corrado Formigli a Piazza Pulita con il “fake” dell’Acciaieria Azovstal di Mariupol (foto Facta)

di Marco Zonetti 🖋️

Vi ricordate l’assalto al Campidoglio di Washington avvenuto il 6 gennaio 2021? Mentre lo “sciamano” e i suoi compagni invadevano come nuovi barbari le sacre stanze del palazzo del potere statunitense e tutto il mondo li osservava con il fiato sospeso, su Rai1 andavano in onda – fra mille polemiche – i “pacchi”, e su La7 il solerte Enrico Mentana e Gerardo Greco il “pacco” lo rifilavano loro malgrado ai telespettatori, incappando in una gaffe storica.

Scorrendo assieme a Greco in studio i profili Twitter che narravano in tempo reale gli accadimenti nella Capitale Usa, Mentana s’imbatteva infatti in un allegato video contrassegnato come “Filmato in diretta da Washington D.C.”. Nel video in questione, uno strano personaggio dirigeva un lanciafiamme verso le auto parcheggiate in una via residenziale, incendiando alberi ed edifici (vedi video allegato).

Giungendo poi alla brillante conclusione (almeno quello) che non poteva trattarsi di Washington ma, secondo Greco, “dei sobborghi di…”, i due autorevoli giornalisti continuarono a non pensare minimamente all’ipotesi della sequenza di un film, procedendo invece a commentare sgomenti la grottesca scena del lanciafiamme, convinti che si trattasse della realtà. Il tutto arrampicandosi in maniera esilarante sugli specchi ed esaurendo ogni superstite credibilità nel vano tentativo di accampare una spiegazione plausibile alle immagini che stavano illustrando in diretta televisiva. Neanche i Monty Python avrebbero potuto pensare a una gag più esilarante.

Lungi dall’essere rimasta isolata, la storica topica di Mentana e Greco, commentata in rete da un profluvio di sfottò da parte di coloro che assistevano interdetti alla figuraccia dei due, ha ahinoi generato – come il sonno della ragione – ulteriori mostri a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

Come per esempio l’errore in cui incappò Monica Maggioni che, alle redini di uno degli innumerevoli speciali del suo Tg1, mostrò una presunta copertina di Time con Putin ritratto come Hitler, per poi scusarsi successivamente ammettendo che si trattava di un falso.

Ma riuscendo a superare anche le prodezze di Mentana e Greco, e non era facile, dai film si è poi passati a scambiare i videogiochi per la realtà. Indimenticabile infatti come, all’inizio del conflitto, Tg1 e Tg2 abbiano trasmesso riprese spacciate per i bombardamenti del Paese di Putin sulla patria di Zelensky, senza accorgersi che fossero invece tratte dal videogame War Thunder.

E qualche giorno fa Bruno Vespa a Porta a Porta su Rai1, Veronica Gentili a Controcorrente su Rete4, e Corrado Formigli a Piazza Pulita su La7 ci hanno stupito con effetti speciali raggiungendo nuove sublimi vette di nonsense, mandando in onda la grafica di un gioco da tavolo mai realizzato, dal titolo Blackout come spiega esaurientemente il sito di debunking Facta, e vendendolo ai telespettatori come lo spaccato di un presunto bunker sotterraneo dell’acciaieria Azovstal a Mariupol, in Ucraina. Vespa, Gentili e Formigli si sono per giunta serviti della stessa immagine veicolata in rete per dimostrare l’esistenza (farlocca) di un fantomatico laboratorio biologico nei più reconditi recessi dell’acciaieria. Si vola, ragazzi!

Nel goffo e manifesto tentativo di riempire a ogni costo ore e ore di dirette, talora – dati gli ascolti esangui – viste dai soli parenti dei conduttori o da una manciata di spettatori addormentatisi davanti alla Tv, e nella corsa spasmodica ad assicurarsi la notizia più roboante, lo scoop più esclusivo, la rivelazione più sconvolgente, lo sviluppo più dirimente, Tg, talk show e speciali finiscono sempre più per incappare nel “falso” a detrimento della verità. E ormai sempre più spesso la verità, nel caso dell’informazione televisiva italiana, parafrasando il compianto Ennio Fantastichini in Ferie d’Agosto di Paolo Virzì, è che “nun ce stanno a capi’ più un c…o”. 

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