di Marco Zonetti
Quattro milioni e 221mila spettatori con il 17.72% di share. No, non sono gli ascolti di un odierno programma d’intrattenimento in prima serata, bensì i dati Auditel del talk show di approfondimento Sciuscià, condotto da Michele Santoro dal 2000 al 2002. E questo è niente; qualche anno dopo, Santoro riuscì perfino a superarsi: la quinta e ultima edizione del suo Annozero, in onda dal settembre 2010 al giugno 2011 su Rai2 in prime time, totalizzò una media di 5.773.128 pari al 20.71% di share.
Cifre oggi appannaggio perlopiù di alcune fiction di successo e del tutto impossibili da raggiungere per i programmi di approfondimento di Rai2 o Rai3, spesso arenati a un irrisorio 2% di share. Ultimo in ordine di tempo, Che c’è di nuovo condotto da Ilaria D’Amico sulla Seconda Rete, chiuso definitivamente per ascolti esangui da tempo divenuti la regola per i talk Rai analoghi. Come malignamente sottolineato, nel salotto di Lilli Gruber nell’aprile 2021, dallo stesso Santoro con il dente avvelenato.
E ne aveva ben donde. Nel 2002, malgrado i numeri eclatanti del suo Sciuscià che superavano quelli dell’intera Rai2 nelle 24 ore, il programma fu chiuso per volere dell’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e del suo cosiddetto “editto bulgaro”, che decretò la cacciata di Santoro, del collega Enzo Biagi e del comico Daniele Luttazzi (unico dei tre mai più tornato in Rai). Chiuso Sciuscià, la Seconda Rete lo sostituì con Excalibur di Antonio Socci, i cui ascolti deludenti (crollati al 3.42% di share) ispirarono perfino una battuta di Fiorello nel suo show di prima serata: “Chi lo vede Socci?”.
Excalibur durò fino al 2004, tra sospensioni e cambi di palinsesto, per poi essere chiuso in via definitiva. Nel 2006 Santoro tornò trionfalmente, con Marco Travaglio, su Rai2 nel “suo” giovedì sera alla guida di Annozero, sfiorando i sei milioni di spettatori di media e toccando nella puntata del 9 giugno 2011, complice una filippica del conduttore contro la dirigenza Rai dell’epoca (il “nemico” berlusconiano Mauro Masi aveva appena lasciato la carica di direttore generale), una media monstre di 8.389.000 individui all’ascolto pari a uno share del 32.29%. Numeri da partita di calcio della Nazionale, insomma.
La fine di Annozero, che segnava l’addio (consensuale) di Santoro alla Rai,rappresentò l’epilogo definitivo del grande approfondimento della tv pubblica. Annozero fu sostituito quasi per sfregio da Star Academy con Francesco Facchinetti, flop colossale chiuso in anticipo fra mille polemiche; quindi per molto tempo il giovedì sera di Rai2 fu occupato dall’intrattenimento leggero (Pechino Express, L’isola dei Famosi, The Voice of Italy, Un minuto per vincere e così via).
Frattanto, l’approfondimento politico proseguiva il venerdì su Rai2 con L’ultima parola di Gianluigi Paragone, quindi con Virus – Il contagio delle idee condotto da Nicola Porro, poi trasferitosi nello stesso spazio una volta occupato da Santoro. Per una sorta di corso e ricorso storico vichiano, malgrado gli ascolti buoni seppur neanche lontanamente simili a quelli di Annozero, Porro fu anch’egli “epurato” nel giugno 2016 dalla Rai. Leggenda vuole per volere dell’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi, che però ha sempre respinto l’accusa.
Durante il mandato di Renzi fu cancellato anche Ballarò, condotto prima da Giovanni Floris e poi (con ascolti in calo vertiginoso) da Massimo Giannini su Rai3, e il programma fu sostituito da Politics con Gianluca Semprini, altro flop colossale dell’approfondimento Rai in prima serata con la sua media del 3.63%. L’agonia di Politics si protrasse fino al dicembre 2016, lasciando poi spazio a #Cartabianca di Bianca Berlinguer, tuttora in onda malgrado ascolti non certo entusiasmanti.
Frattanto, nel giovedì sera di Rai2 orfano di Santoro vedeva la luce Nemo – Nessuno escluso con Enrico Lucci e Valentina Petrini. Il progetto, ideato da Alessandro Sortino e prodotto dalla Fremantle resistette per cinque stagioni con discreti ascolti, ma è curioso come Sortino sia anche l’ideatore dell’appena chiuso Che c’è di nuovo della D’Amico, prodotto anch’esso dalla Fremantle, e come il potentissimo Beppe Caschetto sia l’agente di Lucci e Petrini e anche di Ilaria D’Amico.
L’approdo di Carlo Freccero alla direzione di Rai2 in quota M5s nel 2018 con l’insediamento del governo giallo-verde, segnò la rottamazione di Nemo e la nascita di un nuovo programma dalle sue ceneri, Popolo Sovrano, condotto da Sortino, Eva Giovannini e Daniele Piervincenzi e prodotto, come ti sbagli?, dalla Fremantle. Malgrado il titolo che vellicava i sogni selvaggi degli spettatori sovranisti, questi ultimi furono i primi a essere scontenti della formula di Popolo Sovrano. Che si rivelò l’ennesimo flop, naufragò ben presto arenandosi sul solito 2% e, dopo uno spostamento in seconda serata, chiuse i battenti dopo sole sei puntate.
Stessa sorte subìta da vari programmi di Annalisa Bruchi, quali Sunday Tabloid poi ribattezzato Night Tabloid, Kronos (a fianco di Giancarlo Loquenzi) e Povera Patria. Condotto quest’ultimo da Bruchi, affiancata da Aldo Cazzullo e Alessandro Giuli (oggi presidente del Maxxi) e voluto sempre da Freccero, subì cambi di palinsesto, abbandonò gli echi di Franco Battiato per cambiare nome in Patriae ma neanche con il “latinorum” riuscì a superare la media del 3% di share. Fu cancellato nel giugno 2020 dopo due edizioni (neanche poche, visti gli ascolti).
Bruchi è attualmente al timone di Re Start, che ha raggiunto tre edizioni, prima in onda il mercoledì in seconda serata, poi spostato – ancora una volta – il lunedì alla stessa ora. La più recente puntata, andata in onda il 19 dicembre 2022, ha totalizzato il 3.4% con una media di 369.000 spettatori. Quella del 5 dicembre, il 2.47% con 229.000.
Nell’autunno 2020, Rai3 varava in prime time il talk Titolo V con Francesca Romana Elisei e Roberto Vicaretti, eliminato dai palinsesti dopo cinque mesi per ascolti arenati al (solito, maledetto) 2% di share, mentre la Rai2 in quota Fratelli d’Italia dava vita, nella prima serata del giovedì un tempo occupata da Santoro, il programma Seconda Linea con l’inedita coppia composta da Alessandro Giuli e Francesca Fagnani, coadiuvati in studio da una pressoché sconosciuta Francesca Parisella. Il progetto terminò dopo solo due puntate con una media dell’1.8% di share, per essere sostituito di lì a poco da Anni 20, sempre in quota FdI, con la sempre sconosciuta Parisella al timone.
Gli ascolti permasero esangui e il programma fu prima trasferito in seconda serata con il titolo Anni 20 Notte, per poi essere infine rottamato da Mario Orfeo, allora Direttore dell’approfondimento Rai che affidò il giovedì sera a Ilaria D’Amico e a Che c’è di nuovo, mandato in pensione dopo la nona puntata crollata al 2.5% di share. Chissà cosa ne pensa Santoro…