Matteo Renzi e l’agente televisivo Lucio Presta indagati per finanziamento illecito ai partiti

Lucio Presta e Matteo Renzi

La magistratura guasta la festa a Matteo Renzi per l’uscita del suo nuovo libro Controcorrente, da oggi, 13 luglio 2021, in libreria. Mentre Renzi era impegnato in Senato nella discussione del Ddl Zan, è uscita infatti un’anticipazione del quotidiano Domani secondo la quale la Procura di Roma starebbe indagando sul leader di Italia Viva e sul manager e agente televisivo Lucio Presta per presunto finanziamento illecito ai partiti. L’inchiesta nasce dal documentario Firenze secondo me ideato e condotto da Renzi e prodotto dalla Arcobaleno Tre di Presta, andato in onda in otto puntate sul Nove tra il 2018 e il 2019.

Per il documentario Firenze secondo me, Discovery, cui fa capo il canale Nove, avrebbe pagato ai Presta (Lucio e il figlio Niccolò, anch’egli indagato) la somma di circa 20mila euro, mentre Renzi avrebbe percepito dalla Arcobaleno Tre 454mila euro (come già aveva rivelato L’Espresso a fine 2019). Cifra per la quale la procura di Roma e il nucleo di Polizia valutaria della Guardia di Finanza ipotizzano per l’appunto un possibile finanziamento illecito a Renzi (all’epoca ancora senatore del Pd). Oltre a una serie di reati fiscali per “prestazioni mai effettuate” che sarebbero stati contestati al manager e al figlio, e grazie ai quali sarebbero riusciti a frodare l’Iva. Per il momento si sa che, nei giorni scorsi, la Guardia di Finanza ha perquisito la casa dei Presta in cerca di documenti e materiale utili all’inchiesta, effettuando anche una verifica fiscale nella sede dell’Arcobaleno Tre.

Verifica che avrebbe portato alla luce altri due contratti e relativi bonifici di migliaia di euro a favore di Matteo Renzi. Come scrive l’Ansa, si tratterebbe di “denaro versato dalla società del manager all’ex premier per la cessione dei diritti d’immagine e per alcuni progetti televisivi che i due avrebbero dovuto fare insieme”. E ancora: “nel decreto di perquisizione ai Presta e alla loro Arcobaleno Tre, i pm Alessandro Di Taranto e Gennaro Varone parlano infatti di ‘rapporti contrattuali fittizi, con l’emissione e l’annotazione di fatture relative a operazioni inesistenti, finalizzate anche alla realizzazione di risparmio fiscale, consistente nell’utilizzazione quali costi deducibili inerenti all’attività d’impresa costi occulti del finanziamento della politica’“. Il quotidiano Domani conclude che “i programmi ipotizzati non sono infatti mai stati fatti, e soprattutto i pagamenti al politico non sono stati iscritti al bilancio”.
   

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