Rai, Laganà: “Gli spot alla concorrenza danneggiano il Servizio Pubblico”

Gianluca Vacchi a Domenica In per presentare la serie di Amazon Prime Video Mucho Mas
Gianluca Vacchi a Domenica In per presentare la serie di Amazon Prime Video Mucho Mas

di Marco Zonetti 🖋️

Più volte abbiamo sollevato la questione degli strani spot che, nei programmi Rai, vengono offerti sempre più spesso ai volti e ai programmi della concorrenza. Maria De Filippi e le sue trasmissioni in onda su Canale5 sono citate encomiasticamente a ogni piè sospinto nei talk della Rai, in primis a Domenica In e Che tempo che fa (addirittura le fu concesso di condurne parte di una puntata); e a più riprese negli stessi programmi vengono pubblicizzati serie o film trasmessi dalle piattaforme streaming concorrenti a RaiPlay.

Ultimo in ordine di tempo, il documentario Mucho Mas con protagonista l’imprenditore Gianluca Vacchi, che qualche giorno fa ha potuto promuovere il prodotto realizzato da Amazon Studios in una lunga intervista con Mara Venier a Domenica In su Rai1. Che per giunta nella stessa puntata ospitava anche il vincitore di Amici Luigi Strangis.

Nello stesso spazio domenicale della Prima Rete e nel talk di Fabio Fazio su Rai3, in passato, erano stati pubblicizzati – fra gli altri – la serie di Carlo Verdone, Una vita da Carlo; il documentario Ferro con Tiziano Ferro; il programma Lol con Mara Maionchi e Fedez, tutti realizzati da Amazon Prime Video. Senza contare, sempre negli stessi programmi Rai, le varie promozioni a prodotti Netflix come The Midnight Sky con George Clooney, intervistato perfino al Tg1 per promuoverlo, o Elegia Americana con Glenn Close e Ron Howard, ospiti di Fazio che più volte sottolineava come il film fosse “in esclusiva su Netflix”.

Per paradosso, Domenica In è riuscita perfino a promuovere il film In vacanza su Marte con i suoi protagonisti Christian De Sica e Massimo Boldi, malgrado andasse in onda su tutte le piattaforme streaming tranne RaiPlay. Oltre alle serie Le fate ignoranti e Quelle brave ragazze, rispettivamente in onda su Disney+ e Sky.

L’ultimo Festival di Sanremo era per giunta sponsorizzato da Sky-Wi Fi, “la fibra forte come Ibra” e promuoveva finanche sul palco dell’Ariston il popolarissimo gioco FantaSanremo, sempre targato Sky e finito nel mirino del rappresentante AgCom nel Comitato media e minori Remigio del Grosso e del Segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi.

Tutto regolare? A Viale Mazzini c’è chi non la pensa così. Dopo l’ultimo episodio relativo all’ospitata di Vacchi a Domenica In, il Consigliere di Amministrazione Rai in quota Dipendenti Riccardo Laganà – che già si era interessato della vicenda – ha infatti scritto una lettera alla Presidente Rai Marinella Soldi, all’Amministratore Delegato Rai Carlo Fuortes, nonché ai suoi colleghi consiglieri, al Direttore Governance Nicola Claudio, al Collegio sindacale Rai e al Magistrato della Corte dei Conti, invitando il CdA a occuparsi al più presto della questione.

Sottolineando che: “Nè il contratto di servizio né la legge di concessione prefigurano che spazi di palinsesto Rai possano essere destinati liberamente alla promozione di volti e prodotti concorrenti: non è per quello che ai cittadini è richiesto il pagamento del canone”. E ricordando altresì che: “Lo spazio televisivo ha natura erariale, impegna risorse economiche e umane per realizzare un prodotto che deve essere sempre corrispondente con il contratto di servizio e non interpretato come luogo dove promuovere prodotti editoriali e volti della concorrenza (salvo, in ipotesi, circostanze di conclamato interesse e rilevanza pubbliche)”.

Riccardo Laganà insiste anche sul fatto che: “L’autonomia editoriale delle reti non può costituire sempre la comoda via di fuga per giustificare scelte che nulla hanno a che vedere con la tutela di interessi aziendali”. E soprattutto che “l’intelligenza con emittenti concorrenti si traduce in danno del marchio, danno all’immagine, sviamento di clientela, vendita di spazi di palinsesto e depauperamento delle risorse aziendali”.

Sollecitando per l’appunto il CdA a occuparsi del caso in una delle prossime sedute, il Consigliere in quota Dipendenti si è spinto oltre ponendo ai destinatari della sua lettera un interrogativo che più o meno è sorto spontaneo a chi abbia osservato il fenomeno sopra descritto. Laganà chiede infatti se esistano “eventuali accordi di natura commerciale tra Rai e Amazon prime e le altre piattaforme OTT ed eventuali condizione economiche degli stessi”. In altri termini, la Rai viene pagata per promuovere i prodotti della concorrenza? I cittadini che pagano il canone hanno il diritto di sapere.

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