L’italia si sta godendo un’estate di sudati successi
Articolo di Ben Hall, pubblicato sul Financial Times. Traduzione di Marco Zonetti
L’Italia si sta godendo una stagione estiva costellata di eccellenti risultati. Prima il trionfo all’Eurovision Song Contest. Poi gli Azzurri hanno agguantato la vittoria agli Europei di calcio. E questo mese i velocisti del Belpaese hanno conquistato la medaglia d’oro a Tokyo. In ciascun caso, gli italiani hanno superato ogni aspettativa.
Il successo più importante, tuttavia, è che la nazione adesso ha un Governo che funziona e, almeno sotto questo aspetto, le rosee aspettative sono state esaudite. Quando, a febbraio, Mario Draghi è stato invitato a formare l’esecutivo dal Presidente della Repubblica, si è assistito a un deliquio generale. Sia da parte della politica italiana, sia da parte degli imprenditori, degli investitori stranieri e degli alleati europei di Roma.
A essere giusti, l’ex presidente della Banca Centrale Europea non ha compiuto il miracolo di salvare l’Italia con la stessa facilità con cui ha salvato l’euro. Nondimeno, nel giro di sei mesi, ha posto le basi per la ricostruzione e la riscossa della nazione. Oggi, per la prima volta in tanti anni, l’Italia non è vista come la quintessenza del malfunzionamento politico. Certo, nel lungo periodo, il debito e gli atavici problemi finanziari potrebbero rappresentare un rischio sistemico per la sostenibilità della moneta unica, ma per il momento l’Italia irradia ottimismo e fiducia. E i suoi progressi stanno incidendo positivamente anche sulle prospettive della stessa Unione Europea nella misura in cui la pandemia sta perdendo forza.
Il più grande successo di Draghi è stato infatti quello di ridare slancio a una stagnante campagna vaccinale. Ai primi di marzo l’Italia aveva somministrato soltanto 8.6 dosi su 100 individui, percentuale al di sotto della media europea. Ancor peggio, stava fallendo nell’assegnare la priorità agli italiani più anziani e più deboli. E laddove negli altri paesi europei i decessi diminuivano, in Italia risultavano invece in crescita.
Al momento invece, per quanto riguarda le vaccinazioni, l’Italia supera la Germania, la Francia, la media europea e presto anche il Regno Unito. Prima della partenza per le ferie d’agosto, l’Italia stava inoculando più di 500mila dosi al giorno; tanto che l’obiettivo di vaccinare l’80% degli italiani dai 12 anni in su entro fine settembre appare del tutto fattibile. E l’obbligo del “green pass” vaccinale per accedere a ristoranti e luoghi di divertimento dovrebbe stimolare ulteriormente l’adesione generale. A differenza della Francia, il provvedimento non ha di fatto scatenato reazioni di piazza significative; e, complici i tassi d’infezione sotto controllo, l’Italia è stata in grado di riaprire l’economia fin da aprile, evitando nuove restrizioni.
La seconda grande impresa di Draghi è stata quella di procedere a tutta forza con il Recovery Plan. Nel complesso, per rivitalizzare la sua economia, Roma sta muovendo 235 miliardi di euro con 191.5 miliardi riferibili al Recovery Fund europeo. In seno all’UE, con ogni probabilità l’Italia è il Paese che sta spendendo di più per ricostruire il suo sistema finanziario, mentre Draghi sta decisamente assestando uno scossone al conservatorismo fiscale dell’Unione Europea. “Un secondo whatever it takes“, insomma, come l’ha definito l’economista Jean Pisany-Ferry rammentando l’impegno di SuperMario a compiere qualsiasi passo per salvare l’euro.
A dire il vero, il denaro dovrebbe essere speso con prontezza ed efficacia, e l’Italia in questo senso non ha trascorsi immacolati, anzi tutt’altro. Pure, la scelta di porre il Recovery Fund nelle mani del Ministero del Tesoro – istituzione stimata e professionale – sarà utile a concentrare la destinazione del denaro su un numero minore di progetti, evitandone così la dispersione.
Da ultimo, Draghi ha legato indissolubilmente i piani del Recovery Fund a riforme economiche e amministrative, come chiedeva a gran voce l’Unione Europea alla coalizione precedente, la quale dal canto suo stentava ad accontentarla. L’amministrazione Draghi si è assicurata l’approvazione del Parlamento alla riforma del bizantino sistema giudiziario, importante punto di svolta che ha ribaltato il provvedimento voluto dal M5s, partito nato come anti-establishment e che adesso collabora con il Governo Draghi. Confermando la disponibilità dei partiti italiani a fare sacrifici in nome del cambiamento.
Tra le sfide successive lo attendono la riforma sulle norme della concorrenza e la più ambiziosa, quella fiscale, nell’ambito della quale Draghi potrebbe limitare le modifiche alla mera semplificazione amministrativa o invece mirare a un provvedimento di più ampio respiro tagliando le tasse sul lavoro. Del resto, il Presidente del Consiglio ha lo spazio di manovra per osare, visto che quest’anno la crescita economica potrebbe raggiungere il 5%. Una volta tanto, insomma, l’Italia si sta riprendendo da una recessione.
La domanda cruciale è quanto tempo Draghi resterà a Palazzo Chigi. Le prossime elezioni sono previste nel giugno 2023, e se anche la sua coalizione dovesse reggere fino ad allora egli potrebbe essere tentato dalla Presidenza della Repubblica non appena il mandato di Sergio Mattarella giungerà alla sua conclusione nel febbraio 2022. In un mondo ideale, l’attuale Capo dello Stato potrebbe convincersi a restare in carica per un altro anno, dando così ulteriore tempo a Draghi per cambiare l’Italia e per tentare di riformare le norme fiscali UE, questione di rilievo che va affrontata entro la prima metà dei successivi dodici mesi.