Quell’attacco di Renzi ai talk show che i talk show non gli hanno mai perdonato

Matteo Renzi Giovanni Floris Massimo Giannini talk show
Matteo Renzi, Giovanni Floris e Massimo Giannini

di Marco Zonetti

Che Matteo Renzi, leader di Italia Viva, non sia un beniamino dei talk show italiani fin da quando era Presidente del Consiglio negli anni 2014-2016, non è certo una scoperta sensazionale. Convitato di pietra in quasi tutte le puntate dei programmi di approfondimento, imputato di processi in contumacia e ogni tanto in presenza (vedi l’ultimo officiato a Otto e mezzo dalla conduttrice/giudice Lilli Gruber e dai “pm” Massimo Giannini della Stampa e Marco Travaglio del Fatto Quotidiano), Renzi è un ottimo “feticcio vudù” sul quale far conficcare allegramente gli spilloni di Destra, Centro e Sinistra, mettendo così d’accordo tutto l’arco costituzionale da Meloni a Fratoianni.

Molti diranno che “se l’è cercata”, se si rammenta la sua disamina sui deludenti ascolti dei “talk show del martedì”, disamina che nel settembre del 2015 l’allora Presidente del Consiglio fece alla direzione del suo ex partito, il Pd. La settimana precedente, di preciso il 15 settembre 2015, l’ennesima replica di Rambo aveva battuto sia Ballarò su Rai3, all’epoca condotto da Massimo Giannini, sia diMartedì di Giovanni Floris su La7. Il film con Stallone aveva totalizzato 1.349.000 spettatori con il 5.71% di share, Giannini 1.095.000 con il 5.13%, Floris 839.000 spettatori per uno share del 4.49%. 

“Se tutti e due i talk show del martedì fanno meno della centosettesima replica di Rambo” aveva ironizzato il toscanaccio Matteo, “vuol dire che trama conosciuta per trama conosciuta, finale già scritto per finale già scritto, si sceglie la storia che è scritta meglio, dagli americani”. Inutile dire che le due trasmissioni avevano sparato a zero sul Presidente del Consiglio Renzi e attaccato le politiche del Partito Democratico alla guida del Paese. Per paradosso, martedì 22 settembre 2015, poche ore dopo la battuta di Renzi, i talk show di Giannini e Floris erano stati di nuovo superati da Rambo 2 – La vendetta.

Va peraltro ricordato che Floris, dopo dodici anni, aveva lasciato la Rai per andare a condurre diMartedì su La7 dopo varie polemiche con lo stesso Renzi in diretta televisiva e via social, lasciando a Giannini le redini di Ballarò, poi chiuso per ascolti deludenti dalla Rai a trazione renziana. Sostituito da qualche anno da #Cartabianca di Bianca Berlinguer, i cui risultati Auditel sono altrettanto esangui.

Rispetto al 2015 la situazione politica sarà senz’altro mutata, ma i “talk show del martedì” sono rimasti arenati più o meno alle stesse cifre di allora, più o meno sul 4% per salire al 5% durante i periodi elettorali. Lo stesso talk quotidiano più visto, ovvero Otto e mezzo di Lilli Gruber, viene superato quasi regolarmente dalla soap Un posto al sole, mentre In Onda con Concita De Gregorio e David Parenzo s’impantana sul 4% di share, nettamente battuto dal visto e rivisto telefilm NCSI su Rai2.

E a proposito di Rai2, come non citare Giovanni Minoli che, in una recente intervista, ha parlato dell’irrilevanza dei talk show con il loro 3% di share, o Michele Santoro che, assai meno magnanimo del collega, ha tuonato contro i talk che fanno l’1% negli slot del giovedì in cui lui spopolava (allusione neanche troppo velata a Seconda Linea, chiuso dopo solo due puntate, e Anni20)? Insomma, Renzi nel lontano 2015 aveva brutalmente fotografato la scomoda realtà, più che mai attuale, del declino dell’informazione e dell’approfondimento televisivo, non solo in Rai. C’è da stupirsi che qualcuno se la sia legata al dito?

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