Rai al collasso: sciopero generale contro “gestione inefficiente e inadeguata”

Ad Rai Carlo Fuortes sciopero generale
L’Amministratore Delegato Rai Carlo Fuortes

di Marco Zonetti

Come anticipato più volte, e dopo vari tentativi di conciliazione andati a vuoto, il 26 maggio 2023 prossimo venturo è stata indetta una giornata di sciopero generale per tutte le lavoratrici e i lavoratori della Rai, nell’àmbito di una grande mobilitazione che inizierà il 5 maggio 2023. Lo comunicano le Segreterie Nazionali SLC-CGIL, FISTEL-CISL, ULICOM-UIL, FNC-UGL, SNATER, LIBERSIND-CONFSAL.

“Gli scriventi delegati”, leggiamo nel comunicato congiunto, “eletti nelle liste UIL-COM-SNATER-LIBERSIND-CONFSAL della RSU Produzione Tv di Roma, prendono atto della evoluzione del contesto generale e della volontà delle Segreterie Nazionali di procedere con unitarietà a un importante iniziativa finalizzata alla difesa del lavoro di tutti i dipendenti” della Rai “che, a causa di una gestione” definita dai sindacati “inefficiente e inadeguata”, sta avviandosi verso un drammatico e irreversibile collasso”.

Un momento che “richiede compattezza e senso di responsabilità da parte di tutti “, al punto che a tale scopo le organizzazioni sindacali invitano tutti i lavoratori della Rai di Roma a partecipare alla mobilitazione in atto e a prendere parte allo sciopero generale del 26 maggio 2023. Una data piuttosto significativa visto che in quello stesso periodo i vertici Rai saranno impegnati nella delicatissima assemblea per l’approvazione del bilancio.

Di seguito, per dovere di completezza, ribadiamo le motivazioni per le quali sono state aperte le cosiddette procedure di raffreddamento e le risposte date dall’Azienda sul merito, giudicate insoddisfacenti dalle rappresentanze sindacali. Le quali più volte hanno ribadito che: “In quasi due anni dalla nomina degli attuali vertici nulla è stato fatto per rispondere ai problemi e alle criticità che rischiano di strangolare la Rai“.

Le motivazioni dei sindacati e le risposte (insoddisfacenti ) della Rai


PIANO INDUSTRIALE


L’Azienda, pur ribadendo quanto già esposto con le famose linee guida, e preannunciando una
prossima, quanto improbabile (aggiungiamo noi) uscita del Piano Industriale completo, ha
comunicato la propria impossibilità a darne dettaglio dei contenuti.
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Senza il passaggio preventivo in CDA, il Piano Industriale non può essere infatti illustrato alle
Parti Sociali e appare chiaro che, in questo momento con le cronache che danno l’AD in uscita,
questo passaggio non avverrà a breve.
Rimane quindi un’Azienda che da almeno dieci anni e, non si sa per quanto tempo ancora,
navigherà a vista senza avere certezza su dove e come approdare con tutto quello che ne
consegue in termini di efficienza e tenuta complessiva.


PIANO IMMOBILIARE


L’attuale responsabile pro-tempore ha dettagliato un piano ambizioso, certamente ben
congegnato che, nei prossimi dieci anni, dovrebbe traghettare gli immobili RAI verso il futuro.
Un piano in linea con quanto già illustrato nelle linee guida, e che non ripeteremo nei dettagli.
Ci limiteremo a ripetere le nostre perplessità, che racchiudono anche le ragioni per cui il nostro
giudizio non può che essere sospeso anche su questo tema.
Il Piano Immobiliare che ci è stato presentato come decennale, dovrebbe quindi, essere
riconfermato da ben tre consigliature. Pensare che, rimanendo così la governance, ben tre AD e
CDA lo accettino senza fare modifiche o drastici cambiamenti ci appare francamente
ottimistico. Le risorse per realizzare il Piano dovrebbero poi arrivare attraverso un sostanziale
autofinanziamento, dato dal combinato disposto di alienazioni di Sedi non indispensabili, di
risparmi di gestione e di stanziamenti di budget annuali.
Le OO.SS. hanno quindi sottolineato come almeno due di queste voci (i finanziamenti annuali
e le alienazioni) siano fortemente aleatorie
, essendo legate ai flussi di mercato e alla
congiuntura: per questo, pur apprezzando la ratio del Piano, sospendono il giudizio sulla sua
effettiva fattibilità


CANONE IN BOLLETTA


Per ciò che riguarda la riscossione del Canone, l’Azienda ha confermato la propria
preoccupazione per la tenuta dei conti aziendali, nel caso venisse confermata la prospettiva di
toglierne la riscossione dalla bolletta elettrica. Trattandosi però di una decisione spettante alla
politica, pur avendo esternato le proprie preoccupazioni al Ministero dell’Economia, ne aspetta
le decisioni e le soluzioni alternative.
Le OO.SS., che attendono ancora una risposta dal Ministro Giorgetti alla loro richiesta
d’incontro sul tema, hanno manifestato la loro contrarietà a questo atteggiamento inerziale da
parte dell’Azienda. Se è innegabile come la decisione spetti alla politica, l’eventuale possibilità
di avanzare delle proposte alternative e/o d’emergenza può stare in capo all’Azienda, che
sembrerebbe non averne fatte, con tutto quello che ne consegue.


SITUAZIONE FINANZIARIA


Da un punto di vista finanziario il CFO ha dichiarato che, dei 625 milioni di debito consolidato
previsti dal budget, il bilancio 2022 si chiuderà con 580 milioni di debito. Il budget 2023
prevede che il debito crescerà a 650 milioni, sperando in una diminuzione in corso d’opera. Per
quanto riguarda il bilancio annuale, anche questo chiuderà con un leggero avanzo, ferma
appunto restando la gravità dei debiti consolidati.
Le OO.SS. hanno ribadito il loro giudizio negativo per una gestione che ha fatto aumentare il
debito senza aggredirne le cause, anzi, a modesto giudizio delle medesime, aggravandole, visto
l’utilizzo smodato e (costoso) degli appalti e delle produzioni esterne, che hanno fatto della RAI
un terreno di conquista per le società di produzione esterne.
FUTURO DI RAIWAY
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Anche in questo caso, pur illustrando gli ottimi risultati di esercizio da parte della consociata,
l’Azienda non ha potuto sbilanciarsi sul futuro di RAIWAY, dato che la decisione di un
eventuale alienazione totale o parziale, con conseguenti fusioni, sia tutta in capo alla politica.
Le OO.SS. pur accettando l’evidenza della preminenza della politica su questo tema, hanno però
messo in luce sia le preoccupazioni per il futuro del personale oggi in RAIWAY, sia questa
sostanziale particolarità di mercato, che vede RAI pagare per la gestione dei MUX più di quanto
faccia la concorrenza (Mediaset e il Gruppo CAIRO messi assieme) per lo stesso tipo di servizio
.
Una contraddizione che, nel caso ci fosse questa fusione, probabilmente esploderebbe, con
conseguenze imprevedibili per la tenuta futura di questo segmento di mercato. Proprio per
questo, nel pur nostro limitato campo di intervento, ribadiamo la necessità che il tutto resti in
mano pubblica per un interesse anche di sicurezza nazionale.


CENTRI DI PRODUZIONE


Pur ribadendo la centralità di tutti i CPTV esistenti e nonostante le dettagliate argomentazioni
sugli investimenti tecnologici in atto, l’Azienda non è riuscita ad andare oltre la generica
riconferma dell’attuale assetto, cosa peraltro scontata vista l’assenza del Piano Industriale.
Le OO.SS. hanno ritenuto insufficienti le risposte sui Centri di Produzione; Napoli e Torino
devono essere messe nelle condizioni di lavorare a pieno regime, avendo il coraggio di imporre
questi Centri di Produzione a Star, o supposte/i tali, aldilà delle loro capricciose preferenze.
Milano deve avere certezza di quale sarà il futuro assetto del Centro, perché continuare la
produzione su Mecenate, oltreché antieconomico, è addirittura degradante per chi vi lavora.

Roma non può essere ridotta alla cassa di compensazione delle produzioni esterne prese chiavi
in mano, o a mera appendice produttiva che, priva di una propria progettualità pluriennale, è
costretta a tappare i buchi di una programmazione imperfetta.


SEDI REGIONALI


Anche in questo caso, complice l’assenza del Piano Industriale e del Contratto di Servizio, il
tema è stato più argomentato da un punto di vista immobiliare (alienazione e/o
razionalizzazione di alcune Sedi) che non da quello del futuro della loro mission.
Le Sedi Regionali che sono l’essenza stessa del Servizio Pubblico Radiotelevisivo non possono
essere considerate solo un problema di carattere logistico.
Parlare della loro centralità quando non si capisce cosa l’Azienda voglia farne, privandole di un
modello organizzativo alternativo a quello ormai vetusto di Buongiorno Regione, rischia di
apparire un modo come un altro per tirare a campare.
Le Sedi Regionali, così come i CPTV, hanno bisogno di un progetto complessivo sul loro futuro,
hanno bisogno di investimenti, hanno bisogno del turn over di personale (quello sinora fatto è
largamente insufficiente), hanno bisogno di una serie di politiche che la RAI non ha voluto, o
non è stata in grado di fare
.

La sfrenata proliferazione degli appalti, sopra e sotto la linea, intacca in profondità la capacità
ideativa, organizzativa e produttiva dell’Azienda


AREA EDITORIALE


Di pari passo con i temi che toccano gli aspetti tecnico produttivi, sono mancate da parte della
RAI significative risposte sulla salvaguardia e la valorizzazione delle professionalità interne di
questa area.

La sfrenata proliferazione degli appalti sopra e sotto la linea, intacca in profondità la capacità
ideativa, organizzativa e produttiva dell’Azienda.
(Vedi anche le rivendicazioni del consigliere di amministrazione in quota Dipendenti Riccardo Laganà sullo strapotere di agenti e sul proliferare degli appalti).
La deregulation che ha caratterizzato il passaggio alle “direzioni di genere”, la ferita creata nelle
redazioni dall’applicazione del “giusto contratto”, lo sfrenato ricorso alle collaborazioni
SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL, FNC-UGL, SNATER, LIBERSIND-CONFSAL Pag. 4 di 5
precarie (che vanno risolte definitivamente), stanno minando alla radice la possibilità di RAI di
competere efficacemente nella produzione di contenuti.

Non bastano certo gli annunci di future selezioni, è necessario stabilizzare la precarietà dei
lavoratori atipici in ambito editoriale, bilanciando l’ingresso degli eventuali nuovi apprendisti,
per poi ottimizzare le risorse nell’area editoriale, problema che di anno in anno si fa finta di non
vedere.


RADIOFONIA


La perdita di centralità nel panorama radiofonico, frutto di scelte che stanno allontanando
sempre più RadioRai dalle nuove generazioni di ascoltatori, deve essere affrontata
tempestivamente. Tutto questo in presenza di aumentate spese per collaboratori esterni (anche
con primi contratti) e interventi di edilizia nel palazzo di via Asiago.

Anche la chiusura delle Onde Medie ha significato una retrocessione della Radiofonia dalla sua
finalità di presidio di Servizio Pubblico oltre i confini territoriali.


RINNOVO DEL CCL


In riferimento al rinnovo del CCL, l’Azienda ha comunicato di non aver stanziato risorse nel
Budget 2022 e non ha saputo esplicitare in maniera dettagliata se e quanti accantonamenti
sono previsti per il 2023. Ad esplicita domanda l’Azienda si è rifiutata di definire l’ammontare
delle cifre che avrebbe destinato al rinnovo, il tutto in un contesto incerto che rende ancora più
irresponsabile questo approccio e impossibile ad oggi ipotizzare una definizione del rinnovo del
CCL nel corso del 2023
. Allo stato attuale, di fatto, non è nemmeno sicuro che questi
accantonamenti esistano né tantomeno che siano tali da garantire un adeguato rinnovo in
termini economici.
Le OO.SS. hanno fortemente criticato questa posizione aziendale, che nei fatti rende
impossibile un rinnovo del Contratto nei tempi previsti, con tutto quello che ne deriva in
termini di perdita di potere d’acquisto dei salari e degli stipendi RAI
. Un’Azienda che si
“dimentica” di postare congrue risorse per il rinnovo dei contratti del personale getta una seria
ipoteca sul futuro del confronto con le parti sociali.


SMART-WORKING IN PRODUZIONE, CONCILIAZIONE VITA LAVORO, CODE
CONTRATTUALI


L’Azienda, pur ribadendo la propria disponibilità ad affrontare questi temi in una ennesima
commissione paritetica, non ha fatto aperture sostanziali e/o sufficienti in tema di Fine
Produzione (argomento giudicato impercorribile per ragioni di costo), allargamento dello
Smart-Working a profili professionali di produzione, e agli avanzamenti professionali previsti
dal capitolo Code Contrattuali.
Anche di fronte alla proposta sindacale di affrontare il tema della riduzione dell’orario di
lavoro, di una diversa articolazione e declinazione del concetto di conciliazione vita-lavoro in
Produzione, l’Azienda non ha saputo far altro che rimandare il tutto alla discussione del
rinnovo del Contratto che, per le ragioni di cui sopra, non potrà chiudersi prima del 2024.
Per queste ragioni le OO.SS. hanno giudicato negativamente questo atteggiamento aziendale,
che denuncia una scarsa attenzione verso tutti i settori produttivi, la cui tenuta è il fulcro
centrale per la tenuta dell’intera RAI.

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