Quando Di Battista pensava all’aiuto dei russi contro il referendum di Renzi

Alessandro Di Battista Matteo Renzi Vladimir Putin
Alessandro Di Battista e Matteo Renzi

di Marco Zonetti 🖋️

“«La Russia non sta invadendo l’Ucraina. Giustamente chiede garanzie sulla sua neutralità. Un’entrata di Kiev nella Nato sarebbe una minaccia inaccettabile». Sembra di sentir parlare Vladimir Putin, con accento di Roma nord” scrive Alessandro Trocino riportando le parole di Alessandro Di Battista, in un articolo del Corriere della Sera dedicato ai “putiniani d’Italia”, ovvero quegli esponenti dei partiti nostrani che in questi anni si sono dimostrati particolarmente vicini al Presidente russo; al momento impegnato, per l’appunto, nella sanguinosa invasione dell’Ucraina.

Dibba è stato anche recentemente protagonista di un acceso battibecco televisivo con il Direttore di Libero Alessandro Sallusti, che ha accusato il “Che Guevara di Roma Nord” di “ambiguità” nei confronti del Presidente russo, sottolineando che tale atteggiamento da parte di Di Battista (e dell’ex Presidente Rai Marcello Foa) è un’arma a favore del “criminale e delinquente” Putin.

Ma che Di Battista fosse da anni vicino alla Russia era già chiarissimo per chi avesse letto SupernovaCom’è stato ucciso il Movimento 5 Stelle, libro scritto in tandem dal giornalista ed ex responsabile della Comunicazione grillina alla Camera dei Deputati Nicola Biondo e dallo sviluppatore informatico Marco Canestrari, che ha operato per molto tempo in un ruolo chiave in seno alla Casaleggio & Associati.

Nelle pagine del coraggioso libro dei due insider uscito nel settembre 2017, leggiamo dell’inquietante – e piuttosto repentino – avvicinamento del M5s alla Russia di Putin, passando dalla ferma condanna a quest’ultimo pronunciata nel marzo 2014 dall’allora Presidente della Commissione di Vigilanza Rai Roberto Fico al “capovolgimento di fronte” con “l’abbraccio tra un movimento che genericamente si dice antiautoritario e a favore della democrazia diretta e uno dei regimi più agli antipodi da questi principi: quello di Vladimir Putin”.

Biondo e Canestrari raccontano dell’incontro avvenuto nel 2016 (In piena campagna del M5s contro il referendum costituzionale di Matteo Renzi, la cui sconfitta contribuirà a un’escalation di consensi grillini) tra Di Battista e Sergei Zheleznyak, influente uomo del regime putiniano divenuto – scrivono i due insider in Supernova – “deus ex machina di una serie di leggi che limitano la libertà di espressione” e al quale “il MoVimento si [affidò] per tessere la sua tela con Mosca”.

Sempre in Supernova, leggiamo che la capacità da parte della Russia di influenzare le campagne elettorali in altri Paesi – ricordiamoci che siamo sempre nel 2016 in piena campagna referendaria – piace molto, e per giunta “«Putin è uno che tira, il suo nome produce traffico sulla rete», raccontano dal quartier generale della Casaleggio, la task-force che spesso rimbalza e fa da cassa di risonanza dei due principali network putiniani, Russia Today e Sputnik“. Proprio le due testate russe con le quali è stato accusato di collaborare anche il succitato ex Presidente Rai Foa, la cui nomina al vertice della Tv pubblica la cui legittimità più volte messa in dubbio dal Segretario della Commissione di Vigilanza Michele Anzaldi e che invece fu salutata entusiasticamente da Di Battista come “un sogno”.

Lo stesso Di Battista che, come narrano Biondo e Canestrari, negli uffici del gruppo parlamentare fra l’ottobre e il novembre 2016 propose: “Che ne dite di farci dare una mano per la campagna sul referendum costituzionale dall’ambasciatore russo? Con tutto quello che stiamo facendo per loro…”.

L’avvicinamento alla Russia putiniana da parte del M5s deriva, secondo i due insider, da una sorta di scelta obbligata, visto che i grillini non godevano certo di grande popolarità all’estero e come raccontava un senatore pentastellato: “Siamo andati a bussare a tutte le porte. Gli unici che ci hanno aperto sono stati i russi, ecco perché oggi siamo la loro prima scelta in Italia”. Lo stesso Beppe Grillo, agli inizi del 2016, andò in visita all’ambasciatore russo portandosi dietro il fido Dibba, e secondo Biondo e Canestrari la svolta pro Putin del M5s si deve proprio al comico fondatore del Movimento; una scelta unilaterale non dettata da Gianroberto Casaleggio.

“Grillo aveva molte frecce al suo arco” scrivono Biondo e Canestrari. “Ha scelto la musica di malaffare suonata da Putin, dai suoi oligarchi, dai suoi apparati che truccano le elezioni, uccidono i giornalisti, invadono e massacrano i popoli confinanti. Cosa lo ha spinto tra le braccia dell’uomo forte?”. Non lo sappiamo, ma senz’altro – alla luce di tutto questo – non ci stupisce che, qualche giorno fa, all’inasprirsi della crisi russo-ucraina Grillo abbia ospitato sul suo blog un intervento che parla di “narrativa russofoba”, né tantomeno ci sorprende la posizione “ambigua” di Dibba nei confronti di Putin rinfacciatagli da Sallusti.

Se quanto ricostruito da Biondo e Canestrari corrispondesse al vero, ricordando la mole impressionante di fake news vomitata in rete contro Renzi ai tempi della campagna referendaria del 2016, i rapporti stretti tra M5s e la Russia di Putin e le parole di Di Battista sulla richiesta di aiuto all’ambasciatore russo, sarebbe del tutto lecito porsi qualche – inquietante – interrogativo.

 Specie leggendo un passo significativo di Supernova riguardo alle bufale “prodotte in laboratorio” riprese dai media russi: “Al Movimento questa propaganda (piace: e infatti al Parlamento europeo, il Movimento, Farage e alcune frange di estrema destra propongono l’abolizione di tutte le misure che la Ue ha disposto per fronteggiare la propaganda di Mosca”. Perché “Quasi sempre la notizia di cronaca non è vera, ma ciò non è importante. Le bufale producono molta più viralità delle notizie vere. Con la piena acquiescenza dei colossi, Facebook e Twitter, che non intervengono quasi mai”. Aiuto.

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