Rai, addio Fuortes: l’Ad si dimette “nell’interesse dell’azienda”

Ad Rai Carlo Fuortes
Carlo Fuortes, Ad Rai dimissionario

di Marco Zonetti

Tanto tuonò che piovve. Dopo l’approvazione della norma che fissa il limite dei 70 anni di età per i sovrintendenti stranieri dei teatri italiani, invalidando la carica di Stéphane Lissner al teatro San Carlo di Napoli, ecco che Carlo Fuortes, l’Amministratore Delegato della Rai si dimette.

La norma di cui sopra era di fatto stata ribattezza “caccia-Fuortes”, proprio perché agevolava un possibile trasferimento di Fuortes al San Carlo lasciando libera la poltrona di Ad a Viale Mazzini al nuovo corso meloniano. E così, per l’appunto, è stato. La scadenza naturale del mandato di Fuortes è nel luglio 2024, e la suddetta norma non gli ordinava necessariamente di rassegnare le dimissioni al Ministro dell’Economia e delle Finanze. E invece, ha preso questa decisione guarda caso proprio nel momento in cui si libera il posto al San Carlo.

In ogni modo, congetture a parte, queste le motivazioni della scelta del dirigente secondo le sue stesse dichiarazioni: “Da decenni lavoro nell’amministrazione pubblica e ho sempre agito nell’interesse delle istituzioni che ho guidato, privilegiando il beneficio generale della collettività rispetto a convenienze di parte”.

“Nel primo anno di lavoro del nuovo Consiglio di Amministrazione con il governo Draghi, il Cda ha raggiunto grandi risultati per l’Azienda. Per citarne solo alcuni: nuovi programmi e palinsesti che hanno portato tra l’altro a un evidente rilancio di Rai2, la trasformazione organizzativa per Generi, un Piano immobiliare strategico che si attendeva da decenni, un rilevante potenziamento di RaiPlay e dell’offerta digitale.

“Dall’inizio del 2023 sulla carica da me ricoperta e sulla mia persona si è aperto uno scontro politico che contribuisce a indebolire la Rai e il Servizio pubblico. Allo stesso tempo ho registrato all’interno del Consiglio di amministrazione della Rai il venir meno dell’atteggiamento costruttivo che lo aveva caratterizzato, indispensabile alla gestione della prima azienda culturale italiana. Ciò minaccia di fatto di paralizzarla, non mettendola in grado di rispondere agli obblighi e alle scadenze della programmazione aziendale con il rischio di rendere impossibile affrontare le grandi sfide del futuro della Rai.

Il Consiglio di Amministrazione deve deliberare, nelle prossime settimane, i programmi dei nuovi palinsesti ed è un dato di fatto che non ci sono più le condizioni per proseguire nel progetto editoriale di rinnovamento che avevamo intrapreso nel 2021. Non posso, pur di arrivare all’approvazione in CdA dei nuovi piani di produzione, accettare il compromesso di condividere cambiamenti – sebbene ovviamente legittimi – di linea editoriale e una programmazione che non considero nell’interesse della Rai. Ho sempre ritenuto la libertà delle scelte e dell’operato di un amministratore un elemento imprescindibile dell’etica di un’azienda pubblica.

“Il mio futuro professionale – di cui si è molto discusso sui giornali in questi giorni, non sempre a proposito – è di nessuna importanza di fronte a queste ragioni e non può costituire oggetto di trattativa. Prendo dunque atto che non ci sono più le condizioni per proseguire il mio lavoro di amministratore delegato. Nell’interesse dell’Azienda, ho comunicato le mie dimissioni al Ministro dell’Economia e delle Finanze.

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