M5s, ora l’alleanza con Berlusconi è possibile. Conte blindatissimo, e la Rai…

Berlusconi Beppe Grillo alleanza M5s Forza Italia

Il M5s cambia pelle. La votazione su Rousseau elimina il vincolo del secondo mandato, aprendo al terzo (al quarto ecc.) e apre alle alleanze con i partiti tradizionali.

Partiti tradizionali fra i quali non vi è solo il Pd, ma anche Forza Italia ovviamente. E la clausola delle alleanze “a livello locale” non toglie che i vertici grillini ora abbiano via libera per infrangere anche l’ultimo tabù. Ovvero “andare a letto con il nemico”, Silvio Berlusconi.

Si appone insomma un sigillo per ora ufficioso (se non ancora ufficiale) su uno scenario delineatosi qualche tempo fa nel paventare la scissione pentastellata sul Mes. Nel caso in cui un certo numero di ribelli grillini avessero lasciato il partito rischiando di far cadere Giuseppe Conte, ecco che in soccorso avrebbero potuto arrivare i voti di Forza Italia.

Ora, con il suggello della votazione su Rousseau, tutto sarebbe più facile. La decisione degli iscritti, insomma (o di chi per loro) ha di fatto blindato ulteriormente il presidente Conte in vista di qualsiasi nodo spinoso da qui al 2023.

Ma c’è anche un altro aspetto che riguarda la Rai e il suo Amministratore Delegato Fabrizio Salini (in quota M5s). Fu il Segretario della Vigilanza Rai Michele Anzaldi (Iv) a sollevare la questione riguardo a un abboccamento fra Salini e Conte.

“Quest’ultimo” denunciava l’On. Anzaldi, “avrebbe promesso l’eliminazione della pubblicità dal Servizio Pubblico per favorire le reti del Biscione. Quale sarebbe il tornaconto per l’Amministratore Delegato Rai? Il prolungamento del suo incarico.

Il Segretario della Commissione di Vigilanza Rai liquidava il tutto come: “Un accordo che farebbe impallidire qualunque precedente, altro che gli accordi sulle riforme della Bicamerale e del Nazareno.”

“Se davvero questo è il progetto di Conte”, preconizzava l’Onorevole di Italia Viva, “come step successivo aspettiamoci l’aumento del canone, per far rientrare dalla finestra delle tasche degli italiani quello che la Rai perderà dalla porta con l’eliminazione della pubblicità. Va a finire che Conte riporterà il canone a 113,5 euro, dopo che Renzi l’aveva tagliato fino a 90? Sarebbe uno scandalo incredibile”.

Ora, come abbiamo già sottolineato sopra, dopo l’esito della votazione sulla piattaforma Rousseau questa ipotesi diviene sempre meno peregrina e più fattibile.