Rai, gli ultimi giorni dell’Ad Salini. La musica è finita, gli amici se ne vanno

Fabrizio Salini Ad Rai
L’Amministratore Delegato Rai Fabrizio Salini

La musica è finita, gli amici se ne vanno. Gli icastici versi di Umberto Bindi sono perfetti per commentare gli ultimi giorni dell’Ad Rai Fabrizio Salini. Le cui attuali sorti sono ben descritte nell’articolo di Salvatore Merlo sul Foglio. (Articolo che nella rassegna stampa che gira nelle stanze dei bottoni Rai è relegato all’ultimo posto, non per niente.)

Ritratto in nero di un Amministratore Delegato sempre più solo e abbandonato a se stesso. Dopo le piaggerie e le adulazioni della pletora di servi e lacchè di palazzo (che in Rai abbondano, specie a Viale Mazzini), ora vive la condizione del dead man walking. Gli ultimi sviluppi politici vedono il M5s ridimensionato (malgrado nella Tv di Stato governi ancora a braccetto con la Lega) e un Pd galvanizzato e pronto a rivoluzionare la situazione nell’azienda del servizio pubblico radiotelevisivo.

La sofferenza delle tre reti principali

Servizio pubblico, ove le scelte di Salini si stanno rivelando di fatto perdenti. Guardiamo soltanto le nomine dei direttori delle tre reti principali. Rai1, affidata a Stefano Coletta che si fa fanciullescamente fotografare su altalene e giostrine, viene costantemente battuta da Canale5 nell’arco delle 24h. La Rai2 di Ludovico Di Meo è riuscita a fare l’1.9% in prima serata con un talk di approfondimento che doveva essere il gioiellino del nuovo corso. La Rai3 di Franco Di Mare arranca pericolosamente. Tirando le somme, un’Ammiraglia sempre più “spadaforiana” e LGBT (che piace sempre meno al target di riferimento); una Seconda Rete priva di un’identità precisa; una Terza Rete divenuta succursale del M5s.

Piano industriale e proroghe

Quanto al piano industriale, l’emergenza Covid-19 ha sortito un duplice effetto. Nella primavera scorsa ha, sì, salvato la poltrona in bilico a Salini e alla sua squadra di fedelissimi (Marcello Giannotti, più volte finito nel mirino di Striscia la Notizia, Alberto Matassino, Roberto Ferrara), ma ha anche procrastinato al gennaio 2021 la partenza del piano industriale. Se si pensa che la scadenza naturale dell’attuale CdA è il luglio del prossimo anno, si comprende come il grandioso progetto dell’Ad sia dato per definitivamente tramontato.

Vieppiù, la ventilata ipotesi di proroga del CdA ha incontrato la seria opposizione del Segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi, che ha chiesto perentoriamente al Pd di “smentire questo regalo a Salvini”. Smentita categorica arrivatagli a stretto giro dalla Capogruppo dem in Vigilanza Valeria Fedeli e anche dal Capogruppo Leu alla Camera Federico Fornaro.

L’interim di Rai Fiction

All’Ad Salini resta in mano l’interim di Rai Fiction, una situazione oggetto di un’interrogazione parlamentare dell’On. Anzaldi. Una mossa che, dopo la partenza di Eleonora “Tinny” Andreatta per i lidi di Netflix, ricorda quella dell’ex Dg Agostino Saccà nel 2002 alla partenza di Sergio Munafò. L’interim di Rai Fiction permise a Saccà di restare sulla breccia l’anno successivo quando perdette la carica di Direttore Generale a vantaggio di Flavio Cattaneo. E di lì fino al 2008, costretto poi a lasciarne la guida a Fabrizio Del Noce.

Difficile però che i Dem rivitalizzati non pensino di collocare al timone dell’ambitissima struttura un personaggio a loro più gradito. Al posto della già rimpiantissima Andreatta, si parla infatti di promuovere Maria Pia Ammirati, collezionista di cariche prestigiose e molto stimata dal Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini.

Le ambasce di Nicola Zingaretti

Insomma, Fabrizio Salini è sempre più eclissato, sempre più lontano dai riflettori, sempre più ritirato. A tutto discapito del Presidente Marcello Foa, che in questi mesi è ben più mediaticamente protagonista rispetto all’Ad. Nel Partito Democratico, si agita lo spettro della possibilità che Nicola Zingaretti, affaticato dal doppio ruolo, rinunci alla carica di Segretario e che sia sostituito dal ben più rampante e vitale Stefano Bonaccini. Un’eventualità che, se dovesse avverarsi prima del luglio 2021, potrebbe imporre un epilogo anticipato all’avventura di questo CdA. Se la musica non è (per ora) finita, senz’altro ne stiamo udendo le ultime, fievoli note.