Rai, Anzaldi: “Cedere le torri agevolerebbe Mediaset. Draghi lo impedisca”

raiway torri Rai

Pubblichiamo di seguito l’intervento del Segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi (Iv) pubblicato su milanofinanza.it.

Le torri Rai sono un patrimonio di tutti

di Michele Anzaldi

Le torri di trasmissione della Rai sono un patrimonio fondamentale e strategico per il nostro Paese, costruito in decenni di investimenti e adeguamenti tecnologici finanziati dai soldi pubblici del canone dei cittadini. Parliamo di centinaia di postazioni di trasmissione, in grado di coprire l’intero territorio italiano. Pensare di svendere questo patrimonio, peraltro senza che sia chiara e trasparente la destinazione dei ricavi, sarebbe davvero incomprensibile.

Per questo l’indiscrezione dei giorni scorsi secondo cui la Rai sarebbe pronta a cedere la quota di controllo sulle torri ha destato allarme. Con un decreto firmato il 2 settembre 2014, l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi mise in sicurezza Rai Way imponendo alla Rai di non scendere sotto al 51% dell’azionariato. Una diga che in tutti questi anni ha retto agli assalti dei privati, si pensi allo strampalato tentativo di opa lanciato nel 2015 da Mediaset attraverso Ei Towers, che finì anche all’attenzione della Consob a seguito di una segnalazione presentata dal sottoscritto.

Sarebbe difficile da giustificare se ora il governo Draghi senza alcuna discussione pubblica e senza spiegarne in maniera trasparente le motivazioni decidesse di togliere quel vincolo del 51% permettendo alla Rai di fare cassa. Purtroppo dal servizio pubblico continuiamo a non vedere alcun segnale di tagli agli sperperi. Basti pensare al Piano News di accorpamento delle testate, che a regime farebbe risparmiare 70 milioni di euro all’anno ma che viene tenuto inspiegabilmente in un cassetto, lasciando l’azienda inadempiente su quanto previsto da concessione e contratto di servizio in tema di razionalizzazione delle risorse.

Ma proprio in questi giorni si aggiungono altri elementi di preoccupazione, come l’indagine della Procura di Milano sulle presunte tangenti alla direzione Acquisti, che avrebbero moltiplicato i costi a carico della Rai per gli appalti, in modo da creare provviste in nero per dirigenti infedeli. Davvero il governo vuole dare ancora soldi a questa Rai? Peraltro pensare di sanare un buco di spesa corrente svendendo in maniera definitiva un pezzo strategico di patrimonio è contrario ad ogni principio di buona amministrazione.

Se la Rai ha costi troppo alti, riveda le sue spese, elimini sprechi e favoritismi, ma non può pensare di svendere i suoi gioielli di famiglia. Sono certo che il presidente Draghi, la cui sensibilità a proposito di buona gestione delle risorse pubbliche è nota a tutti, se analizzerà in profondità la questione, si muoverà con grande attenzione, per evitare di danneggiare un bene di tutti i cittadini. Anche perché, stando almeno a quanto riferito dalle indiscrezioni giornalistiche, non è assolutamente chiaro cosa avrebbe da guadagnare la Rai con la perdita del controllo di Rai Way, a parte un incasso una tantum: a guadagnarci, invece, sarebbero Mediaset e il suo alleato F2i. Qualcuno pensa di sfruttare i soldi garantiti del canone per sostenere un’azienda privata? Quella stessa azienda privata che ha beneficiato del via libera lampo del Mise del ministro Giorgetti per allargare ulteriormente la sua quota di canali sul digitale terrestre con l’acquisizione anche del numero 27.

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