Film Tv giovedì 27 gennaio 2022. Tra i film in prima serata sui principali canali del digitale terrestre, nel Giorno della Memoria, c’è Hannah Arendt di Margarethe Von Trotta, interpretata da un’ineguagliabile Barbara Sukowa.
Tv 2000 (canale 28) 21.10
Hannah Arendt (biografico, ISR/GER/LUX/FR, 2012) regia di Margarethe Von Trotta. Con Barbara Sukowa, Axel Milberg, Janet McTeer, Nicholas Woodeson, Julia Jentsch, Megan Gay, Tom Leick, Ulrich Noethen, Michael Degen, Klaus Pohl
Hannah Arendt (Sukova), intellettuale ebreo-tedesca, vive ormai da vent’anni con il marito, il poeta e filosofo tedesco Heinrich Blücher (Milberg) a New York. Dove ha già pubblicato prestigiosi testi di teoria filosofica e politica, insegna in una prestigiosa università e vanta una cerchia di amici intellettuali. Quando nel 1961 i servizi segreti israeliani rintracciano a Buenos Aires il criminale di guerra nazista Adolf Eichmann, la Arendt accetta, contro il volere del marito, ma sostenuta dall’amica scrittrice Mary McCarthy (McTeer), di seguirne il processo a Gerusalemme per conto della prestigiosa rivista New Yorker.
Ed è proprio da quella pagina di Storia che la Arendt, osservando e ascoltando uno dei principali artefici della deportazione e sterminio degli ebrei nei lager, giunge alla conclusione che Eichmann sia un mediocre burocrate, semplice esecutore di ordini per lui odiosi. Che addirittura si sorprende della rete di condiscendenza dei leader delle comunità ebraiche in Europa nei confronti dei nazisti, che via via emergeva dalle testimonianze di alcuni sopravvissuti, dopo averla tessuta.
Dai suoi resoconti, e in seguito dal suo La banalità del male: Eichmann a Gerusalemme (1963) nasce la controversa teoria per cui proprio l’assenza di radici e di memoria – e la mancata riflessione sulla responsabilità delle proprie azioni, tanto più di evidente estrema gravità – farebbe sì che esseri banali (non degni di definizione di essere umani) si trasformino all’occorrenza in agenti del male. La teoria solleva subito uno scandalo, la cui eco da Israele giunge negli Stati Uniti, dove l’entourage intellettuale della filosofa la ostracizza. Anche la stampa la attacca apertamente, e solo in pochi restano a sostenerla; apprezzando l’essenza – comunque paradossale – del suo pensiero, in virtù di quell’ideale di libertà di pensiero di cui la Arendt diventa paladina.
Margaretha Von Trotta ne racconta quindi il tratto saliente di vita partendo dagli stessi presupposti con cui trattò della leader marxista Rosa Luxemburg e di Hildegard von Bingen, mistica cristiana del XII secolo. Dilatandone tuttavia i tempi della narrazione perché il film fosse quanto più possibile espressione di quel pensiero che racconta.
«Cinema didattico che si appoggia alla complessità della leggendaria Sukowa per raccontare la Arendt, incompresa tra due sistemi di pensiero. Von Trotta recupera una narrazione frontale dilatando i tempi fino a farli coincidere con quelli del pensiero: la regia adotta il punto di vista della filosofa per ribadire quanto il male schiacci l’individuo sotto il peso di un sistema malato. Dallo smascheramento del collaborazionismo alla riduzione di Eichmann al rango di “uomo superfluo in quanto tale” il film si avvicina alle lezioni di Rossellini giocate in sottrazione» (FilmTv).
Rilevante l’utilizzo di materiale di repertorio di un processo celebrato in ebraico, sottotitolato (quindi non soggetto a doppiaggio) nel rispetto del suo valore storico.
Il trailer originale del film
Fonti
FilmTv ©1993-2021 Tiche Italia s.r.l.
Paolo Mereghetti, Il Mereghetti. Dizionario dei film 2021 © 2020 by Paolo Mereghetti, Baldini+Castoldi s.r.l., Milano
Laura, Luisa e Morando Morandini, Il Morandini su www.mymovies.it