La Rai piena di debiti manda 21 persone negli Usa per le elezioni

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La segnalazione del Segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi qualche giorno fa si è rivelata esatta. Il Deputato di Italia Viva aveva preannunciato l’invio da parte della Rai di una pletora di giornalisti negli Usa per seguire le elezioni presidenziali del 3 novembre prossimo. A carico dei contribuenti, com’è ovvio.

Il sito Adginforma.it pubblica i nomi dei giornalisti e tecnici che la Rai piena di debiti spedisce oltreoceano a spese nostre. Ai tre corrispondenti fissi da New York Claudio Pagliara (responsabile della sede); Antonio Di Bella e Dario Laruffa, si aggiungerà la storica collaboratrice da Los Angeles Valentina Martelli. E “più o meno da metà ottobre, con ritorno fissato intorno al 6-7 novembre, sull’aereo con destinazione Usa si sono imbarcati altri dieci giornalisti, due telecineoperatori e cinque tecnici“.

La carica dei ventuno

Sempre secondo AdgInforma.it, “il direttore del Tg1 Giuseppe Carboni ha inviato i giornalisti Lucia Duraccio e Marco Clementi, due tco (giornalisti anche loro) e un tecnico. Il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano ha mandato Carlo Maria Lo Savio e Anna Mazzone. Il direttore del Tg3 Mario Orfeo ha inviato Nico Piro e Marcello Greco“.

Quanto al direttore di RaiNews24 Andrea Vianello, ha spedito negli Usa “Liana Mistretta e Veronica Fernandes (più due tecnici)”. Poteva mancare la radio? Incaricati dalla direttrice di RadioRai Simona Sala, sono andati in trasferta Enzo Arceri e Laura Pepe (oltre a due tecnici)”.

Una sede Rai da sedici milioni di dollari l’anno

La Rai spedirà questa elefantiaca squadra a spese dei cittadini nella faraonica struttura del quartier generale Rai newyorchese a Tribeca. Che nel 2011 costava già la bellezza di sedici milioni di dollari l’anno. Di soldi pubblici. Al tutto va poi sommato il costo di trasferta dei diciassette collaboratori aggiunti ai quattro corrispondenti fissi dagli Usa già sovvenzionati sempre dai contribuenti.

Insomma, a Viale Mazzini gli sbandierati risparmi, spending review e sobrietà in tempi di Covid-19 sono, a conti fatti, i soliti proclami disattesi.

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