Si è conclusa in primo grado con una condanna a un anno di reclusione inflitta al manager Michele Torpedine, imputato a Bologna per infedeltà patrimoniale, la disputa sulla gestione dei guadagni de Il Volo, trio che vinse il Festival di Sanremo nel 2015. Il Corriere di Bologna riporta inoltre che: “Il tribunale ha condannato anche al risarcimento in sede civile e ha disposto una provvisionale esecutiva per Rentor, costituita parte civile con la liquidatrice Marzia Chessa, difesa dell’avvocato Gabriele Bordoni, di 50mila euro e di 20mila per Renis, difeso dagli avvocati Antonio Cappuccio e Tiziana Zambelli, più 10mila di spese processuali. Torpedine era difeso dal prof. Gaetano Insolera“.
La querela di Tony Renis a Michele Torpedine
Il manager pugliese Michele Torpedine era rinviato a giudizio con l’accusa d’infedeltà patrimoniale dopo la querela dell’ex socio ed ex amico Tony Renis. Secondo le indagini del pm Antonello Gustapane e della Guardia di Finanza, Torpedine operava in conflitto d’interessi allontanando i tre cantanti dall’allora socio Renis, e privandolo conseguentemente dei loro ricavi.
I tre giovanissimi membri del Volo, gruppo lanciato dal Renis in America e in campo internazionale, erano infatti seguiti dalla Rentor, società di cui Michele Torpedine era amministratore unico e l’autore di Quando Quando Quando socio al 50%, ed erano vincolati da un contratto in esclusiva della durata di sei anni sottoscritto nel 2009. Tony Renis aveva già querelato Torpedine nel 2015 attraverso gli avvocati Antonio Cappuccio e Tiziana Zambelli del Foro di Bologna, che non si sono arresi alla richiesta di archiviazione facendo riaprire le indagini. La giudice Rossella Materia ha disposto quindi nuovi approfondimenti sui rapporti che legavano la Rentor e Il Volo, e le ulteriori indagini hanno portato alla luce un contratto riesumato dalla polizia economica-finanziaria nello studio di un avvocato della Capitale.
Il contratto fotocopia
Tale contratto era la “fotocopia” del primo, ma in questo caso esso legava i tre artisti alla Family SrL, società riconducibile a Michele Torpedine, con partecipazione al 95% e sottoscritto il 26 giugno 2014, quindi “tre mesi prima che la Rentor fosse messa in liquidazione”. In altri termini, secondo la ricostruzione degli inquirenti, Torpedine – assistito dall’avvocato Gaetano Insolera – avrebbe operato in conflitto d’interessi causando danno patrimoniale alla vecchia società fondata con Tony Renis, privandola (e con essa il cantautore) dei diritti di esclusiva e dei possibili proventi. Alla luce della scoperta del suddetto “contratto fotocopia”, le autorità giudiziarie hanno quindi mosso l’accusa d’infedeltà patrimoniale al manager Torpedine, che avrebbe assunto una posizione antagonistica rispetto alla Rentor, causandole un danno finanziario.
La difesa di Torpedine aveva respinto in una memoria la ricostruzione di cui sopra, memoria che tuttavia non ha convinto il Pubblico Ministero. Ieri, la sentenza che, dopo anni di battaglie, dà infine ragione a Tony Renis.