Rai, Laganà: “No agli show in appalto. Notevole aumento di costi per il cittadino”

Riccardo Laganà, consigliere di Amministrazione Rai, punta il dito sui costi di Belve condotto da Francesca Fagnani su Rai2 e appaltato a Fremantle
Un momento di Belve su Rai2

di Marco Zonetti

“Ho ritenuto di dover esprimere voto contrario ai piani di produzione e trasmissione 2023 a causa della rilevante mole di programmi in appalto totale, parziali e acquisti in particolare nel Prime Time fino a percentuali, a mio avviso, a medio e lungo termine industrialmente ed economicamente insostenibili”.

I voti dei consiglieri di amministrazione: Riccardo Laganà e Alessandro Di Majo votano contro

Queste le parole del Consigliere di Amministrazione Rai in quota Dipendenti, Riccardo Laganà, per illustrare i motivi del suo voto contrario nel CdA di qualche giorno fa riguardo ai piani di produzione presentati dall’amministratore delegato Carlo Fuortes.

Laganà ha votato contro assieme al collega Alessandro Di Majo, in quota M5s, mentre i piani sono stati avallati dai cinque voti favorevoli di Fuortes, della Presidente Marinella Soldi, di Francesca Bria (Pd), di Simona Agnes (Forza Italia) e di Igor De Biasio (Lega).

Il caso Belve

Alludendo al programma di Rai2 Belve, condotto da Francesca Fagnani il martedì in prima serata e passato dalla produzione interna Rai alla co-produzione con la società esterna Fremantle (con notevole aumento dei costi che raggiungono i 320mila euro a puntata), Riccardo Laganà ha quindi aggiunto: “il ricorso all’appalto totale molto spesso determina un significativo incremento dei costi a puntata, oltre a rischi di criticità e disservizi produttivi ed editoriali. Ai professionisti del Servizio Pubblico rimangono solo le belle dichiarazioni di intenti e complimenti di rito che puntualmente, dopo ogni Sanremo, svaniscono nel giro di un paio di settimane“.

Tempi maturi per la costituzione della Commissione di Vigilanza Rai

E ancora: “Al momento purtroppo non si percepisce alcuna intenzione di intervenire in modo risolutivo e strutturale sull’annoso tema delle continue e costose esternalizzazioni delle produzioni”. Secondo Laganà, sussiste “un tema importante di titolarità editoriale da custodire con cura e l’urgenza di ripristinare la capacità ideativa e produttiva Rai a garanzia della mission di servizio pubblico“. E il Consigliere conclude: “Confido infine che siano finalmente maturi i tempi per la costituzione della commissione parlamentare per l’Indirizzo generale e la Vigilanza dei Servizi Radiotelevisivi, perché sono sempre più numerose le questioni e le urgenze che necessitano del doveroso approfondimento anche nella sede istituzionale competente”.

Ricordiamo che la Commissione di Vigilanza Rai è di fatto inattiva dal luglio scorso e che non è mai stata ricostituita dopo le elezioni politiche del 25 settembre 2022.

UGL in sintonia con Riccardo Laganà

Le rivendicazioni di Riccardo Laganà sono state sposate anche dal sindacato UGL che, in un comunicato, ha fatto notare come il CdA Rai del 3 marzo abbia approvato un piano di produzione che assegna il 50% dei programmi di prima serata in appalto totale “chiavi in mano”. L’UGL punta quindi il dito sulle “solite ditte” che sono “beneficiarie della pioggia di centinaia di milioni di euro di denaro pubblico, che arriva in deroga a ogni criterio di trasparenza”. Alludendo alle polemiche sanremesi finite nel mirino dell’AgCom, il sindacato conclude il comunicato sottolineando che “i cittadini di questo Paese vogliono e sperano di avere un servizio pubblico diverso” e che la tv di Stato “si meriti quel canone che sono chiamati a pagare. Le lavoratrici e i lavoratori della Rai vogliono la stessa cosa