Giusto abolire il canone Rai? Le disamine di Laganà e Zaccone Teodosi

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di Marco Zonetti

Le parole di Matteo Salvini pronunciate al raduno di Pontida relativamente all’abolizione del canone Rai – e già in parte sconfessate dallo stesso leader della Legahanno suscitato le critiche di Michele Anzaldi, Segretario della Commissione di Vigilanza Rai, e del Consigliere di Amministrazione della tv pubblica in quota Dipendenti Riccardo Laganà. Il quale, successivamente, in un’intervista all’Adnkronos ha ampliato la sua disamina al riguardo.

Secondo Laganà, l’abolizione del canone Rai porterebbe ‘zero vantaggi’ alla comunità ma ‘tanti vantaggi’ per il ‘governo che verrà’ e per i partiti che puntano ad una tv asservita. “C’è chi spara le solite ultime cartucce per cercare di racimolare qualche voto in più. Spara però a polveri bagnate, chiedendo l’abolizione del canone radiotelevisivo, copiando in malo modo la rottamatrice tattica già adottata nel 2016 quando il canone venne abbassato da 113 euro a 90”.

“Un risparmio per ogni famiglia di 24 centesimi al giorno – precisa Laganà – come giustamente ricorda UsigRai, con cui a malapena ci si potrà comprare una fetta di pane. Vantaggi per la comunità: zero, ma in compenso tanti vantaggi per il governo che verrà, che in ipotesi potrà – anche con questa scusa – far fuori subito gli attuali vertici Rai, in silente attesa, nominati dal precedente governo e quindi probabilmente non graditi al futuro, e che potrà tenere con un guinzaglio cortissimo i futuri manager come accade abitualmente con la diabolica e dannosa legge 220/15 di riforma Rai“.

E ancora: “Problemi creati invece tantissimi, a partire dal come trovare le risorse che verranno a mancare una volta abolito il canone. Di certo non esclusivamente dalla pubblicità perché romperebbe il patto con i cittadini a beneficio dei sempre più pervasivi interessi commerciali”, aggiunge Laganà. “Un servizio pubblico finanziato prevalentemente o esclusivamente dalla pubblicità è privatizzazione di fatto”.

Il Consigliere di Amministrazione in quota Dipendenti ammonisce quindi: “Il mercato pubblicitario poi è affollato, bacino di interesse ora anche per le Ott, per Rai ci sono tetti penalizzanti (recepiti dalla recente direttiva Smav) che ne riducono ulteriormente i ricavi già nel 2022 e poi a regime nel 2023. Da dove altro quindi? Dal bilancio dello Stato, che rimarrebbe l’unica alternativa praticabile. Questo è quanto ci si dimentica di precisare nelle ultime sparate di fine campagna elettorale“.

La disamina di Riccardo Laganà prosegue quindi: “Una Rai debole e ricattabile è il sogno quotidiano di ogni partito che antepone gli interessi propri a quelli del Paese, esattamente come accade in Turchia o in Polonia o in Romania o a Cipro, dove i servizi pubblici sono costretti ad elemosinare ogni anno dal governo i fondi per chiudere i bilanci. E dove, di converso, i vertici sono totalmente appiattiti verso l’esecutivo“.

“E’ forse questa l’aspirazione segreta del leader della Lega?” si domanda Riccardo Laganà. “Perché i vertici della Lega non chiedono ai consiglieri in cda, con i quali hanno maggiore confidenza, quanto sia complicato amministrare un servizio pubblico a costante sottrazione o incertezza di risorse e con evidenti difficoltà di pianificazione pluriennale degli investimenti? Perché non chiedono quanto sia complicato acquisire diritti per eventi sportivi che #Rai dovrebbe dare a tutti i cittadini, anche quelli che non possono permettersi piattaforme private?”.

“Forse l’idea elettorale di Rai – ipotizza il Consigliere – è quella dove la si usa per avere a disposizione microfoni senza domande, conduttori, programmi e comodi spazi editoriali, direttori à la carte? Per fare il servizio radiotelevisivo privato di partito certo ha ragione bastano pochi centesimi al mese. In ogni caso, un ulteriore segnale di una strategia elettorale che vuol portare l’Italia fuori dall’Europa, lontano da quei Paesi dove il finanziamento del servizio pubblico e la sua autonomia (Germania, paesi Scandinavi) sono preservati come garanzia di indipendenza e a tutela dei cittadini”.

Sull’abolizione del canone Rai e sulle dichiarazioni di Matteo Salvini ha poi scritto un’esaustiva e, come di consueto, puntualissima disamina il presidente di IsiCult Angelo Zaccone Teodosi sul quotidiano specializzato key4biz.it, sviscerando gli aspetti tecnici e giuridici della questione e lasciandosi andare a un’amara (e inquietante) considerazione sull’assenza effettiva di reazioni alle parole del leader della Lega. Assenza, secondo Zaccone Teodosi, “sintomatica della deriva del pensiero politico italiano sul servizio pubblico mediale”. Il fatto che, su sette consiglieri di amministrazione Rai, solo Riccardo Laganà (come sempre accade) si sia espresso al riguardo appone il sigillo ufficiale alla constatazione del Presidente dell’Istituto Italiano per l’Industria Culturale.

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