Kabul: il servizio dell’inviata della CNN adombra il fosco futuro delle donne in Afghanistan

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L’inviata della CNN a Kabul Clarissa Ward

Di Marco Zonetti

La cronaca più accurata di quanto sta avvenendo in queste ore in Afghanistan e a Kabul, con le avvisaglie di quanto è in serbo per le donne, è riscontrabile in un servizio realizzato dalla giornalista e inviata della CNN Clarissa Ward (qui il link del servizio). A parte il drastico cambio di abbigliamento della Ward, che si è detta obbligata – fin dall’arrivo dei Talebani – ad adottare un vestiario “più conservatore” rispetto al solito per girare nelle strade, nel suo reportage la giornalista sottolinea come non si sarebbe mai aspettata di assistere a ciò che sta testimoniando: orde di guerriglieri talebani di fronte all’ambasciata americana di Kabul, presa per giunta nel giro di poche ore e senza incontrare resistenza.

Quindi la Ward commenta il paradosso del fatto che i guerriglieri siano armati fino ai denti – molti brandendo armi americane – ma al tempo stesso sembrino amichevoli, nonché disposti a farsi intervistare e desiderosi di parlare con i cronisti. Non tutto è oro ciò che luccica, però: man mano che procede il servizio, la sua presenza crea tensione e a un certo punto le viene infatti chiesto di “farsi da parte” in quanto donna.

Intervistando quindi uno dei guerriglieri sul futuro delle donne afghane con i Talebani al potere (che hanno dichiarato di voler implementare le loro leggi “draconiane” gradualmente), il suo interlocutore le risponde che potranno continuare ad andare a scuola proseguendo la loro istruzione, ma vestite in modo consono. La Ward, già tutta coperta a parte il viso, chiede se dovranno essere vestite come lei, ma il Talebano le dice che dovranno indossare il niqāb, ovvero coprirsi anche il volto lasciando fuori solo gli occhi. “Perché il niqāb?” domanda la giornalista. “Perché così vuole l’Islam” risponde laconico il guerrigliero. La Ward fa anche notare come un centro estetico – come molti altri – abbia occultato con la vernice bianca le immagini di “donne non coperte“, e intervista un ragazzo afghano orfano dei genitori che vive solo con la sorellina e che, piangendo, confessa di aver paura di quanto potrà accadere.

La conclusione del servizio è fosca: secondo la Ward, la vera storia degli eventi che si stanno dipanando è raccontata dalle tante persone che, timorose di scendere nelle strade popolate dai guerriglieri talebani armati, hanno scelto di restare barricate in casa. “In attesa di vedere cosa potrà portare il domani”.

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