La multa a Rai e Tg2 diventa farsa. Anzaldi: “L’Agcom può anche chiudere”

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Di Marco Zonetti

Che fine ha fatto la multa da 1.5 milioni di euro che l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni aveva comminato alla Rai per alcune violazioni del contratto di servizio, per quanto riguarda i principi di indipendenza, imparzialità e pluralismo? Le violazioni, cinque episodi verificatisi nel 2019, erano state ravvisate in due diverse delibere dall’Agcom e rese note nel febbraio 2020, nell’àmbito delle quali erano finiti nel mirino programmi d’informazione e d’intrattenimento trasmessi dalla Rai amministrata dall’Ad Fabrizio Salini (M5s) sotto la Presidenza di Marcello Foa (Lega).

La sanzione era stata poi bloccata dal Tribunale Amministrativo del Lazio al quale si era rivolto Viale Mazzini, con gioia da parte del Centrodestra ma suscitando le critiche aspre del Segretario della Commissione di Vigilanza Michele Anzaldi (Iv), che nel marzo 2021 scriveva su Facebook: “La sentenza del Tar sul rispetto del pluralismo in Rai è davvero imbarazzante, uno schiaffo ai contribuenti che con le loro tasse pagano la Rai, il mantenimento di un’Authority indipendente come l’Agcom e gli stipendi degli stessi giudici amministrativi”.

E l’On. Anzaldi precisava: “Se basta la sentenza di un tribunale amministrativo per annullare il lavoro di un anno di un’Authority indipendente, con un’istruttoria cui hanno lavorato giuristi, esperti di televisione, società di monitoraggio, un’istruttoria che ha portato ad una delibera assunta da un collegio indipendente costituito da professori universitari ed esperti del settore […] che senso ha usare i soldi dei contribuenti per pagare l’Agcom?“.

Michele Anzaldi è giunto alla stessa conclusione, ieri, giovedì 16 settembre 2021, leggendo un comunicato dell’Agcom che riportiamo qui di seguito. “Il Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni all’unanimità, nelle Comunicazioni all’unanimità, nella riunione di oggi, ha diffidato la Rai a rispettare tutti i principi peculiari del Servizio pubblico in relazione a cinque episodi verificatisi nel 2019: imparzialità, indipendenza e autonomia“. E ancora: “La vicenda ha origine dalla delibera 69/20/CONS, adottata dal precedente Consiglio, riferita anche ad ulteriori episodi oltre a quelli originariamente contestati, che aveva comminato alla Rai una multa di 1.500.000,00. Successivamente è
intervenuta una pronuncia del Tar del Lazio che, annullando tale delibera, ha imposto all’Agcom di riconsiderare solo i fatti oggetto dell’originaria contestazione”.

L’Agcom comunica quindi di aver fatto ciò che la sentenza del Tar le ha consentito di fare. “L’atto di oggi – ha dichiarato il commissario relatore, Antonello Giacomelli – è l’occasione per ribadire ai nuovi vertici Rai gli obblighi propri del Servizio pubblico radiotelevisivo”.

Il Segretario della Commissione di Vigilanza Rai Anzaldi ha prontamente commentato: “Se quanto si intuisce dal poco trasparente comunicato stampa dell’Agcom è vero, se davvero l’Authority ha deciso di rimettersi al giudizio di un tribunale amministrativo sul complesso e articolato provvedimento che ha portato alla multa da 1,5 milioni di euro alla Rai, senza quindi neanche ricorrere al Consiglio di Stato, significa che quell’Authority può anche chiudere i battenti e restituire alle imprese e ai cittadini gli oltre 200 milioni di euro annui che riceve per il proprio funzionamento“.

Aggiungendo che: “La Delibera 69/20/CONS arrivò dopo un ampio lavoro istruttorio di commissari, esperti, giuristi, società di monitoraggio. Un documento di 36 pagine che illustrava nel dettaglio in che modo la Rai gialloverde dei vertici nominati da Conte violava sistematicamente il pluralismo e la correttezza dell’informazione. Invece di difendere quell’impegnativo lavoro, gli attuali vertici Agcom hanno preferito rimettersi alle valutazioni di un giudice amministrativo, che non ha alcuna competenza in materia di informazione televisiva, pluralismo, doveri del servizio pubblico. Allora a che serve l’Agcom, se poi decide un giudice amministrativo? A che serve tenere in piedi una struttura da oltre 200 milioni di euro all’anno? Quando sarà disponibile la Delibera adottata si potrà capire meglio che tipo di decisione è stata presa, ma sentir parlare di semplice ‘diffida’ alla Rai a rispettare i principi del servizio pubblico suona come un’imbarazzante presa in giro“.

Nel corso della giornata di ieri si è poi verificato un emblematico episodio. Il Deputato di Fratelli D’Italia e membro della Vigilanza Rai Federico Mollicone ha così ribattuto al collega in Commissione: “Per Anzaldi non va più bene nemmeno la giustizia amministrativa, rimane solo il Tribunale del Popolo. Un
grave attacco alla magistratura e al suo prestigio. Per Anzaldi i giudici del Tar del Lazio sono degli incompetenti. Non si arrende al fatto che la delibera 69 fu un caso di manipolazione politica. Solidarietà alla redazione del Tg2 e ad Agcom“.

Nella nota dell’Agcom, tuttavia, non vi era alcun riferimento al Tg2, né tantomeno nella risposta dell’On. Anzaldi. Senza volerlo, dunque, il Deputato di Fratelli d’Italia ha riesumato uno dei cinque episodi contestati dall’Agcom per comminare la multa milionaria alla Rai, nella fattispecie un servizio del 19 maggio 2019 firmato da Manuela Moreno (ora conduttrice di Tg2 Post), nel quale si parlava del presunto fallimento del modello svedese d’integrazione sostenendo che alcuni territori del Paese erano “completamente fuori controllo”, zone dove “la polizia non entra”, con “il più alto numero europeo di stupri”. Servizio poi ricondiviso dal leader della Lega Matteo Salvini e che si guadagnò la protesta dell’Ambasciata svedese in Italia, la quale sottolineò “l’immagine errata della situazione” diffusa dal Tg2, confutando punto per punto le argomentazioni divulgate dal notiziario della Seconda Rete diretto da Gennaro Sangiuliano.

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