di Marco Zonetti
Chi ha seguito l’ultima seduta dell’attuale legislatura alla Camera dei Deputati conclusasi con le elezioni del 25 settembre, una sorta di “cerimonia degli addi” com’è stata definita da alcuni giornali, avrà visto come l’Onorevole Michele Anzaldi, rivolgendosi al Presidente Roberto Fico, abbia ricordato la questione delle Newsroom Rai, questione dipanatasi nella legislatura ancor precedente (2013-2018) quando Anzaldi era Segretario (poi riconfermato nel ruolo dopo le elezioni del 2018) della Commissione di Vigilanza e Fico Presidente di quest’ultima.
Nel suo discorso di saluto alla Camera, Michele Anzaldi alludeva precisamente alla riforma dell’informazione della Tv pubblica avviata dal Direttore Generale Luigi Gubitosi, riforma approvata all’unanimità dalla Commissione di Vigilanza Rai il 12 febbraio 2015 e dal Consiglio di Amministrazione Rai il 26 febbraio 2015, ma di fatto “rimasta nel cassetto”.
Il piano prevedeva – salvaguardando e valorizzando i marchi delle testate Tg1, Tg2, Tg3, Rai News 24, Tgr, Rai Parlamento – l’integrazione delle redazioni in due Newsroom. Nella Newsroom 1 avrebbero dovuto confluire Tg1, Tg2 e Rai Parlamento. Nella Newsroom 2, Tg3, Rai News 24, Tgr. Quest’ultima avrebbe dovuto occuparsi anche dell’informazione sul web, con il portale Rainews.it. Le due Newsroom avrebbero poi dovuto confluire gradualmente in un’unica struttura aziendale: “Rai Informazione”, sul modello Bbc (il servizio pubblico britannico).
Il piano puntava all’ottimizzazione delle risorse umane, delle strutture e degli impieghi produttivi, rappresentando una notevole opportunità di efficientamento della Rai, risolvendo una volta per tutte il problema dell’esubero di 300 giornalisti pagati dai cittadini e risparmiando già dieci milioni di euro il primo anno e ben settanta milioni il terzo.
Come detto sopra, il piano fu approvato all’unanimità con una risoluzione della Commissione di Vigilanza Rai – l’On. Anzaldi, all’epoca Deputato del Pd, era il relatore di maggioranza. Il Presidente Fico commentava così la straordinarietà dell’evento: “E’ un successo riuscire ad approvare all’unanimità una risoluzione su un tema delicato come quello della riforma Rai. Abbiamo fatto un percorso approfondito e serio, ribadendo l’importanza del confronto”. E ancora: “Abbiamo affermato come l’informazione libera e plurale sia un principio condiviso ed ineliminabile per la Rai. Tutto il Cda dovrà tenerne conto, perché si trova sul tavolo una posizione di tutte le forze parlamentari”.
Pochi giorni dopo, il piano veniva approvato anche dal CdA Rai, ma purtroppo, l’approvazione della riforma coincideva con la fine del mandato di Gubitosi, i cui successori non hanno proceduto a implementarla. Al punto che – invece di accorpare direzioni e testate – abbiamo assistito in questi anni a una ulteriore moltiplicazione delle poltrone, delle cariche e dei “graduati”, aumentando i costi per i cittadini anziché abbatterli, come avrebbe voluto il piano ahinoi finito nel dimenticatoio.
Ci si domanda se sia legale, per giunta, che in tutti questi anni da parte della Rai non vi sia stata la volontà di applicare una riforma avallata sia dalla Vigilanza sia dallo stesso Consiglio di Amministrazione. Il nuovo corso di Giorgia Meloni vorrà invece procedere a farlo? Staremo a vedere.
Di seguitoVigilanzaTv mette a disposizione, in versione integrale, il piano approvato dalla Commissione di Vigilanza Rai il 26 febbraio 2015. Basta cliccare sul link sottostante.