Rai, assemblea Tg3 contro Fuortes : timori per calo ascolti e per i “freelance”

Carlo Fuortes Ad Rai
L’Ad Rai Carlo Fuortes

di Marco Zonetti 🖋️

A VigilanzaTv perviene un documento esclusivo relativo a vari punti dolenti trattati dall’Assemblea del Tg3, documento approvato all’unanimità con tre astenuti. In esso vengono trattate varie problematiche, fra cui la vexata quaestio degli inviati freelance, ai quali i Tg Rai stanno facendo massiccio – e assai discusso – ricorso nel conflitto russo-ucraino. L’assemblea del Tg3 diretto da Simona Sala parla senza mezzi termini di “esternalizzazione del rischio” relegando così gli interni a un mero lavoro di assemblaggio di servizi e “finte dirette” realizzate dai colleghi esterni. Una bomba, se si pensa che solo qualche giorno fa il Segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi aveva sbugiardato la Rai sulla questione dei tecnici esterni al seguito degli inviati dei Tg, tecnici esterni esposti agli stessi rischi dei colleghi interni ma assai meno tutelati. E a cosa alludono esattamente i giornalisti del Tg3 con l’espressione “finte dirette”? Sarebbe interessante saperlo.

E tuttavia, il documento dell’Assemblea del Tg3 tratta anche altri temi di rilievo: gli ascolti del notiziario in calo; la controproducente emulazione del Tg1 di Monica Maggioni (che certo non naviga in acque felici per quanto riguarda l’Auditel…); il ristagno del piano editoriale; il malcontento per l’assegnazione del posto di corrispondente a New York che fu di Antonio Di Bella a Lucia Goracci, per espresso volere dell’Ad Carlo Fuortes; “l’atteggiamento padronale” di quest’ultimo, la cui sconfitta in Tribunale a favore dell’USIGRAI per comportamento anti-sindacale è accolta favorevolmente dall’Assemblea; l’auspicio che riapra la sede di Mosca e che inviati e corrispondenti riprendano il loro lavoro.

Di seguito pubblichiamo il testo integrale del documento.

  1. Questione giornalisti freelance. Come altre testate, anche il Tg3 in queste settimane di conflitto ne sta facendo un uso disinvolto e spregiudicato. Per giorni e giorni la Rai non ha avuto giornalisti interni a Kyiv: una situazione gravissima e inaccettabile, segno evidente di un’assenza di coordinamento tra testate e di una totale impreparazione della struttura informativa ad affrontare questa emergenza. Prendiamo atto di una evidente violazione contrattuale, già segnalata alla direzione ma rimasta senza risposta: ci riferiamo in particolare agli articoli 16 e 17 della Carta dei diritti e dei doveri del giornalista radiotelevisivo del servizio pubblico in cui si legge: “Contributi integrativi rispetto al prodotto dei servizi giornalistici dell’Azienda potranno essere eccezionalmente acquisiti previa informazione ai CDR competenti”. In quasi un mese di guerra Russia-Ucraina nessuna informazione preventiva è stata inviata al CDR del Tg3. Riteniamo quindi che, in questo modo, si apra un varco pericoloso rispetto al ruolo stesso delle giornaliste e dei giornalisti della Rai, non solo della nostra testata. L’impressione è che si voglia esternalizzare il rischio, tagliando di fatto le radici al lavoro degli interni cui spesso viene richiesto un lavoro di mero assemblaggio e aggiustamento post produzione di servizi e finte dirette realizzate dai colleghi freelance.
  1. Trend degli ascolti. Nonostante il grande sforzo profuso dalla redazione del TG3 nella copertura mediatica del conflitto Russia-Ucraina, pur a fronte di una cronica assenza di mezzi, registriamo con preoccupazione l’andamento negativo degli ascolti. E ciò in presenza, appunto, di un grande evento anche mediatico, catalizzatore di attenzione per l’offerta news. Un dato che non va drammatizzato ma nemmeno ignorato. Deve essere l’occasione per riflettere tra colleghi e con la direzione sul nostro prodotto, sull’organizzazione del lavoro e sull’identità della testata.
  2. La redazione lamenta richieste da parte della direzione nell’allestimento del giornale non commisurate ai mezzi di produzione, continui cambi nel sommario, un clima di lavoro spesso teso che non aiuta a lavorare al meglio. Guardare poi al TG1, come a un modello da seguire, è un errore. Non solo perché snatura l’anima del Tg3 ma anche perché ci spinge a partecipare a una competizione senza avere gli stessi fondamentali mezzi.
  3. A quasi quattro mesi dall’insediamento della nuova direzione – e a due dalla presentazione del piano editoriale – siamo in una situazione di incertezza sull’attuazione del piano stesso. Non si hanno notizie, ad esempio, delle due nuove redazioni, annunciate sempre nel piano editoriale: “Società e diritti” e “Transizione ecologica e digitale”, né dei promessi nuovi innesti, anche collegati alle suddette nuove redazioni. Risultano. Inoltre, sotto organico le redazioni Economico-Sindacale, Esteri, Fuori Tg e Milano dove, con la partenza del collega Pilati per il fronte di crisi, si perderà per alcune settimane un’altra unità.
    Non ci sono notizie su spostamenti interni e trasformazione dei distacchi in trasferimenti (alcuni attesi da anni), completamento delle line, sostituzione dei pensionandi, rafforzamento dei montaggi e della produzione interna di immagini. Chiediamo anche chiarimenti sul futuro della redazione media manager impossibilitata, al momento, persino a chiudere il piano ferie.
    A questo proposito si domanda alla direzione di valorizzare al massimo le professionalità interne alla Testata e di lavorare per un rafforzamento del personale non giornalistico, già sotto organico.
  4. In pieno conflitto si è deciso di dare un nuovo capo alla redazione Esteri, operazione che non avrà tempi brevi e che incide sulle condizioni lavorative quotidiane di una redazione che denuncia confusione e scarsa efficienza organizzativa nella copertura di questa crisi. I colleghi degli Esteri chiedono poi più spazio e fiducia dato che molti di loro hanno dato disponibilità a partire e coprire gli eventi in corso. E’ importante ricordare che non basta aprire un Job Posting ma bisogna contestualmente individuare proposte (3 entro 40 giorni, come da contratto) per ricollocare i colleghi da sostituire.
  5. Occorre riattivare al più presto i corsi per giornalisti nelle aree di crisi. In queste settimane è stato evidente quanto sia fondamentale la figura dell’inviato, troppe volte sacrificata negli ultimi anni e ancora sprovvista di una indispensabile carriera di scrittura.
  6. Apprendiamo dalla direzione che il nuovo corrispondente da New York (al posto di Antonio Di Bella) dovrebbe essere Lucia Goracci, su indicazione diretta dell’AD Fuortes.
    Il TG3 perde così un posto in una sede strategica, interrompendo una presenza fondamentale che parte dallo storico tg “Roma-New York” e che porta i nomi illustri di colleghi come Massimo Loche, Lucio Manisco, Antonio Di Bella, Flavio Fusi, Corradino Mineo, Giovanna Botteri. Un danno per l’identità, la riconoscibilità e la collocazione aziendale della Testata che poteva essere prevenuto ed eventualmente compensato, per esempio, da nomine in altre sedi strategiche come Londra (dove invece pare sia attesa l’ex capo della redazione politica del Tg1).
  7. A livello aziendale, esprimiamo la nostra soddisfazione per la vittoria in tribunale del ricorso per comportamento anti-sindacale contro l’azienda. Non possiamo più tollerare l’atteggiamento padronale di un AD che rifiuta il confronto con lavoratori e sindacati che conoscono problemi, difficoltà e punti di forza dell’azienda.
  8. Condividiamo, infine, la posizione dell’Usigrai sulle indebite pressioni politiche che hanno evidentemente spinto l’AD Fuortes a chiudere la sede di Mosca, a pochi giorni di distanza dal varo della nuova legge russa sull’informazione, norma liberticida e censoria. Sono tanti i network internazionali che già da giorni hanno ripreso a fare informazione dalla Russia. In più, i quotidiani italiani non hanno mai smesso di informare. Chiediamo, dunque, che anche gli inviati e i corrispondenti della Rai riprendano al più presto il loro lavoro.
    L’assemblea del Tg3 approva all’unanimità con tre astenuti.
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