La questione dei presunti finanziamenti del regime venezuelano di Hugo Chávez al M5s, sollevata dall’ex agente segreto Hugo Carvajal, alias “El Pollo”, è stata praticamente ignorata dall’informazione Rai. Si tratta della notizia secondo cui il Venezuela di Chávez – a detta di Carvahal – avrebbe sovvenzionato una serie di partiti politici in tutto il mondo, fra cui il Movimento Cinque Stelle delle origini, con il coinvolgimento del defunto Gianroberto Casaleggio (notizia categoricamente smentita dal figlio Davide con minacce di querela a chi sostiene il contrario e tanto di lettera al Quirinale).
Una notizia tornata alla ribalta in queste settimane, ma di fatto desaparecida dai Tg Rai. Vi allude il Deputato Michele Anzaldi (Iv), Segretario della Commissione di Vigilanza, in un intervento sul Riformista, nel quale deplora la possibilità che la Rai di Draghi, “ovvero del presidente del Consiglio che in questi mesi ha avuto il coraggio di avviare fondamentali riforme per il Paese nell’ambito dell’attuazione del PNRR”, proceda ad avallare un assetto obsoleto per quanto riguarda l’informazione del Servizio Pubblico. E che l’amministratore delegato Fuortes, “invece di porre le basi per eliminare la lottizzazione”, intenda “andare avanti con una nuova carrellata di nominati come chi l’ha preceduto. Può essere questa la nuova Rai “europea” di profilo draghiano?” si domanda l’On. Anzaldi in merito alle ventilate prossime nomine alla guida dei Tg.
E ancora: “L’inefficienza e l’inefficacia dell’attuale assetto informativo Rai è sotto gli occhi di tutti, dalle notizie censurate (vedi i presunti fondi di Chavez a M5s) alla lunga sequela di errori, dalla moltiplicazione dei costi all’assenza delle testate Rai quando c’è da dare per primi una notizia. Leggere in queste ore che il nuovo Ad e il nuovo Cda abbiano deciso di perpetuare un modello bocciato dai più importanti servizi pubblici radiotelevisivi europei desta meraviglia e sconcerto perché smentisce clamorosamente la linea di rigore e di rinnovamento perseguita dal presidente Draghi”.
L’On. Anzaldi ricorda quindi che “negli ultimi anni (prima con l’ex Ad Gubitosi, poi con Verdelli nella sua qualità di direttore editoriale) la Rai aveva elaborato due piani di riforma delle news, perché una profonda ristrutturazione di quel comparto era stata giudicata necessaria e non rinviabile sul piano dell’efficienza, della qualità, di un pluralismo vero e del contenimento dei costi, eliminando duplicazioni di funzioni, ma soprattutto sprechi e clientele”. E si domanda: “Che fine hanno fatto quei piani? Dopo essere stati insabbiati e chiusi in un cassetto dalla Rai gialloverde di Conte e dell’amministratore delegato Salini, davvero possono essere ignorati anche dall’Ad Fuortes e dal Cda presieduto da Marinella Soldi? Si può lanciare l’allarme sui conti, sull’insostenibilità dell’attuale situazione finanziaria del servizio pubblico, e poi ignorare un piano già pronto come il Piano Newsroom di Gubitosi, approvato anche dalla commissione di Vigilanza allora presieduta dal presidente Fico, che a regime farebbe risparmiare 70 milioni di euro all’anno?”.
“Spero che il vertice Rai si fermi in tempo” – conclude il Segretario della Vigilanza – “le nomine non possono essere staccate da un piano di riforma delle news in linea con quanto fatto dalle altre tv in Europa“.