RaiMovie, 08.50
Il ferroviere (1955) di Pietro Germi. Con Pietro Germi, Luisa Della Noce, Sylva Koscina, Saro Urzì, Carlo Giuffrè, Renato Speziali, Amedeo Trilli, Edoardo Nevola
Splendori (pochi) e miserie (tante) della vita di Andrea Marcocci (Germi), macchinista romano, galantuomo e bevitore. Sospeso dall’impiego per un incidente di cui non ha colpa, viene poi osteggiato dai colleghi perché lavora durante uno sciopero. Litiga con la figlia Giulia (Koscina) per il suo fallimento matrimoniale, con il figlio (Speziali) per le sue cattive amicizie e, una volta pensionato, vaga da un’osteria all’altra. Sarà un evento drammatico a riavvicinarlo alla famiglia.
Ritratto sentimentale del proletariato urbano nell’Italia degli anni Cinquanta, nel periodo di transizione fra l’immediato dopoguerra e il boom economico. “Può contare su un’interpretazione sincera e partecipata del regista e protagonista, che cerca strade originali nell’incerto panorama successivo all’esperienza neorealista” (Paolo Mereghetti). Esordio cinematografico di Sylva Koscina. Qui il trailer.
Rai3, 17.00
I nuovi mostri (1977) di Ettore Scola, Dino Risi, Mario Monicelli. Con Vittorio Gassman, Gianfranco Barra, Ornella Muti, Eros Pagni, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Orietta Berti
Quattordici episodi incentrati su campioni di “mostruosità” tutta italiana. Fra i quali, L’uccellino della Val Padana (Scola): un marito impresario (Tognazzi) sfrutta la moglie cantante (Berti). Con i saluti degli amici (Risi): un mafioso preso a fucilate (Barra) nega l’accaduto. Tantum ergo (Risi): un cardinale (Gassman) riporta all’ordine un gruppo di fedeli ribelli. Autostop (Monicelli): un commesso viaggiatore (Pagni) uccide un’autostoppista (Muti) credendola evasa dal carcere. First Aid (Monicelli): un aristocratico snob (Sordi) soccorre un pedone ma, non trovando posto per lui in ospedale, lo lascia sul luogo dell’incidente. Hostaria: cuoco e cameriere omosessuali (Gassman e Tognazzi) si accapigliano per gelosia nella cucina di una trattoria rustica. Pornodiva (Risi): un padre accetta per 4 milioni che la figlia interpreti un film pornografico con tanto di amplesso con una scimmia. Elogio funebre (Scola): un gruppo di comici improvvisa uno spettacolino davanti alla bara di un collega.
Cinico, graffiante e divertente, fu candidato all’Oscar come Miglior film Straniero. In televisione è uscito in vari metraggi a seconda dei tagli degli episodi. La versione più nota è quella con nove dei quattordici originali. L’ultima andata in onda in Tv ne presentava dodici. L’idea del film nacque con l’intento di raccogliere i fondi per pagare le cure mediche allo sceneggiatore Ugo Guerra. Registi, sceneggiatori e attori parteciparono dunque senza chiedere gli abituali compensi. Qui il trailer.
Tv2000, 21.20
Nodo alla gola (Rope, 1948) di Alfred Hithchcock. Con James Stewart, John Dall, Farley Granger, Joan Chandler, Sir Cedrick Hardwicke, Constance Collier, Dick Hogan
Per dimostrare la teoria del delitto perfetto, due studenti, Brandon Shaw (Dall) e Phillip Morgan (Granger), uccidono senza movente il loro amico David (Hogan) strangolandolo con una corda. Attendendo ospiti per cena, nascondono con l’intenzione di sbarazzarsene in un secondo tempo il cadavere in una cassapanca. Come tocco sadico finale, i due vi apparecchiano sopra il banchetto per il party. Fra i commensali c’è anche Rupert Cadell (Stewart), loro ex docente con il quale hanno sviluppato i concetti di morale e di convenzioni sociali. E che in ultima analisi, ha messo in testa ai due ragazzi le idee sulla natura del delitto. Nel corso della cena, tutti gli ospiti fra cui Janet (Chandler), fidanzata della vittima, si chiedono preoccupati che fine abbia fatto David. Brandon stuzzica Rupert con macabre battute a doppio senso mentre Phillip, pentito del delitto e impaurito dalle possibili conseguenze, si abbandona all’alcol. I due assassini saranno scoperti o la passeranno liscia?
Tratto dalla pièce teatrale Rope (corda) di Patrick Hamilton, è ispirato all’omicidio di un bambino avvenuto nel 1924 negli Stati Uniti per mano di Nathan Freudenthal Leopold Jr. e Richard A. Loeb. Un caso che fece particolare scalpore in quanto i due assassini, legati da un rapporto omosessuale, avevano commesso il delitto per il “puro gusto estetico di compierlo”. Hitchcock elimina il risvolto gay (benché piuttosto insinuato dalla recitazione sopra le righe di Dall e Granger) e costruisce un film teso e cerebrale con unità di luogo e di tempo e apparentemente girato in un unico piano sequenza. In realtà un sapiente montaggio d’inquadrature di dieci minuti ciascuna (il massimo possibile con un rullo di pellicola). Non uno dei film cult del regista, ma – ben scritto e ben recitato – si lascia vedere con interesse. In Italia uscì anche con il titolo Cocktail per un cadavere. Qui una scena del film.
TV8, 21.30
Pulp Fiction (1994) di Quentin Tarantino. Con John Travolta, Samuel L. Jackson, Uma Thurman, Bruce Willis, Harvey Keitel, Tim Roth, Amanda Plummer, Ving Rhames, Duane Whitaker, Peter Greene
A Los Angeles si intrecciano una serie di storie surreali. Due balordi (Roth e Plummer) rapinano un drugstore. Due killer, Vincent Vega (Travolta) e Jules Winnfield (Jackson) recuperano una valigia e uccidono accidentalmente un criminale da strapazzo. Vega porta a ballare Mia (Thurman), la pupa del boss Marsellus Wallace (Rhames); ma la donna finisce in overdose. Il pugile Butch (Willis) rifiuta di perdere un match truccato: inseguito da Marsellus, è catturato con lui da due omosessuali psicopatici, Maynard (Whitaker) e Zed (Greene) decisi a seviziarli.
Pirotecnico e adrenalinico gioiello di “pulp fiction” (ovvero narrativa da quattro soldi a base di sesso e violenza), ricco di citazioni, dissacrante cinismo, humour nero. Dialoghi paradossali (scritti da Tarantino con Roger Avary), gioco d’incastri perfetto, ironia (e autoironia) a go-go. Film simbolo degli anni Novanta, cambiò per sempre lo storytelling cinematografico hollywoodiano, rilanciò la carriera di John Travolta, qui alle prese con un balletto scatenato in coppia con Uma Thurman, e consacrò definitivamente Quentin Tarantino. Palma d’Oro a Cannes nel 1994 e Oscar per la Miglior Sceneggiatura Originale. Imprescindibile.
Rai2, 03.25
Phenomena (1985) di Dario Argento. Con Jennifer Connelly, Donald Pleasence, Daria Nicolodi, Dalila Di Lazzaro, Fiore Argento, Federica Mastroianni, Fiorenza Tessari
Jennifer (Connelly), figlia del noto attore Paul Corvino, viene spedita dal padre in un collegio svizzero. Bullizzata dalle compagne e invisa alla gelida direttrice (Di Lazzaro), la giovane ha come unica amica la compagna di stanza Sophie (Mastroianni). Ma quest’ultima finisce vittima di un serial killer necrofilo che opera nei pressi del collegio e che ha già assassinato diverse ragazze. Affetta da sonnambulismo, Jennifer si ritrova una notte nella casa di John McGregor (Pleasence), un entomologo costretto sulla sedia a rotelle e collaboratore della polizia nell’inchiesta sul mostro. Determinata a scoprire chi ha ucciso Sophie, Jennifer, che comunica telepaticamente con gli insetti, accetta di aiutare lo scienziato nell’indagine. Ma molti dovranno morire prima che la giovane, con l’aiuto di una mosca sarcophaga che si ciba di resti umani, riesca a scoprire l’identità dell’assassino. Finendo dritta nelle sue folli grinfie e nella sua vasca di cadaveri putrefatti.
L’ultimo grande film horror di Dario Argento, prima di perdere il suo tocco magico. Intreccio coerente e avvincente; effetti speciali incisivi per l’epoca (quelli meccanici sono di Sergio Stivaletti); attori diretti meglio del consueto; una efficace Connelly ai suoi primi passi nel mondo del cinema. Colonna sonora heavy metal di grande successo con Bill Wyman, Goblin, Iron Maiden, Motörhead, Simon Boswell, Andi Sex Gang. Argento fa fuori la figlia Fiore nelle prime scene del film. E – in stile Profondo Rosso – mentre il mostro uccide Gisela (Fiorenza Tessari, figlia di Duccio e di Lorella De Luca) è possibile intravedere per un istante il volto dell’assassino riflesso in una vetrata. Ma solo a una seconda visione è possibile capire di chi si tratta. Lo scimpanzé Inga si rivela uno degli interpreti più convincenti diretti dal regista nella sua carriera. Qui una scena del film.