“In Rai altri casi di mesotelioma”: la rivelazione del legale di Franco Di Mare

Franco Di Mare Vigilanza Rai
Il giornalista ed ex direttore di Rai3 Franco Di Mare

di Marco Zonetti

La vicenda del mesotelioma che ha colpito il giornalista ed direttore di Rai3 Franco Di Mare, caso sollevato da quest’ultimo in occasione della sua ospitata da Fabio Fazio a Che tempo che fa (qui l’intervista integrale), presenta nuovi inquietanti sviluppi. In un’intervista rilasciata all’agenzia Dire, l’avvocato di Di Mare, Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) ha infatti dichiarato: “La Rai ha sbagliato a negare a Franco Di Mare lo stato di servizio con l’elenco dei luoghi e la durata delle trasferte della sua carriera. Il Codice etico della Rai avrebbe infatti imposto un diverso tipo di comportamento. Ma questo lo vedremo nelle competenti sedi giudiziarie”.

Ma c’è di più. “Di Mare – rincara il legale- ha contratto il mesotelioma perché c’è una responsabilità precisa della Rai, che avrebbe dovuto fornigli i dati richiesti”. Tra l’altro, fa sapere ancora l’avvocato Bonanni, all’ONA hanno scritto “almeno altre due persone che hanno lavorato con lui in quel periodo, quando era inviato di guerra, e che manifestano sintomi di una malattia respiratoria”. Non solo: “In Rai ci sono anche altri casi di mesotelioma che noi come Osservatorio Nazionale Amianto stiamo seguendo”. Ma parliamo della presenza di Amianto all’interno della sede di viale Mazzini? “Sì – risponde Bonanni alla Dire – ho chiesto un accesso agli atti per verificare se la sede fosse stata bonificata, ma ancora non mi è stato consentito”.

Ricordiamo che il mesotelioma è Un tumore aggressivo che colpisce il mesotelio, membrana che riveste vari organi e strutture fra cui polmoni e parte interna della gabbia toracica (pleura), cuore (pericardio), intestino (peritoneo) e testicoli. La grande maggioranza dei casi si sviluppa nella pleura-

Di Mare, intanto – racconta sempre Ezio Bonanni alla Dire è stato il “primo giornalista a parlare di Amianto su Rai1. Mi intervistò nel lontano 2006 e moderò per la nostra Associazione anche un convegno presso la Regione Lazio”. E di una cosa il suo legale è certo: “La denuncia così forte e coraggiosa di Di Mare costituirà una pietra miliare della tutela della salute non solo dei giornalisti ma anche di tutti gli altri lavoratori che hanno subito un danno”.

L’avvocato Bonanni passa poi a parlare di numeri. “Solo nel 2023 in Italia sono state circa 7mila le morti attribuibili a patologie come l’asbestosi o il mesotelioma che derivano dall’amianto e ogni anno sono circa 10mila le nuove diagnosi di malati – . Facendo una stima sotto il profilo statistico, quindi, possiamo supporre che nel nostro Paese ogni anno siano all’incirca 9mila le controversie giudiziarie legate all’amianto e alle malattie da amianto”.

“Inoltre – ha proseguito l’avvocato Bonanni – esiste il tema del sommerso: molte persone si ammalano non sapendo di essere state esposte all’amianto e spesso muoiono senza aver ricevuto una vera e propria diagnosi. Ricordo che il mesotelioma, in particolare, è un tumore raro e molto aggressivo che porta alla morte nel 93% dei casi, uccidendo anche in pochi giorni”. Proprio ieri, intanto, è stata la Festa dei lavoratori e il presidente dell’ONA coglie l’occasione per sottolineare gli infortuni mortali “cruenti” sul lavoro (1.041 in Italia solo nel 2023) sono solo la “punta dell’iceberg di un fenomeno che ha numeri drammaticamente più alti” perché, appunto, non vanno “dimenticate” le morti da amianto.

L’Italia non è dunque un Paese sicuro in cui lavorare? “Purtroppo no – risponde l’avvocato Bonanni alla Dire – anche le stesse forze sindacali non sempre nel passato sono state in grado di rappresentare efficacemente le esigenze di una tutela di una sicurezza sul lavoro. Nel passato il rischio è stato monetizzato con l’indennità di rischio, ma la verità è che nel nostro Paese non c’è mai stata una politica che preservasse la salute dei lavoratori”. Quindi l’appello alle istituzioni: “Per questo, come ONA rivolgiamo un appello alla premier Meloni affinché il tema della bonifica dell’amianto torni nell’agenda di governo. Solo così­ – ha concluso – sarà possibile bloccare questa strage silenziosa”.

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