Rai, Laganà: “Ho votato No al Budget a tutela di lavoratori e cittadini”

Riccardo Laganà no budget 2022
Il Consigliere di Amministrazione Rai in quota Dipendenti Riccardo Laganà

di Marco Zonetti 🖋️

I tre voti contrari dei Consiglieri Rai Francesca Bria (Pd), Alessandro Di Majo (M5s) e Riccardo Laganà (Dipendenti) al Budget Rai 2022 presentato dall’Ad Carlo Fuortes, di fatto salvato dagli altri due Consiglieri in quota Lega (Igor De Biasio) e Forza Italia (Simona Agnes), sta facendo discutere i palazzi del potere, impegnati alacremente nella corsa alla scelta del Presidente della Repubblica.

La sfiducia dell’asse Pd-M5s all’uomo del loro Presidente del Consiglio Mario Draghi in Rai, ovvero Carlo Fuortes, è un atto politico-istituzionale di estremo rilievo, per il quale anche l’ex Presidente della tv di Stato Claudio Petruccioli si è detto stupefatto. Mentre il Segretario della Commissione di Vigilanza rai Michele Anzaldi (Iv) chiede l’audizione dei tre Consiglieri contrari – trincerati nel silenzio – per vederci chiaro, uno di loro – Riccardo Laganà – spiega pubblicamente le proprie ragioni in un post sulla sua pagina Facebook ufficiale. Ragioni che riportiamo integralmente qui di seguito. (Da notare il video con il quale il Consigliere ha corredato ironicamente il suo post, un frammento tratto dal programma Noi no del 1977, nel quale Raimondo Vianello sceglie i Direttori delle tre reti Rai facendo “an ghìn gò”.)

“In piena trasparenza le mie personali ragioni del NO al Budget 2022 presentato durante il CdA del 13 gennaio scorso.

Ho votato NO al budget 2022 perché recepisce i tagli all’ultima edizione della TGR e TG Sport attuati in assenza di ogni doverosa e preliminare forma di confronto con le parti sociali e i soggetti istituzionali interessati. Il pasticcio per cui la Provincia autonoma di Bolzano continua a tramettere l’ultima edizione del TG regionale è indice di quanto delicata sia l’informazione regionale, un elemento portante del servizio pubblico RAI.

Ho votato NO al budget perché traduce in freddi numeri l’ultimo incentivo all’esodo di svariati milioni di euro che rischia di creare, a fronte di un lieve beneficio economico, ulteriori criticità a numerosi reparti e settori produttivi già in crisi di risorse professionali, esponendoci ad appalti ulteriori e difficoltà organizzativo/produttive.

Ho votato NO per ribadire che i contratti collettivi di lavoro hanno ormai pochi diritti ma quei pochi devono essere rispettati.

Ho votato NO per urgenza di rimettere al centro sane relazioni industriali e rispetto per le lavoratrici e lavoratori che non sono un costo ma risorse da valorizzare e formare.

Ho votato No, non per difendere semplicemente una maggiorazione, ho votato e voterò NO per difendere il perimetro del servizio pubblico, l’importanza della valorizzazione dell’informazione regionale, anche quale servizio di prossimità e per dare valore a tutte le proteste che si sono alzate in difesa delle sedi regionali e del loro profondo significato.

Ho votato NO perché, mentre si mira alla pagliuzza delle ormai poche maggiorazioni per le edizioni notturne della TGR, si tralascia di intervenire ad esempio: • sulla trave dei patrocini legali esterni per attività che dovrebbe svolgere una avvocatura interna da ricostituire; • sulle consulenze di ogni genere in molte direzioni, i tagli progressivi ai cachet talvolta milionari di artisti, costosi collaboratori, contratti di esclusiva, “giornartisti”, conduttori in pensione, sul perimetro e gli interessi delle società di produzione.

Ho votato NO perché mentre si taglia l’informazione, si tengono in piedi discutibili programmi di rete, in appalto e non, che restituiscono spesso ascolti da prefisso telefonico dal discutibile valore editoriale.

Ho votato NO per ribadire che nel prossimo piano industriale ci dovrà anche essere un progetto editoriale ed industriale condiviso di rilancio delle sedi regionali e di capacità ideativa e produttiva delle strutture editoriali e dei CPTV.

Ho votato NO perché è il NO di cittadini, lavoratrici e lavoratori preoccupati per il futuro del servizio pubblico RAI. Chi leggerà queste povere righe potrà aggiungere un proprio NO, ne avrà sicuramente un buon motivo…”

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