Rai allo sbando, sindacati sul piede di guerra: si va verso lo sciopero generale

Rai: si va verso lo sciopero generale

di Marco Zonetti

Apprendiamo da un comunicato sindacale congiunto che le Segreterie Nazionali SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL, FNC-UGL, SNATER, LIBERSIND-CONFSAL, hanno deciso di aprire le cosiddette procedure di raffreddamento (*) – preventive a uno sciopero generale – di tutto il gruppo Rai, “in relazione allo scenario preoccupante sul futuro dell’azienda e del Servizio Pubblico Radiotelevisivo del nostro Paese”.

I sindacati lamentano che, dopo due anni dalla nomina degli attuali vertici, “poco o nulla di è fatto per dare risposta ai problemi e alla criticità che rischiano di strangolare la Rai”. In tale contesto, neppure “i Responsabili delle Risorse Umane sono stati in grado di affrontare le problematiche a loro afferenti, con il paradosso di giungere ad appaltare all’esterno la stessa valutazione del personale”.

Ma quali sono le suddette problematiche che spingono i sindacati al gesto estremo? Vediamole di seguito:

  • Incertezza sul Piano Industriale, Piano Immobiliare e tenuta finanziaria del gruppo Rai:
  • futuro assetto industriale di RaiWay;
  • utilizzo ingiustificato degli appalti e delle risorse esterne e mancata valorizzazione di quelle interne come previsto dal contratto di servizio (vedi anche, aggiungiamo noi, la denuncia al riguardo del Consigliere di Amministrazione Rai in quota Dipendenti Riccardo Laganà);
  • assenza dele risorse economiche per il rinnovo del CCL;
  • mission dei Centri di Produzione e delle Sedi Regionali;
  • carenza di organico e mancato aggiornamento tecnologico;
  • mancata conciliazione “Vita Lavoro in Produzione Tv, Radio e Sedi Regionali”
  • mancato ampliamento del “Lavoro Agile” in Produzione e miglioramento degli accordi sottoscritti in tema di “Lavoro Agile”;
  • mancato confronto sul Piano di razionalizzazione del Servizio Mensa e del graduale riconoscimento dei Buoni Pasto a tutti i lavoratori.

I sindacati lo definiscono “un grido d’allarme diretto ai vertici aziendali che deve suonare forte all’esterno anche ai livelli politici di questo Paese, quelli che minacciano di togliere il canone in bolletta dal prossimo anno, senza dire come si finanzierà in alternativa la Rai, oppure quelli che perdono un numero esagerato di mesi per decidere chi farà il Presidente della Commissione di Vigilanza Rai, senza peraltro lavorare sul Contratto di Servizio.

Si è giunti, insomma, a “una strettoia sul futuro della Rai” nella quale “i problemi endemici dell’Azienda si sommano a quelli esterni causati da una politica e da un sottobosco più intento a occupare la Tv pubblica anziché dettare le regole per renderla governabile“.

E ancora: “Il Sindacato, per senso di responsabilità, si è trovato costretto a svolgere un ruolo di supplenza, sostituendosi di fatto all’Azienda per assicurare un futuro alla Rai, mentre i vertici aziendali sembrano più attenti ai pareggi formali di bilancio, che alla crescita preoccupante dell’indebitamento”.

I Sindacati quindi invitano tutte le lavoratrici e i lavoratori del Gruppo Rai a “prepararsi a una grande mobilitazione che, partendo da ogni singola rivendicazione, dovrà trovare la sua sintesi nel bisogno comune di dare un futuro alla Rai“.

Inoltre, sempre per lo stesso senso di responsabilità, nonostante la decisione di aprire le procedure di raffreddamento, le Organizzazioni Sindacali hanno scelto di firmare una proroga di sei mesi dell’attuale accordo di “Lavoro Agile”, che riguarderà le lavoratrici e i lavoratori che già ne usufruiscono.

“Una scelta”, secondo il comunicato, “che non cambia il giudizio fortemente negativo di questo immobilismo aziendale durato più di un anno che ha impedito l’ampliamento del “Lavoro Agile” alle figure di produzione compatibili, e la possibile riduzione dell’orario di lavoro per quelle non compatibili, nonché l’introduzione di misure di conciliazione Vita Lavoro”.

I Sindacati chiudono la rivendicazione con la certezza “che questa chiamata alla mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori da essi rappresentati non potrà lasciare indifferenti USIGRai e ADRai”, invitati a un percorso comune “a difesa della più grande Azienda Culturale del Paese“.

Non uno scenario idilliaco, insomma, per la “rivoluzione” politica che si appresta a scardinare l’attuale assetto della Rai preparando l’occupazione della Destra di Governo.

(*) Le procedure di raffreddamento determinano che, a partire dal momento in cui si proclama lo stato di agitazione fino al giorno dello sciopero, i lavoratori possono rifiutarsi di effettuare prestazioni accessorie quali straordinari, notturni, festivi e così via. Nel caso in cui, com’è ovvio, durante tali procedure l’Azienda dovesse giungere a più miti consigli preferendo una conciliazione, lo sciopero sarebbe revocato.

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