Rai, bufera sullo spot Tv di Musumeci. Anzaldi, Pd e M5s all’attacco

spot Musumeci Sicilia
Il Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci

di Marco Zonetti 🖋️

Gli spettatori che ieri, giovedĂŹ 31 marzo 2022, si fossero sintonizzati su Rai1 durante il remunerativo slot pubblicitario che segue lo show preserale L’EreditĂ  visto da oltre 4 milioni di spettatori, e che precede il Tg1 delle 20.00 assestatosi ieri sera su una media di 5.558.000 individui all’ascolto, avrebbero visto comparire anche lo spot della Regione Siciliana che elenca le pietre miliari raggiunte dal “governo del fare” (cit.) del Presidente Nello Musumeci (Fratelli d’Italia) utilizzando i fondi europei.

“Uno spot dal chiaro sapore elettorale e propagandistico, a pochi mesi dalle elezioni” lo definisce il Segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi in una lettera-esposto inviata al Presidente dell’AgCom Giacomo Lasorella. “È regolare che la Rai abbia accettato di trasmetterlo?” prosegue il deputato di Italia Viva. “È conforme alle norme che il servizio pubblico mandi in onda uno spot di propaganda elettorale, a maggior ragione a pochi mesi dalle elezioni? Le chiedo di valutare se l’Authority non debba attivare subito un’istruttoria per verificare l’eventuale violazione della Concessione e del Contratto di Servizio”.

Sempre nello spot “si vede addirittura il presidente Musumeci non soltanto mentre taglia un nastro, ma persino mentre guida un treno. Non uno spot istituzionale, quindi, ma uno spot evidentemente politico per propagandare l’operato della Giunta di centrodestra”.

Il filmato pubblicitario è finito anche nel mirino del Segretario Regionale del Pd Sicilia Anthony Barbagallo che si è domandato: “Con quali fondi la Regione Siciliana paga gli spot in onda su alcune emittenti nazionali?”. Barbagallo paventa il rischio che il governo Musumeci faccia “un uso improprio di risorse europee per propagandare la sua attivitĂ  di governo”, e in un’interrogazione all’Assemblea Regionale Siciliana ha domandato di conoscere il costo per la realizzazione dello spot pubblicitario e quello per l’acquisizione degli spazi televisivi. “Noi chiediamo a Musumeci di chiarire i punti relativi ai costi imputabili per la realizzazione e la diffusione dello spot che contengono, secondo noi, profili oggetto dell’attenzione della Corte dei Conti”.

I suddetti costi vengono tuttavia pubblicati dal sito Buttanissima.it diretto da Giuseppe Sottile, testata che, in un articolo di Paolo MandarĂ  dal titolo Il grande show di Musumeci, precisa che lo spot è stato criticato anche dai deputati grillini dell’Assemblea Regionale Siciliana: “Altro che ‘governo del fare’, si pubblicizza l’attivitĂ  dell’esecutivo ‘del nulla’ facendo propaganda con i fondi FESR che secondo quanto ci risulta dovrebbero essere utilizzati, piuttosto, per promuovere le risorse della Sicilia e non i tagli del nastro”.

L’articolo di Paolo MandarĂ  su Buttanissima.it ricostruisce anche la “catena della spesa” e, fra le varie cifre altisonanti che snocciola, indica che “acquistare gli slot televisivi per mandare in rotazione lo spot sul “governo del fare” è costato alla Regione quasi 700 mila euro di soldi pubblici provenienti dall’Europa. Ma la differenza sottilissima, evidenziata dal M5s nella nota di cui sopra, è fra il pubblicizzare le risorse della Sicilia e mostrare, invece, i tagli del nastro, come quello che ritrae Musumeci alla fine del filmato.”

Secondo il Segretario del Pd Sicilia Barbagallo: “Questa è promozione dell’attivitĂ  politica. Si chiama propaganda elettorale”. E i 5 Stelle, dal canto loro, rincarano: “Se Musumeci è stato costretto ad investire soldi pubblici per pubblicizzare il suo operato, è evidente che di quello che ha fatto il suo governo, cavalli di Ambelia a parte, non s’è accorto quasi nessuno”.

A pochi mesi dal voto, la situazione politica in Sicilia è evidentemente infuocata, e con il coinvolgimento della Rai nel trasmettere lo spot incriminato, e della stessa Commissione di Vigilanza attraverso l’esposto all’AgCom del Segretario Michele Anzaldi, lo scontro istituzionale regionale riguardo all’impiego dei soldi dei siciliani si arricchisce di nuove delicatissime implicazioni nazionali.