Rai, denuncia di Michele Anzaldi: sono 38 le nuove poltrone pagate dagli italiani

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Michele Anzaldi, Segretario della Vigilanza Rai

Avevamo scritto che le nuove poltrone in arrivo in Rai, relative alla nomina dei nuovi vicedirettori di rete, erano diciotto. Un numero già esorbitante in tempi di crisi. Il Segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi svela amaramente che, in realtà, le poltrone sono ben trentotto! Di seguito ecco cosa scrive l’On. di Italia Viva in una lettera aperta al Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, pubblicata su Facebook.

“Caro collega e ministro Gualtieri, in vista dell’audizione in commissione di Vigilanza Rai credo che sarebbe utile una tua riflessione non soltanto sui numeri che avrai certamente ricevuto dalla Rai, ma anche su altri numeri”.

Mi riferisco, ad esempio, ai numeri che riguardano la decisione dell’amministratore delegato Salini di avallare la nomina di 18 vicedirettori nelle tre reti generaliste, un quantità che non ha alcun termine di paragone nemmeno con le reti commerciali.”

Basti pensare, infatti, “che La7 risulta avere un solo vicedirettore di rete e le reti Mediaset non dovrebbero superare i 3-4 vicedirettori. Queste nomine non saranno indolori per le casse della tv pubblica, perché ogni vicedirettore Rai ha diritto ad un minimo contrattuale di 131mila euro, sebbene alcuni superino addirittura i 200mila euro”.

E ancora: “sotto ogni vice direttore c’è, poi, un capo struttura (di fatto un doppione nella funzione svolta), che ha un minimo contrattuale di 95mila euro, sebbene alcuni capi struttura con incarico ‘full’ possano arrivare al minimo dei vicedirettori di 131mila euro”.

I venti dirigenti da aggiungersi ai diciotto vicedirettori

Continua l’On. Anzaldi: “A queste nomine si aggiungono i 20 nuovi dirigenti che Salini si appresta a nominare, con un minimo contrattuale di 98mila euro. Si tratta di 20 promozioni, valide almeno per i prossimi 4 anni, che graveranno sulle casse dell’azienda e che il nuovo amministratore delegato, che verrà nominato tra pochi mesi, si troverà già fatte e decise. Ecco quali sono i costi vivi della lottizzazione, nell’azienda che ha più dirigenti e graduati al mondo”.

La crisi del settore editoriale

“Tutto questo” illustra il Segretario della Vigilanza Rai, “accade mentre le altre aziende editoriali sono costrette a tagliare, a fare rotazioni, contratti di solidarietà, cassa integrazione per far quadrare i conti, e spesso sono quelle aziende che fanno davvero servizio pubblico, mentre la tv pubblica rincorre il trash. Pensiamo al gruppo Gedi (Repubblica-Stampa-Secolo XIX), dal quale la Rai copia abbondantemente le notizie arrivando sempre dopo: i giornalisti sono costretti ad una solidarietà al 20% che si traduce in 3 giorni di stipendio in meno al mese per 3 mesi, il quarto mese diventano 4 giorni. L’agenzia Ansa: 2 giorni al mese in meno. Il Messaggero: 2 giorni al mese. La situazione diventa ancor più drammatica in altri giornali e agenzie”.

La Rai continua a sprecare

“La Rai, invece, continua” – prosegue l’On. Anzaldi – “a promuovere, a sprecare, a bruciare risorse pubbliche e nel frattempo ne chiede sempre di più, addirittura sembra che il Governo voglia regalarle ulteriori 80 milioni di euro all’anno che ora sono destinati al taglio delle tasse. Sono gli stessi 80 milioni di euro che lo Stato risparmia con il taglio dei parlamentari votato al referendum di settembre”.

ll paradosso del risparmio per il M5s

“Ecco, il Movimento 5 stelle da una parte si vanta del risparmio da 80 milioni di euro per il taglio dei parlamentari e dall’altra parte dà questi 80 milioni di euro alla Rai. Come si può avallare in silenzio una situazione del genere? Ma ci sono altri numeri sui quali credo sarebbe opportuna una riflessione del ministro dell’Economia. Mediaset oggi ha reso pubblici i conti dei primi nove mesi del 2020 e, a fronte di un calo nei ricavi di circa 200 milioni di euro, annuncia di prevedere una chiusura del 2020 con conti comunque in attivo“.

Rai e Mediaset

“Vedremo quali saranno i conti a fine anno” si avvicina alla conclusione il Segretario della Vigilanza, “è chiaro che se davvero il gruppo Mediaset riuscirà a non chiudere in perdita lo si dovrà a dolorosi sacrifici, tagli e risparmi di spesa, a scelte difficili. Quei tagli e risparmi, a fronte di sprechi enormi, che la Rai non ha alcuna intenzione di fare, pensando che alla fine debba sempre arrivare pantalone a ripianare una gestione dissennata. Come mai le aziende private riescono a ridurre le spese, mentre la Rai le moltiplica sempre di più? Su questo mi auguro che la risposta del Governo sia netta e tuteli innanzitutto i soldi dei cittadini e non i privilegi e i semi monopoli di dirigenti, agenti, conduttori del servizio pubblico“.

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