Rai condannata dalla Cassazione a risarcire gli eredi di Oliviero Beha

Oliviero Beha Corte di Cassazione Rai
Il giornalista Oliviero Beha, scomparso nel maggio 2017

di Marco Zonetti

La sezione lavoro della Corte di Cassazione ha condannato la Rai a risarcire gli eredi del giornalista Oliviero Beha, confermando la sentenza del settembre 2017 emessa dalla Corte d’appello di Roma con la quale era stato accertato il demansionamento denunciato dal giornalista scomparso nel maggio dello stesso anno. La Corte d’Appello aveva sancito che la Rai provedesse al “risarcimento del danno alla professionalità conseguente all’illegittimo comportamento aziendale”, pari a circa 180mila euro.

Una condanna contro la quale la Rai aveva presentato ricorso in Cassazione, ricorso oggi rigettato da quest’ultima. “La Corte capitolina”, rivela l’Agi, ha “valutato, in considerazione dell’elevato contenuto professionale delle mansioni dello stesso, giornalista con qualifica di caporedattore, la riduzione a soli pochi minuti del suo impegno professionale inerente l’attività lavorativa richiesta nel periodo ‘de quo’ lesivo del suo incremento e crescita professionale“, il tutto, aggiunge la Cassazione, “protrattosi per un lungo periodo temporale”.

Oliviero Beha denunciava di essere relegato a mansioni marginali, tenuto lontano da tutte le attività di rilievo, messo in condizione di non poter neanche svolgere le sue funzioni di caporedattore. Addirittura il giornalista era arrivato a ritenere di essere stato inserito in una sorta di “lista nera” di ospiti indesiderati, visto che – per qualche motivo – ogni volta che un collega conduttore lo invitava in una trasmissione, la sua partecipazione veniva poi annullata all’ultimo momento.

Purtroppo, Beha non ha mai potuto vedere riconosciute giudiziariamente le sue rivendicazioni, essendo scomparso pochi mesi prima del suddetto pronunciamento della Corte d’Appello, oggi – quattro anni più tardi – confermato dalla Corte di Cassazione che ha respinto il ricorso della Rai. Ricorso dal quale all’epoca Michele Anzaldi, Segretario della Commissione di Vigilanza, aveva cercato di dissuadere Viale Mazzini

Scriveva l’On. Anzaldi il 18 settembre 2017: “Ora che la Corte d’Appello di Roma ha condannato la Rai per il demansionamento di Oliviero Beha, l’azienda valuti se non sia opportuno rinunciare a ricorrere contro la sentenza in Cassazione. Sarebbe un piccolo riconoscimento, postumo, alla memoria del giornalista”.

E ancora: “Dopo il pessimo trattamento ricevuto in vita nei suoi ultimi anni nel servizio pubblico, sarebbe opportuno evitare che ci siano anche strascichi legali che offenderebbero solo la sensibilità dei familiari di Beha. La Rai non è riuscita a rimediare ai gravi errori del passato finché Beha è rimasto in vita, eviti di perseverare anche ora che purtroppo non c’è più”.

La Tv di Stato era andata dritta per la sua strada, ignorando il monito del Segretario della Vigilanza Anzaldi, e oggi viene sonoramente umiliata dalla Corte di Cassazione, senza mai peraltro aver reso giustizia al buon Oliviero Beha, al quale l’azienda recò un danno professionale e personale ora riverberatosi economicamente anche sui contribuenti. 

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