Di Marco Zonetti
Sul Foglio, Salvatore Merlo intervista Andrea Salerno, già assistente del Presidente Rai Enzo Siciliano e Direttore di Rai3, e dal giugno 2017 Direttore di La7 e La7d di proprietà di Urbano Cairo, anche patron del Corriere della Sera.
Si parte dalla questione dei no vax ospiti nei tanti talk show del canale, e al riguardo Salerno ammette candidamente che è la Lega a mandarli nei salotti televisivi. Il riferimento è alla non entusiasmante figura rimediata a diMartedì dall’europarlamentare leghista e antivaccinista Francesca Donato nel battibeccare contro l’epidemiologa Stefania Salmaso. “E’ il Carroccio a mandarci la Donato, non la chiamiamo noi per danneggiare Salvini” confessa Salerno. “Evidentemente preferiscono non presentarsi come una forza responsabile e di governo. Diciamo che predicano bene e razzolano male”.
Sottolineando poi di preferire la guida di La7 a quella della concorrente Rete4, incalzato sull’accusa di essere corrivi con i 5 stelle e Giuseppe Conte, risponde: “Ho sentito dire che siamo grillini, poi leghisti, comunisti. A me tutte queste cose confermano solo che lavoriamo bene […] E abbiamo uno dei pochissimi editori puri che ci sono in Italia”, alludendo ovviamente a Urbano Cairo. Ma chi si loda s’imbroda e infatti, tutto preso nelle autocelebrazioni, Salerno dimentica un endorsement pubblico di Cairo proprio al leader del M5s, corredato dalla speranza di vedere la nascita di un Conte ter ai tempi della crisi innescata da Italia Viva, prima dell’avvento di Mario Draghi a Palazzo Chigi.
Nel gennaio 2021, ai microfoni di Un giorno da pecora su Rai Radio1, Cairo pontificava infatti: “Non era il momento giusto per fare una crisi di governo. Non capisco Renzi che aveva anche ottenuto delle cose”. Rincarando: “La stabilità è un bene importante in questo momento. Io andrei avanti fino a fine legislatura. Credo che potrebbero rinforzare la squadra di governo per potenziarsi e essere pronti nella fase della rinascita e dell’utilizzo dei fondi“.
L’auspicio non si realizzò, purtroppo per Cairo e per alcuni conduttori dei suoi talk show. Per prima Lilli Gruber che nel periodo della crisi aveva trasformato Otto e mezzo (“Il Fatto e mezzo“, per dirla con Dagospia, a causa della presenza massiccia di firme del Fatto Quotidiano, in primis Marco Travaglio e Andrea Scanzi) in una sorta di brochure di Conte. Evidentemente, a quei tempi, Salerno era impegnato a guardare Rete4 e non se n’è accorto.