M5s. Il crollo della casa di vetro: il falso mito della trasparenza grillina

M5s Stati Generali Davide Casaleggio
Davide Casaleggio

La sassaiola di Davide Casaleggio sull’assemblea degli Stati Generali del M5s, con il figlio di Gianroberto che indossa l’armatura di paladino della trasparenza, fa sorridere chi i grillini li segue da tempo, denunciandone da sempre le opacità.

La favola della “casa di vetro”

La “casa di vetro” pentastellata, ove tutto avrebbe dovuto essere alla luce del sole ed essenzialmente visibile agli occhi, è stata da sempre un falso mito. Una favoletta raccontata a cittadini/elettori bisognosi di credere nella trasparenza della politica dopo decenni di occulti giochi di palazzo.

Ricordiamo ancora con tenerezza le prime riunioni in diretta streaming dei deputati del M5s appena sbarcati in Parlamento. Riunioni poi svanite dalla sera alla mattina, nel momento in cui gli slogan e i buoni propositi erano fisiologicamente travolti dai compromessi del potere.

Con meno tenerezza ricordiamo invece la questione del misterioso “staff”, che per anni ha deciso dietro le quinte le sorti del Movimento. Le sue svolte repentine, le espulsioni e salvataggi dei parlamentari, gli insabbiamenti degli scandali e delle controversie e così via. Ancora oggi, sette anni dopo l’ingresso del Movimento Cinque Stelle nelle Istituzioni, non sappiamo ancora da chi fosse composto questo mitologico “staff”.

Il caso delle Europee 2014

Fa dunque sorridere, dicevamo, la richiesta di trasparenza al “reggente” Vito Crimi da parte di Davide Casaleggio sui “voti dei delegati del sabato e dei relatori della domenica” agli Stati Generali. In accordo con Alessandro Di Battista che smania per conoscere quale “maggioranza bulgara” l’abbia prescelto fra gli altri.

A parte l’inopportunità di tali baruffe chiozzotte in seno a un partito di governo durante la crisi peggiore che abbia investito l’Italia dal Dopoguerra. Ma è peculiare che tale rivendicazione arrivi dallo stesso Casaleggio, patron della società che per fare un esempio, da sei anni, non ha ancora rivelato con esattezza le percentuali delle votazioni interne per le Europee 2014. Una consultazione senz’altro più importante, quella che ha selezionato i candidati per accedere alle istituzioni europee. La Casaleggio scelse di rendere pubblici solo i nominativi e le percentuali di voto di coloro che avevano prevalso nelle venti regioni. Venti nominativi su oltre cinquemila candidati, che non hanno mai avuto il diritto di sapere se abbiano raccattato zero voti o soltanto un voto in meno del primo classificato. Più che la pubblicazione dei risultati, fu l’invito a un atto di fede nelle buone intenzioni della Casaleggio & Associati.

Atto di fede

E “l’atto di fede” è stata la prassi con cui, in tutti questi anni, i fedelissimi simpatizzanti grillini (sempre meno) hanno accettato più o meno a scatola chiusa tutte le decisioni calate dall’alto. Pertanto è paradossale che ora lo stesso Davide Casaleggio si lamenti delle stesse dinamiche che la sua società ha perpetrato per anni. Travolto anch’egli dal crollo del falso mito della “casa di vetro” che ha illuso tanti, troppi, italiani e che egli in primis ha contribuito a creare. E i cocci sono tutti suoi.