La scuola di giornalismo Rai che ci costa 700mila euro è un centro disoccupati?

nomine Rai Anzaldi

di Marco Zonetti 🖋️

La Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia, fondata nel 1992 dalla Rai e dall’Università di Perugia, ha appena pubblicato il bando per accedere al suo XVI biennio e diventare giornalisti professionisti. Una scuola che però, secondo l’USIGrai e il Consigliere di Amministrazione Rai in quota Dipendenti Riccardo Laganà costituisce una sorta di “centro per disoccupati” (o nella migliore delle ipotesi per “giornalisti della concorrenza”), e – come se non bastasse – dai costi esorbitanti per la collettività.

Già perché la scuola costa alla Rai – e quindi ai contribuenti – circa 700mila euro l’anno, oltre alle spese varie e agli stipendi di tre dirigenti apicali: Il Presidente Antonio Bagnardi (i cui compensi, secondo il sito della trasparenza Rai, sono di 240mila euro annui); Il Direttore del Centro Antonio Socci (che, sempre dal sito di cui sopra, apprendiamo sia retribuito 204.599 euro annui) e la neo Direttrice della scuola Maria Concetta Mattei (i cui emolumenti non sono indicati sul sito della trasparenza Rai).

Nel caso di Socci, quest’ultimo dal 2004 al 2020 è stato Direttore della Scuola di giornalismo del “Centro Italiano di Studi Superiori per la formazione e l’aggiornamento in giornalismo radiotelevisivo”, e per un periodo anche Vice Presidente, per poi dare le dimissioni dopo le polemiche scatenate da un suo tweet in cui attaccava Papa Francesco. Ma non è andato molto lontano, visto che da Direttore della scuola del centro, nello stesso anno, è andato poi a ricoprire l’incarico di Direttore del centro stesso.

Sono peraltro almeno cinque bienni che la Rai non ha rapporti di lavoro con i professionisti formati nella propria scuola, e che costano all’azienda in media 100mila euro ciascuno. E Viale Mazzini non può neanche assumerli per chiamata diretta da quando, nel 2014, l’Anac ha imposto alla Rai di indire concorsi pubblici per reclutare nuovi giornalisti, e non di attingere a quella che sarebbe altrimenti divenuta una sorta di “scuola aziendale” pagata dai contribuenti.

Come sottolineava il quotidiano La Notizia, due anni fa, l’allora Segretario dell’USIGRai Vittorio Di Trapani tuonava su Facebook: “Ormai da anni la Rai non utilizza i professionisti formati in quella Scuola. E anche i rapporti per la formazione continua sono ridotti al lumicino. Ancor di più in una fase di crisi economica come quella attuale, la Rai non può permettersi di continuare a spendere denaro pubblico senza averne un ritorno, in termini di professionalità e competenze. Serve con urgenza una riforma. Anche con scelte radicali. E contestualmente trovare una soluzione per le decine di professionisti formati al giornalismo radiotelevisivo e multimediale grazie ai fondi della Rai, ma relegati alla disoccupazione o regalati alla concorrenza”.

Di Trapani auspicava quindi una riforma del Centro di Perugia, giudicando senza senso “ipotizzare la pubblicazione di un nuovo bando che creerebbe aspettative per un’altra ventina di giovani professionisti”, e invece ecco che due anni più tardi ne viene pubblicato un altro. Riccardo Laganà dichiarava dal canto suo alla Notizia che: “Dal 2014, 73 diplomati giornalisti della scuola sono in attesa di collocazione o di capire cosa sarà del loro destino”, e secondo il Consigliere Rai in quota Dipendenti era opportuno fermare il corso, che avrebbe generato “altri 18 disoccupati”, in attesa di una riforma del Centro di Perugia.

Interpellato da VigilanzaTv, Riccardo Laganà resta sulla stessa posizione di due anni fa, ribadendo che la scuola permane un vero e proprio “centro disoccupati” e che per giunta “la retta è aumentata a 8000 euro l’anno”. Per tutti questi motivi, il Consigliere in quota Dipendenti chiederà di riparlarne in CdA al più presto, dopo un primo tentativo che – comprensivo di un invito dei vertici del Centro in audizione – non è andato a buon fine.

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