di Marco Zonetti 🖋️
All’Ad Rai Carlo Fuortes non ne va bene una. Non aveva neanche fatto in tempo a godersi gli ascolti stratosferici del Festival di Sanremo che pochi giorni dopo gli è arrivata la tegola del caso Ranucci che sta infuriando da giorni, e che ha portato a un audit interno sul conduttore di Report e appena nominato Vicedirettore ad personam dell’Approfondimento. E, giĂ gravato dal contenzioso con l’USIGRai che l’ha portato in giudizio per il taglio dell’edizione notturna della Tgr, ora “Napoleone” si vede arrivare in testa una mazzata che purtroppo in ultima analisi finisce per andare a danno anche di noi contribuenti.
L’avvocato Vincenzo Iacovino, autentica “bestia nera” della Rai per via delle numerose cause vinte contro l’azienda, è riuscito a strappare un assegno di ben 250mila euro in un contenzioso che lo vedeva assistere contro Viale Mazzini una lavoratrice costumista. Con una sconfitta campale per la Tv di Stato.
Lo stesso Iacovino racconta sul suo profilo Facebook: “La lavoratrice ha iniziato a lavorare in Rai dal 1991 con contratti di lavoro a tempo determinato, reiterati fino al 1999, che avevano ad oggetto lo svolgimento di attivitĂ lavorativa come costumista! Dal 1999 in poi la Rai stipula con la lavoratrice diversi contratto a partita iva che di fatto sono serviti solo a risparmiare e a nascondere o dissimulare il rapporto di lavoro di fatto subordinato che di fatto ha continuato a svolgersi sempre alle stesse condizioni come costumista nei diversi programmi televisivi“.
E il legale prosegue: “La lavoratrice, con 20 anni di precariato, perde la causa in Tribunale, si rivolge allo studio legale Iacovino & Associati, promuove appello e ribalta la decisione. La Corte di Appello di Roma sezione lavoro qualifica il rapporto intercorso tra le parti, sin dall’ottobre 1999, quale rapporto di lavoro di natura subordinata a tempo indeterminato. La Corte riconosce la persistenza del rapporto condannando la RAI a riammettere in servizio la lavoratrice con inquadramento nel 3’ livello del CCNL con mansioni di costumista“.
A quel punto “i giudici capitolini condannano, altresì, la RAI al pagamento, in favore della lavoratrice, delle retribuzioni maturate a titolo di risarcimento del danno patito!La lavoratrice, riammessa subito in servizio, ha dovuto affrontare un altro giudizio per l’esatta quantificazione del danno che giorni fa il Tribunale di Roma ha determinato in euro 250.000 € oltre alle spese legali sempre a carico della Rai e degli utenti!“
Non solo ora la costumista tornerĂ al lavoro, ma Viale Mazzini “dovrĂ versare anche i contributi presso gli enti competenti! Va detto che in RAI per lungo tempo la gestione dei rapporti di lavoro hanno seguito la prassi oggetto di sentenza, sia per i giornalisti che per gli altri dipendenti, omettendo così di versare centinaia di milioni di euro alle casse degli enti, dissestati, e ai lavoratori che tuttora possono rivendicare i loro diritti! C’è’ da chiedersi chi pagherĂ mai di persona i danni, anche erariali, provocati agli enti previdenziali e ai lavoratori così sfruttati nello svolgimento della loro attivitĂ prestata in favore del servizio pubblico radiotelevisivo finanziato dal canone pagato dagli utenti!”. Ecco, per l’appunto… chi pagherĂ in ultima analisi tutto questo possiamo benissimo intuirlo: noi contribuenti.