Flop dell’informazione italiana su Mario Draghi. Anzaldi: “A partire dalla Rai”

Mario Draghi rai anzaldi

Le consultazioni di Mario Draghi hanno evidenziato la possibilità di un’ampia maggioranza, amplissima a dire il vero con la sola esclusione di Fratelli D’Italia, partito pronto però a votare di volta in volta i vari provvedimenti. Una situazione del tutto opposta a quella ventilata per molte settimane dagli organi d’informazione italiani, a partire da quelli del Servizio Pubblico, secondo i quali le soluzioni possibili erano o Conte o il diluvio, o Governo Conte Ter o elezioni anticipate, tertium non datur.

Molti “giornalisti autorevoli” sulla Rai, a Mediaset e su La7 hanno infatti parlato per giorni e giorni di elezioni imminenti, di Matteo Renzi alla canna del gas che non sapeva più cosa inventarsi, di ipotesi Draghi liquidata come fake news, di mancanza di appoggio grillino a un possibile governo Draghi, di Draghi senza numeri in Parlamento e altre previsioni del tutto e gravemente sballate. Nella cronaca giornalistica e televisiva degli eventi, hanno perlopiù fatto una figuraccia tutti quei commentatori faziosi e antirenziani tout court, accecati dall’odio alimentato perlopiù dalla propaganda filopentastellata che ha avvelenato il dibattito politico.

Secondo un articolo sull’Huffington Post dell’Onorevole Michele Anzaldi, Segretario della Commissione di Vigilanza Rai e Deputato di Italia Viva, “la crisi di governo di queste settimane ha rappresentato il fallimento e la sconfessione della propria missione per larga parte dell’informazione, in particolare dell’informazione pubblica Rai“.

E ancora: “L’informazione tutta, con alcune eccezioni (penso ad esempio all’onestà intellettuale di Enrico Mentana, tra i pochi a non fare il semplice megafono di Conte e dei suoi sostenitori, forse l’unico in una tv schierata come La7), invece di verificare, spiegare, indagare, ha abdicato totalmente al proprio ruolo, rimanendo nella “modalità pandemia” (ripetizione acritica del messaggio governativo) anche quando il tema era un altro, stabilire quale fosse la guida più adatta per il governo in una fase ormai ben diversa dall’emergenza di marzo e aprile“.

L’On. Anzaldi, che appare del tutto in linea con la nostra disamina di qualche giorno fa (da leggere anche l’articolo di Angelo Zaccone Teodosi su key4biz.it) sul fatto che ora va rinnovato al più presto il CdA della Tv pubblica, auspica che “Mario Draghi, se andrà a buon fine il tentativo di formare il nuovo governo, dia una svolta anche su questo campo, visto che tra le prime incombenze del nuovo esecutivo, insieme al Parlamento, c’è la scelta dei nuovi vertici Rai in scadenza. Dal primo gennaio sono partiti i 120 giorni entro cui la Rai deve approvare il Bilancio e il Cda concludere il mandato, ne sono già passati quasi 40″. 

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