Lega e Forza Italia salvano Fuortes e Rai poco prima dell’elezione del Capo dello Stato

Carlo Fuortes Ad Rai

di Marco Zonetti 🖋️

“Bocciare il bilancio in una societĂ  equivale a sfiduciare chi lo ha presentato, Non mi aspettavo proprio che nel CdA Rai a riservare questo trattamento all’Ad Carlo Fuortes fossero i consiglieri Pd e M5s”. Il laconico tweet dell’ex Presidente Rai Claudio Petruccioli è paradossalmente uno dei pochi commenti illustri riguardo alla situazione creatasi nell’ultima seduta del Consiglio di Amministrazione della Tv di Stato, con i rappresentanti di Lega (Igor De Biasio) e Forza Italia (Simona Agnes) che, di fatto, hanno salvato la pelle dell’Ad Carlo Fuortes, “sfiduciato” dai voti contrari di Pd (Francesca Bria) e M5s (Alessandro Di Majo) al Budget 2022, in concerto con il no del Consigliere in quota Dipendenti Riccardo LaganĂ . Quattro sì (dei quali due sono quelli scontati dello stesso Fuortes e della Presidente Rai Marinalla Soldi), contro tre no. Una maggioranza assai risicata, come avevamo scritto noi immediatamente dopo il voto.

Nessuno, finora, però ha delineato lo scenario che si sarebbe venuto a determinare nel momento in cui i Consiglieri in quota Carroccio o Fi, anche solo uno di loro o peggio entrambi, avessero espresso voto contrario. L’attuale gestione Rai di Fuortes voluta da Mario Draghi sarebbe andata a carte e quarantotto a pochi giorni dall’elezione del Capo dello Stato e, a livello aziendale, a poche settimane dal Festival di Sanremo, ovvero l’annuale evento clou che permette alla Rai d’incassare svariati milioni di euro.

Un gran bel rischio, insomma, provocato dalla scelta della santa alleanza M5s-Pd, forse per ripicca contro alcune nomine non ben digerite dall’asse giallo-rosso, e ufficialmente per protestare contro il taglio della terza edizione della Tgr, il pomo della discordia che ha visto Fuortes inimicarsi in primis il potentissimo sindacato USIGrai, che giĂ  decretò l’archiviazione del piano Gubitosi sulle Newsroom e la caduta di Carlo Verdelli.

Il fatto che nell’Ă mbito delle istituzioni, a parte qualche voce nel deserto, l’On. Michele Anzaldi (Iv), il Senatore Antonio Saccone (UDC), il Deputato di Fratelli d’Italia Federico Mollicone, non si sia sollevato un caso non è soltanto dovuto alla distrazione causata dal fermento per l’elezione del Capo dello Stato, o per via della recrudescenza dei contagi. La realtĂ  secondo la quale la prima azienda culturale italiana ha rischiato d’implodere in sordina a pochi giorni soltanto dalla votazione del Presidente della Repubblica è emblematica del ruolo ormai del tutto marginale occupato dalla Rai nel dibattito pubblico.

Nell’inquietante silenzio che da tempo la circonda dentro ed esternamente alle sue mura, essa si dibatte in una prolungata agonia, sostentata dal costosissimo accanimento terapeutico del canone degli italiani. Ma fin quando potrĂ  durare? La sfiorata crisi di qualche giorno fa a breve distanza da un’elezione cruciale per questo Paese, una crisi spaventosamente assente dalle prime pagine dei giornali, è un allarme rosso che la stampa, le istituzioni, Palazzo Chigi e lo stesso Quirinale – da chiunque sarĂ  occupato a breve – farebbero bene a non ignorare.

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