La recensione di Tenet. Quadrati magici, entropia e viaggi nel tempo, ma il protagonista è l’amore

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John David Washington è “Il Protagonista” in Tenet

Tenet (2020) di Christopher Nolan. Con John David Washington, Robert Pattinson, Kennet Branagh, Elizabeth Debicki, Michael Caine, Dimple Kapadia

Tenet, undicesimo film di Christopher Nolan, arriva nelle sale nel 2020, l’annata più nera della storia del cinema. E già questi numeri 11 e 2020, nella ripetitività delle cifre che li compongono, appaiono come curioso e inquietante richiamo a uno degli elementi fondanti del film, suggerito fin dal suo titolo: il palindromo. Ma partiamo dall’inizio e vediamo, a grandi linee, la trama.

Kenneth Branagh Tenet Sator
Kenneth Branagh nei panni di Andrei Sator

La trama di Tenet

Sator, Arepo, Tenet, Opera, Rotas

Il Protagonista (Washington), agente della Cia sopravvissuto a una sanguinosa missione per sventare un attacco terroristico all’Opera di Kiev, si vede affidare un nuovo incarico, armato dalla misteriosa parola d’ordine Tenet. L’incarico è quello di scoprire di più su una tecnologia proveniente dal futuro, grazie alla quale è possibile invertire l’entropia degli oggetti e viaggiare indietro nel tempo.

Rintracciando la provenienza di una serie di “proiettili invertiti”, il Protagonista recluta il fisico e agente segreto Neil (Pattinson) e insieme s’infiltrano in casa della trafficante d’armi indiana Prya (Kapadia). La donna rivela che, quando lei li aveva venduti, si trattava di proiettili ordinari e che è stato un magnate e criminale russo, Andrei Sator (Branagh), a “invertirli”. Sator in qualche modo riesce a comunicare con il futuro ed è entrato in possesso della tecnologia per ribaltare il flusso temporale.

Rendendosi conto che una tale conoscenza avanzata in mani criminali potrebbe scatenare qualcosa di ancor più spaventoso di una guerra nucleare, il Protagonista cerca di entrare in contatto con Sator tramite la sua insoddisfatta moglie Kat (Debicki). La donna è ricattata dal marito attraverso un disegno di Goya, in realtà opera del falsario Arepo, con cui Kat ha avuto una relazione extraconiugale. Il disegno con cui Sator tiene sotto scacco la moglie, alla quale minaccia di togliere per sempre il figlioletto Sam, è custodito in un blindatissimo freeport della Rotas a Oslo.

Assalto al freeport

Il freeport diventa il prossimo obiettivo del Protagonista e di Neal, che lo prendono d’assalto facendovi schiantare contro un Boeing 747 per sottrarre il falso Goya e liberare così Kat dal giogo di Sator. Il disegno era stato però portato preventivamente in salvo dal criminale, con il quale tuttavia il Protagonista riesce a stringere un accordo per rubare assieme una partita di plutonio alla quale Sator è interessato. Com’è ovvio, il Protagonista ha in realtà tutta l’intenzione d’impedire al criminale di mettere le mani sull’elemento radioattivo.

L’algoritmo che viene dal futuro

Sator non si fida del tutto e, durante una rocambolesca rapina a tutta velocità nella quale compare anche un’automobile che viaggia a ritroso nel tempo, ruba al Protagonista la refurtiva. Che non si tratta di plutonio bensì di uno strano oggetto, il frammento di un “algoritmo” fondato sull’entropia rovesciata che permette l’inversione del flusso temporale. L’infernale meccanismo dal potere inimmaginabile è stato inventato nel futuro da una scienziata che, per paura delle conseguenze, ha diviso la sua opera in nove parti nascondendole in luoghi diversi.

Sator sta raccogliendo tutti i nove frammenti di tale algoritmo e, una volta averlo ricomposto, ha intenzione di farlo esplodere distruggendo così il corso della storia del pianeta. Sarà Kat a svelare le ragioni del proposito dissennato del marito; proposito che toccherà a lei, al Protagonista e a Neal sventare a tutti i costi. I tre hanno un unico modo per farlo: tornare indietro nel passato ed effettuare una “manovra a tenaglia temporale”. Ma cambiare il corso della storia riuscirà a mutare il loro tragico destino e a salvare il pianeta? I tre non hanno altra scelta se non provarci.

Il quadrato del Sator

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Il Quadrato del Sator

Sator. Arepo. Tenet. Opera. Rotas. Chi ha letto la trama e ha dimestichezza con i “quadrati magici” avrà riconosciuto le cinque parole che compongono il Quadrato del Sator, o Latercolo Pompeiano, dal luogo della sua più antica testimonianza. Per costruire il suo film quel buontempone di Nolan, insomma, è partito da questo antico e misterioso reperto del passato prendendo spunto dai termini che lo compongono. Il palindromo Tenet è la parola d’ordine utile al Protagonista per avviare la sua indagine sull’inversione del flusso temporale; Sator il criminale che vuole distruggere il mondo; Arepo il falsario autore dell’opera custodita nel freeport della Rotas con cui il folle magnate russo tiene sotto scacco la moglie. Il film, per giunta, si apre al teatro dell’Opera di Kiev, e “opera” è la parola con cui il Protagonista riesce ad attirare l’attenzione di Sator. A parte tenet, palindroma, le altre quattro parole assumono un significato diverso se lette al contrario, senza tuttavia guastare l’armonia del quadrato.

Adombrando così le azioni dei personaggi e degli oggetti del film che si muovono avanti e indietro nel tempo, talvolta coesistendo nello stesso punto di spazio. E così nel film assisteremo a palazzi che si disgregano frantumati da esplosioni fragorose, per poi ricomporsi immediatamente dopo e di nuovo polverizzarsi. Vetri incrinati da proiettili tornare miracolosamente intatti. Macchine viaggiare e ribaltarsi a ritroso. E per gli eroi non mancheranno incontri sconvolgenti con la propria versione futura o passata. Il tutto accompagnato dalle musiche quasi assordanti di Ludwig Göransson che non ha lesinato in fatto di decibel, così come Nolan non ha badato a spese con gli enigmi.

Tenet e il concetto di “entropia rovesciata”

Il concetto di “entropia rovesciata” in Tenet fa la parte del leone ed è la pietra angolare su cui si fondano le scene più epiche del film. Senza annoiare con spiegazioni astruse, basti sapere che taluni oggetti e personaggi in Tenet hanno la facoltà di viaggiare in senso opposto al nostro nel tempo. Come, accennato sopra, vedremo quindi proiettili speciali che, anziché essere sparati dalla canna di una pistola, vi rientreranno. O anziché cadere su un tavolo, risaliranno verso la mano che li lascia cadere. Ovviamente vale anche per le persone in possesso della tecnologia di “inversione” dell’entropia. Ma – come scoprirà Il Protagonista – i viaggi a ritroso non avverranno per lui come in Ritorno al Futuro. Bensì egli si ritroverà a muoversi controcorrente rispetto al tempo, mentre il “presente” che lo circonda si muove in avanti verso il futuro. Confusi? Guardando il film sarà molto più facile capire (o forse no).

Gli interpreti

Alle prese con del materiale di estrema difficoltà, gli interpreti principali se la cavano piuttosto bene. Convince Washington nella parte del Protagonista, “Bond nero” senza macchia e senza paura (e senza nome). Robert Pattinson appare maturato e accattivante rispetto all’esangue vampiro di Twilight. Branagh (prossimo Poirot in Assassinio sul Nilo) gigioneggia nei panni del criminale russo Sator, riuscendo a dare credibilità e sostanza a un personaggio che, in mano ad altri, avrebbe potuto sembrare un cattivo da fumetto e niente più. E la bionda e brava Elizabeth Demicki “sparge algida sensualità come se fosse DDT” (cit.). Sarebbe piaciuta tantissimo ad Alfred Hitchcock.

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Washington con Robert Pattinson (Neil)

Tenet: capolavoro o pretenzioso esercizio di stile?

Tenet non può che dividere il pubblico. Chi lo giudicherà un’opera d’arte destinata a cambiare per sempre la storia del cinema, chi lo riterrà una “boiata” galattica infarcita di cervellotiche e incomprensibili elucubrazioni. Lo stesso Nolan sembra invitare i suoi spettatori a non farsi troppe domande e a godersi semplicemente l’esperienza. “Non cercare di capirlo, sentilo” dice una scienziata al Protagonista (che non viene mai chiamato per nome). E, lasciandosi trasportare dalle immagini, il film lo si “sente” eccome. Anche se, come ha commentato Paolo Mereghetti, per capire certi passaggi sarebbero utili un paio di lauree in Fisica Teorica.

E qui è di nuovo Nolan che, forse inconsciamente o con una sottile ironia, ci ammonisce più volte attraverso i dialoghi dei personaggi che “L’ignoranza è la nostra salvezza”. Alla fine, del resto, tutti i nodi vengono al pettine e, grazie alle agnizioni conclusive, “tutto si tiene” (per citare il titolo del film), facendo acquistare nuovi significati alle azioni del Protagonista e dei suoi comprimari. E rivelandoci che, mentre venivamo distratti da entropie rovesciate, quadrati magici, viaggi a ritroso nel tempo e massimi sistemi, il motore di tutto era solo ed esclusivamente l’amore.

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Washington con Elizabeth Debicki (Kat)

Tenet e l’amore che sfida le nozioni del tempo

Come nell’onirico Inception, nel quale il protagonista Leonardo Di Caprio farebbe di tutto per poter rivedere il sorriso dei figlioletti ed è ossessionato dall’amatissima moglie morta suicida, anche in Tenet le azioni del Protagonista sono sospinte in ultima analisi da suo amore per Kat.

Un amore non dichiarato e non consumato, ma pur sempre un sentimento così forte da convincere l’uomo a sfidare le nozioni stesse del tempo per salvare l’oggetto del proprio sentimento. E l’amore è anche quello di Kat per suo figlio. Un sentimento che la rende schiava di un criminale ma che, alla fine, sarà determinante per le sorti dello stesso pianeta. L’amore materno come strumento di salvezza per il mondo.

Christopher Nolan: un regista avanti rispetto al suo tempo

Come per altri suoi film, in Tenet Christopher Nolan torna a giocare con il tempo, spingendosi ancora una volta in territori inesplorati. L’epica sequenza finale della “manovra a tenaglia” nella quale due squadre dello stesso plotone militare provenienti da linee temporali differenti coesistono sul medesimo campo di battaglia scardina tutte le regole della narrazione bellica al cinema. Appassionante opera di genio assoluto o gelido esercizio di stile? Come già detto, Tenet è un film troppo complesso e soggiogante per non essere divisivo, ma senz’altro è la conferma che, fra tutti i paradossi del film, chi ha davvero sconfitto le regole del tempo è lo stesso Nolan (cognome per giunta composto di cinque lettere come le parole del quadrato del Sator, e quasi palindromo).

Sempre avanti rispetto alla sua epoca, il regista britannico sembra davvero aver scoperto “l’algoritmo” per comunicare con il futuro. E il fatto che, nei loro viaggi a ritroso, i personaggi del film (pensato e girato in era pre-covid) siano costretti a indossare delle maschere d’ossigeno, così come gli spettatori sono costretti nelle sale a indossare la mascherina, è una coincidenza quanto mai inquietante. Qui il trailer del film.

Christopher Nolan Tenet Opera di Kiev
Il regista Christopher Nolan gira la scena ambientata all’Opera di Kiev
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