Iris, 14.10
Excalibur (1982) di John Boorman. Con Nigel Terry, Helen Mirren, Nicol Williamson, Nicholas Clay, Cherie Lunghi, Paul Geoffrey, Gabriel Byrne, Patrick Stewart, Liam Neeson, Robert Addie
La storia di Re Artù (Terry), figlio di Uther Pendragon (Byrne). Concepito con l’inganno grazie a un sortilegio di Merlino (Williamson), riesce a estrarre la fatata spada Excalibur dalla roccia e va incontro al suo destino di sovrano. Il suo florido regno verrà tuttavia messo in pericolo dalle trame della perfida sorellastra Morgana (Mirren), che diviene una potente maga; dal tradimento della moglie Ginevra (Lunghi) con il fido Lancillotto (Clay); e dal sorgere di un potente nemico, Mordred (Addie). In realtà figlio illegittimo di Artù concepito, anche questa volta attraverso l’inganno, con Morgana che ha assunto le sembianze di Ginevra. Riusciranno Artù, Parsifal (Geoffrey) e i Cavalieri della Tavola Rotonda a liberare Merlino dal maleficio di Morgana, a trovare il Santo Graal e a distruggere le truppe di Mordred dall’armatura d’oro, liberando così il regno dal funebre potere della magia nera?
Film visionario e ridondante come i Carmina Burana di Carl Orff che accompagnano una delle scene più incalzanti, Excalibur ha il sapore di una splendida fiaba per adulti divenuta mito intergenerazionale. Rubano la scena una giovane Helen Mirren nei panni della perfida e sensuale Morgana e Nicol Williamson nelle scanzonate e ironiche vesti di Merlino. Nicholas Clay splende di bellezza virile nell’argentea armatura del tormentato Lancillotto, e nel cast s’intravede anche un esordiente Liam Neeson nel ruolo minore di Galvano. Fra le scene cult, “la magia del fare” con il risveglio del drago attraverso le magiche parole Anaal nathrakh, urth vas bethud, dokhjel djenve (qui la sequenza). Imperdibile.
Iris, 21.00
Marnie (1964) di Alfred Hitchcock. Con Tippi Hedren, Sean Connery, Diane Baker, Martin Gabel, Louise Latham
Marnie (Hedren) è una giovane e bella ladra che, dopo ogni furto, cambia luogo e identità. Mark (Connery) la scopre ma, innamoratosi di lei, la sposa intenzionato a risolvere il segreto del suo passato, un trauma infantile che la rende frigida e che le fa temere il colore rosso. Possibile che, oltre a una ladra, ella sia anche un’assassina? Intanto, innamorata non corrisposta di Mark e gelosa della rivale, anche l’intrigante Lil (Baker) è sulle tracce del “mistero Marnie”.
Thriller psicologico giudicato uno dei film “minori” di Hitchcock, è in realtà un gioco magistrale di morbosità e suggestioni freudiane. Fu inizialmente pensato per Grace Kelly nella parte della protagonista, ma l’ormai principessa di Monaco declinò l’idea di tornare al cinema dopo il matrimonio regale. Il palesemente finto (e tanto criticato) fondale del porto nella città natale di Marnie è in realtà un voluto omaggio del regista alla “teatralità” del cinema muto, nel quale aveva esordito. Splendida colonna sonora di Bernard Herrmann, l’ultima per Hitchcock.
“In Marnie ancora una volta Hitchcock mostra un prevalente interesse per i problemi psicologici e per le forze dell’inconscio che guidano i rapporti umani; l’autore ricorre infatti alle esperienze della psicanalisi assumendole come presupposto della narrazione e come contenuto chiave della suspense“. Luigi Martelli, Marnie, in Filmcritica n° 153. Qui il trailer originale.
Cielo, 21.15
La ragazza nella nebbia (2017) di Donato Carrisi. Con Toni Servillo, Jean Reno, Alessio Boni, Greta Scacchi, Lorenzo Richelmy, Lucrezia Guidone
Nel sonnacchioso paesetto alpino di Avechot, la sedicenne Anna Lou svanisce misteriosamente nel nulla. A indagare sulla scomparsa della giovane è chiamato il cinico ispettore Vögel (Servillo), celebre per attirare eco mediatica su tutti i casi di cui si occupa. Mentre l’audience comanda e il pubblico vuole a tutti i costi l’assassino, nella piccola comunità sconvolta dal caso e “violentata” quotidianamente dall’invadenza di giornali e tv, l’ispettore sarà costretto a scendere a patti con una realtà che gli cambierà per sempre la vita.
Adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Donato Carrisi, qui al suo debutto come cineasta che gli ha meritato il David di Donatello quale miglior regista esordiente. Un film ricco di citazioni, omaggi e flashback, a metà fra il giallo e la satira (e la denuncia) del circo mediatico che si crea attorno ai casi di cronaca nera. La nebbia è anche metafora della “cortina fumogena” che avvolge vittime e carnefici, offuscati dalle luci della ribalta dei mass media. Qui il trailer.