Il primo è stato Gigi Marzullo, nominato nel 2013 “Capostruttura Notte” dall’allora Direttore Generale Rai Luigi Gubitosi, diventando di fatto capo di se stesso e dei programmi che conduceva in notturna su Rai1. “L’uomo con la maglia a righe” arrivò ad averne ben cinque nel 2019, più la partecipazione fissa a Che tempo che fa. Un Marzullo moltiplicato per sei, che – andato in pensione nel 2020 – è tornato poi alla conduzione con contratto da collaboratore esterno.
L’inamovibile Gigi da qualche giorno ha un’emula su Rai1: siamo stati i primi a dare la notizia che Monica Maggioni, conduttrice di Sette Storie dai non entusiasmanti ascolti (eufemismo) è divenuta anch’ella Capostruttura di se stessa, nominata infatti responsabile del “nucleo operativo ad Hoc Sette Storie“ come da lettera dell’Ad Salini. Al settimo piano di Viale Mazzini ci hanno sussurrato che la creazione di un ruolo dirigenziale fa parte di una strategia per concorrere alla direzione della Prima Rete. Staremo a vedere.
Doppi incarichi di fatto quelli di cui sopra, che appaiono casi unici e che invece sono divenuti quasi la regola, mentre in Rai languono centinaia di giornalisti senza il becco di un incarico. Un esempio è quello di Annalisa Bruchi, collaboratrice esterna Rai e conduttrice da anni di una serie di programmi su Rai2, sempre uguali fra loro e con titoli anglofoni assonanti, che perlopiù non superano il 2% di share. Qualche tempo fa, per espresso volere del Presidente Rai Marcello Foa, Bruchi è stata nominata a tempo indeterminato Responsabile e Segretario Generale del Prix Italia, scavalcando giornalisti interni (e scatenando un putiferio fra le risorse in forze all’azienda).
La nomina di Bruchi assegnata senza job posting finì nel mirino del Segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi e dei Consiglieri di Amministrazione Rai Rita Borioni (Pd) e Riccardo Laganà (Dipendenti), che chiesero la testa di Foa auspicando che la giornalista rinunciasse almeno a un incarico. Nulla di tutto questo: Bruchi è rimasta Responsabile e Segretario Generale del Prix Italia e al tempo stesso conduttrice dell’ennesima trasmissione dal titolo anglofono e dai bassi ascolti, Restart, sempre sulla Seconda Rete. Su Rai2 troviamo anche l’esempio di Duilio Giammaria, conduttore televisivo nominato alla guida di Rai Documentari.
Spostandoci sulla Terza Rete, Franco Di Mare, Direttore di Rai3 in quota M5s, è anche conduttore del programma Frontiere. La cui guida avrebbe dovuto essere assegnata a Gianluca Semprini e che è invece è rimasta saldamente nelle mani di Di Mare, Direttore di rete e insieme conduttore televisivo, altro doppio incarico per un altro “capo di se stesso”. Sempre su Rai3 caso quasi analogo per Sigfrido Ranucci, conduttore di Report poi nominato anche Direttore vicario della Terza Rete.
Ma i doppi incarichi non sono solo interni alla Rai e non riguardano solo la conduzione televisiva. Come per Claudia Mazzola, artefice in quota M5s di quattro scatti di carriera in tre anni, e passata da redattrice ordinaria a Direttrice dell’Ufficio Studi di Viale Mazzini, che ricopre anche il ruolo di Presidente dell’Auditorium di Roma per nomina del Sindaco grillino Raggi. Il Segretario della Vigilanza Anzaldi (Iv) e l’Onorevole Federico Mollicone di Fratelli d’Italia hanno eccepito sull’incompatibilità dei due incarichi, ma la Mazzola permane sempre saldamente alle redini dell’uno e dell’altro.
Altro caso di doppio incarico esterno alla Rai, quello di Maria Pia Ammirati, ex Direttrice di Rai Teche e nominata nel febbraio 2020 Presidente dell’Istituto Luce Cinecittà dal Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini. Presidenza che Ammirati ancora detiene malgrado sia divenuta poi Direttrice di Rai Fiction, e malgrado le due poltrone, interna ed esterna, siano di fatto incompatibili, come del resto quelle della Mazzola. Qualcuno eccepisce? Nessuno. Nell’atmosfera di fine impero che regna a Viale Mazzini, vale tutto e il contrario di tutto, e anziché lasciare si raddoppia.